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L'Internet of Things nel settore dei servizi finanziari

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Un report di Deloitte illustra le potenzialità dell'Internet of Things per l'industria dei servizi finanziari: un'arma in più per affermarsi nel mercato

Il report di Deloitte (intitolato “L’effetto derivato. Come i servizi finanziari possono rendere profittevole l’Internet of Things”) trae origine da un interrogativo tutt’altro che banale. «Possono i servizi finanziari, che trattano per lo più di beni intangibili, quindi non “cose”, trarre vantaggio dalla diffusione dell’ Internet of Things (IoT)?».

La risposta di Deloitte non poteva non essere assolutamente positiva. L’enorme massa di dati generati potranno essere, infatti, incrociati e valorizzati in modo tale da produrre profili della clientela sempre più dettagliati. Gli analisti statunitensi sono sicuri, «l’IoT porterà nel settore dei servizi finanziari una trasformazione potente tanto quanto quella portata dalla stessa Internet». «Lo sforzo da fare è “solo” quello di comprenderne, il prima possibile, le opportunità».

L’IoT (termine coniato nel 1999 da Kevin Ashton) è costituito da tutti quegli oggetti costantemente connessi online, che utilizzano internet per trasmettere tutti i dati relativi al loro impiego: dalla posizione all’interazione, e via discorrendo. Dati di ogni tipo (dal battito cardiaco registrato dai weareable, ai chilometri registrati dai navigatori satellitari) vengono trasmessi, immagazzinati ed analizzati per tracciare in maniera sempre più dettagliata ogni abitudine dei consumatori.

Un recente report di Gartner prevede che nel 2020 almeno 25 miliardi di oggetti saranno connessi alla rete con sensori di rilevamento. Il 50 % dei dati così raccolti entro il 2020 avranno più di un’utilità per il mondo finanziario. Si pensi, ad esempio, all’utilizzo di un wearable per lo sport capace di trasmettere a banche ed assicurazioni notizie utili per definire il mio stato di salute, dato intimamente connesso alla stipula di una polizza vita, ovvero alla concessione di un mutuo ultra trentennale. Pertanto, se oggi l’IoT in tutti i settori in cui è applicato muove circa 300 miliardi di dollari a livello globale, entro la fine di questo decennio diverrà il motore di un business da 15 trilioni (analisi di Forbes).

«Molte aziende stanno già utilizzando i dati dei sensori per migliorare l’esperienza dei clienti, sviluppo del prodotto e di back-office prestazioni», registra il Report, ma ridurre a tali scopi l’immenso bagaglio di dati in questo modo generati è decisamente riduttivo. «Il bello dell’Internet of Things è che le sue applicazioni sono infinite, per chi vuole sviluppare business» ma attenzione, «la valanga di dati generati farà impallidire i volumi di dati gestiti attualmente dalle imprese, minacciando di travolgere strategie e tecnologie già oggi inadeguate».

Ma si badi: più le tecnologie saranno in grado di “scavare” nella vita dell’utente, maggiori risulteranno i rischi di un’eccessiva “invadenza”, con una conseguente (seppur evitabile) violazione del “right to be let alone“.

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