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Come si informano i Millennial: una panoramica tra video, scrolling e notizie personalizzate

Come si informano i Millennial tra video, scrolling e notizie personalizzate

Come si informano i Millennial? Un approfondimento offre una panoramica sulle abitudini dei più giovani per quanto riguarda news e notizie.

Lo conferma anche il 2017 Digital News Report del Reuters Institute: c’è un divide generazionale molto forte nel consumo delle news e, cioè, come si informano i Millennial – e più in generale i giovanissimi – è molto diverso da come lo fanno, invece, i loro genitori o i loro nonni. Mentre i primi, infatti, si affidano quasi esclusivamente a Internet e ai social media per scovare notizie e tenersi aggiornati, nella dieta mediatica degli over 55 la televisione soprattutto, e molto più della carta stampata ormai in crisi, ha ancora un ruolo da protagonista.

consumo di news differenze per età

Qualche insight più dettagliato su come si informano i Millennial e qualche spunto di riflessione sul rapporto giovani e informazione sono offerti comunque da “La parentesi dei Millennials”, un approfondimento realizzato dalla scuola di giornalismo Walter Tobagi di Milano.

Il risultato macroscopico – e in parte prevedibile – è che chi ha tra i 18 e i 35 anni abbandona oggi la carta stampata, preferendo il web nelle sue diverse declinazioni e i contenuti di facile fruizione, che si adattano alle proprie esigenze e ai propri orari. La maggior parte di loro predilige lo smartphone e le app anche quando si tratta di informarsi: le scelte che riguardano il device, nel lungo periodo, non potranno che incidere sul modo di intendere e di fare giornalismo, come già dimostrano il successo del mobile journalism e gli esperimenti che anche le testate più tradizionali hanno fatto con i bot, Snapchat o le Storie su Instagram.

Come si informano i Millennial: cinque abitudini tipo 

Lo studio in questione, comunque, ha provato catalogare in cinque macro-aree le abitudini dei più giovani per quanto riguarda le news e, più in generale, il mondo dell’informazione.

  • «Basta giornali e tv: adesso scelgo io!» è forse il mood che riassume meglio, oggi, come si informano i Millennial. Non sono cioè i giovani che vanno dalle notizie, ma sono le notizie a bussare alle loro porte. Sotto forma di newsletter soprattutto: queste richiedono un’iscrizione, sono frutto di una scelta volontaria e, soprattutto, sono cucite su misura di chi le riceve. Il principio è lo stesso se si guarda ai podcast e alla loro popolarità tra i più giovani: in questo caso alla possibilità di selezione si aggiunge la praticità, dal momento che possono essere ascoltati su qualsiasi device e in qualunque momento della giornata. I Millennials preferiscono, insomma, costruire da loro percorsi narrativi e informativi ad hoc. E in questa prospettiva si spiega anche il successo degli aggregatori di news come (Blendle, Feedly, ecc.) che, di fatto, permettono di avere le testate giornalistiche preferite a portata di click e di progettare la propria esperienza.
  • «Tocca, scorri, guarda» sembrerebbe essere, invece, il mantra sulla base del quale progettare un’esperienza di lettura delle news adatta ai più giovani. L’uso degli smartphone del resto ci ha abituati, da lettori, a uno scrolling infinito sullo schermo e a un flusso di informazioni altrettanto senza fine. La diffusione di wearable come gli smartwatch potrebbe ridefinire ulteriormente il design delle news, che non è difficile immaginare saranno di dimensioni ridotte, meglio se condensate in una sola riga contenente le informazioni essenziali, e ottimizzate anche nella scelta del font e del punto percentuale.
  • «Videonews, come tu mi vuoi». Non è vero che i giovani non guardano la TV: tra le app più amate e popolari del resto c’è YouTube che è la testimonianza del successo della cosiddetta generazione user generated content. Come una video strategy efficace non può ormai mancare all’interno di una qualsiasi strategia di contenuto, così anche l’informazione deve farsi video: i giovani, in particolare, cercherebbero videonews veloci, immediate, brevi.
  • «Mi fido di te, anche se non so chi sei». Anche una fiducia nei confronti dei media tradizionali ai minimi storici inciderebbe in maniera non indifferente su come si informano i Millennial. Diversi sono, appunto, i meccanismi fiduciari: il 35% dei giovani considererebbe più affidabili per esempio gli user generated content , ossia i contenuti scritti e prodotti da non professionisti, soprattutto in frangenti in cui l’urgenza o la difficoltà per le redazioni tradizionali di raggiungere fisicamente la notizia rende più credibile un racconto grassroot, tramite live tweeting per esempio; più in generale la preferenza per i social come Facebook e Twitter quando si tratta di trovare news e informazioni deriva dalla maggiore fiducia verso informazioni condivise dagli amici (su questo si direbbero d’accordo tre Millennial su quattro).
  • «Faber notitiae tuae». Coinvolgimento è la parola d’ordine quando si guarda alla dieta mediatica dei giovanissimi che non vogliono solo scegliere personalmente notizie e informazioni, come si è già visto, ma quelle notizie e informazioni vogliono anche crearle. Ancora una volta è, soprattutto, una questione di tecnologia abilitante: quelli che erano mezzi e strumenti appannaggio delle redazioni tradizionali, infatti, sono oggi accessibili anche all’utente comune. Se in principio furono contenuti amatoriali ed emergenziali anche nei risultati estetici, come quelli girati e caricati su Youreporter, oggi anche quelli di chi non fa di professione il giornalista o il videoreporter sono prodotti dalla qualità professionale (o quasi). Il merito è anche di app come Flipboard che permettono di creare una propria testata, per esempio.

MILLENNIAL ITALIANI: HANNO UNA DIETA MEDIATICA PIÙ VARIA MA APPREZZANO ANCORA IL GIORNALISMO

Più di recente (i risultati sono stati presentati a inizio 2019), uno studio di Demopolis su giovani e informazione in Italia ha provato a individuare le ragioni che hanno portato, nel tempo, a cambiamenti così netti nella routine informativa dei Millennial. La sfiducia nei confronti dei media tradizionali – o, meglio, la preferenza accordata ad altre fonti – sarebbe legata, così, almeno in parte alla mancanza di obiettività. Esplicitamente interrogati su cosa non gradiscono dell’informazione italiana, i 18-29enni del campione hanno citato, infatti, la «faziosità dell’informazione politica» (lo ha fatto il 65% degli intervistati), la «scarsa obiettività» (56%) e la «superficialità» (48%).

come si informano i Millennial italiani contro del giornalismo

Fonte: Demopolis

Del resto, come ha sottolineato durante un’intervista ai nostri microfoni Mario Morcellini, «nonostante l’alluvione di stimoli digitali, mainstream, audiovisivi, proprio questo è il tempo in cui il maggior numero di fake si è manifestato». Cosa possono fare i professionisti dell’informazione? «Amare la verità a tutti i costi», continua il Commissario AGCOM.

Se c’è una buona notizia nello studio di Demopolis, infatti, è che, nonostante abbiano abitudini e preferenze completamente diverse rispetto alle generazioni precedenti, i Millennial italiani attribuiscono ancora un certo ruolo, una certa rilevanza al giornalismo: oltre il 70% di essi considera la sua funzione «fondamentale» o «importante» e una percentuale simile si dice «molto» o «abbastanza» interessato a un giornalismo d’inchiesta o di denuncia.

come si informano i Millennial italiani argomenti preferiti

Fonte: Demopolis

I fatti – soprattutto se riguardano la propria città o la propria regione (per il 70% del campione) o l’Italia (per il 68%) – a riprova di un certo affetto che i giovani provano ancora per il giornalismo nella sua accezione più pura, sono tra l’altro tra i contenuti che più interesserebbero i Millennial e, forse, proprio quelli da cui l’informazione italiana dovrebbe ripartire.

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