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Politica e social: qual è l'opinione degli utenti sulle discussioni politiche?

Politica e social: qual è l'opinione degli utenti sulle discussioni politiche?

Sui social si scrive di politica con toni spesso irrispettosi. Per questo la maggior parte degli utenti preferisce ignorare questi contenuti.

Con un appuntamento fondamentale come l’election day dell’8 novembre 2016, non sorprende che la politica sia uno dei topic più discussi in America persino sui social network . Mentre gli esperti si affidano agli exit poll per le presidenziali 2016, infatti, centinaia di elettori sembrano usare i propri account per restare informati, esprimere le proprie opinioni sui candidati, ascoltare quelle degli altri, discuterle e in qualche caso formulare persino il proprio orientamento di voto.

I più attivi nel campo considerano tutto questo “parlare” di politica sui social come parte imprescindibile della propria vita e del proprio attivismo digitale, ma quello che forse non ci si aspetta è che buona parte degli utenti consideri noioso, frustrante e in qualche caso persino “pericoloso” continuare a discutere di politica sui social. A dirlo? Ci ha pensato un corposo studio del Pew Research Center che dimostra come almeno due terzi degli americani adulti abbia sentimenti “forti” – nella maggior parte dei casi anche intesi come “negativi” – nei confronti delle discussioni politiche condotte sui social.

Discutere di politica sui social? stressante e inutile

Nello specifico? Solo il 20% degli americani considererebbe piacevole seguire le discussioni e i post di tema politico sui social network, mentre almeno il 37% si direbbe “logorato” dalla grande mole di contenuti politici condivisa dai propri contatti. Come se non bastasse, il 59% degli utenti considererebbe stressante, quando non inutile, molte delle conversazioni che avvengono negli ambienti digitali con i propri avversari politici o, più in generale, con utenti che hanno orientamenti politici diversi dal proprio, al fronte di un solo 35% che le considererebbe invece interessanti e in grado di insegnare qualcosa. Il tutto senza contare che, nella maggior parte dei casi (il 64%), simili discussioni con gli “avversari” politici lasciano l’impressione di avere in comune con i propri amici o contatti ancora meno di quanto si potesse pensare.

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Tutta colpa del tono delle discussioni politiche

La ragione? È da ricercare, secondo il Pew Research Center, nel tono della maggior parte delle conversazioni politiche che avvengono sui social network. Sarà l’anonimato oppure la possibilità di restarsene dietro ad uno schermo, ma secondo gli elettori americani molte delle discussioni politiche condotte sui social rischiano di essere meno rispettose (53%), più sterili (51%), meno civili (49%) e più astiose (49%) di quelle che normalmente avvengono in altri luoghi, tradizionali e più “fisici”. Per almeno il 40% degli intervistati, poi, quando si parla di politica sui social si dicono cose che si eviterebbero, invece, “dal vivo” o di persona. C’è anche, però, chi sostiene che il tono delle conversazioni politiche sui social rifletta, più in generale, il clima politico che caratterizza il Paese e lo specifico contesto politico-elettorale e che, in alcuni casi, le discussioni politiche che avvengono sui social riescano ad essere addirittura più utili (14%) o più focalizzate almeno (10%) di quelle che avvengono altrove. Si tratta, comunque, di minoranze.

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Più si SCRIVE di politica sui social più si è ignorati

In cosa si traduce, concretamente, tutto questo? Nel tentativo sistematico di ignorare i post a tema politico dei propri contatti, specie se di orientamento contrario al proprio. Secondo lo studio del Pew Research Center, infatti, almeno l’83% di utenti quando vede un post politico di un amico con idee contrarie alle proprie prova a ignorarlo del tutto, contro appena il 15% che, invece, risponde al post tramite commenti e interazioni o postando a sua volta contenuti politici in linea con le proprie idee. Quando semplicemente ignorare i post non basta, per liberarsi dalle discussioni politiche anche sui social gli utenti sembrano fare ricorso ai diversi tool messi a disposizione dalle piattaforme: c’è chi smette di seguire gli avversari politici, chi cambia le impostazioni dei feed per ricevere meno aggiornamenti da un contatto o da un gruppo di contatti (31%), ma in qualche caso si arriva addirittura a cancellare dagli amici o a bloccare qualcuno (27%).

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Gli attivisti politici sono i più “social-entusiasti”

Solo per gli attivisti politici, insomma, i social sembrano essere il luogo ideale in cui discutere almeno di politica, se non si è coinvolti attivamente. La stessa indagine, infatti, ha sottolineato come chi è impegnato in prima persona in politica veda i social come strumenti indispensabili per discutere e confrontarsi su temi politici tanto con persone della stessa ideologia quanto con gli avversari (19%), se non addirittura come luoghi ideali per fare emergere voci nuove all’interno del discorso politico di una nazione (31%) o avvicinare al mondo della politica anche i più restii (30%).

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Qual è il social più political-friendly?

Anche per chi si stia chiedendo quale social sia più a prova di discussioni politiche, infine, lo studio del Pew Research Center sembra avere una risposta. Nonostante le dinamiche siano molto diverse, i due social su cui si parla più di politica e con pattern che non si discostano di molto sembrano essere Facebook e Twitter. Qui gli utenti dicono di imbattersi spesso in post politici condivisi indifferentemente da utenti con idee politiche affini alle proprie e da avversari politici. Un risvolto imprevisto dello studio è quello che smentisce la presunta omofilia delle cerchie sui social: solo nel 23% dei casi su Facebook e nel 17% su Twitter, infatti, gli utenti si dicono più propensi a seguire e interagire con persone dalle idee e dalle credenze politiche uguali alle proprie.

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