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Pubbliche relazioni: cosa c’è in un futuro sempre più digital?

Pubbliche relazioni: cosa c’è in un futuro sempre più digital?

Il digitale ha cambiato anche il modo di pensare alle pubbliche relazioni. Uno studio Pepe Research/Assorel traccia gli scenari futuri.

Cosa c’è nel futuro delle pubbliche relazioni? Un’indagine svolta da Pepe Research, in collaborazione con Assorel (Associazione Italiana delle Agenzie di Relazioni Pubbliche), ha provato a rispondere a questa domanda. Al centro dell’attenzione le nuove tendenze nell’ambito della comunicazione, le skill indispensabili per chi ha intenzione di lavorare nel settore e, ancora, le figure professionali più ricercate e quelle più strategiche in una cornice di digitalizzazione e “svecchiamento” persino della vecchia arte delle pubbliche relazioni.

Le priorità per chi si occupa di comunicazione

Dallo studio è emerso che per chi si occupa di comunicazione è prioritario, oggi, saper creare contenuti rilevanti e in grado di generare ascolti: il 62% degli intervistati indica questa, infatti, come prima risposta e la percentuale sale all’89% se si considera anche chi la menziona come issue successiva. Seguono la necessità di avere idee creative (priorità assoluta per il 18%) e di tessere una buona rete di rapporti con con i media del settore (per l’8%). Al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare, invece, i professionisti delle pubbliche relazioni non sembrano considerare prioritari ancora una chiara strategia social (3%), le relazioni con gli influencer o i brand (2%), né persino un chiaro piano di crisis management (1%).

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Fonte: Pepe Research/Assorel

I contenuti e il ruolo dell’ufficio stampa

Anche in riferimento alla creazione di contenuti, l’indagine di Pepe Research sembra mostrare una certa “staticità” dei professionisti italiani delle pubbliche relazioni. Da un lato ci sono, infatti, le straordinarie possibilità di disintermediazione offerte dagli ambienti digitali, ma almeno il 36% di loro considera abbastanza rischioso e potenzialmente dannoso aprirsi alla creazione di contenuti ad hoc. Per questo la soluzione più comune è affidarsi ancora ai vecchi uffici stampa, essenziali e irrinunciabili per l’84% degli intervistati.

Gli strumenti di misurazione dei risultati

Se c’è una cosa che sembra mettere tutti d’accordo è, comunque, secondo lo studio di Pepe Research e Assorel, l’importanza degli strumenti di misurazione dei risultati. A sentirne il bisogno sarebbero in primis i clienti (secondo il 45% degli intervistati). Anche le agenzie di pubbliche relazioni, però, potrebbero trarne benefici in termini di consapevolezza dei risultati ottenuti e di testimonianza dell’efficacia delle iniziative intraprese (il 73% si è detto “molto d’accordo” su questo tema). Va sottolineato anche che la maggior parte dei professionisti delle pr considera “inaffidabili”, “poco esaustivi”, “scarsamente correlabili alla conversione in risultati” gli indicatori attualmente disponibili. E, bisogno a parte, poche sembrano essere le agenzie che hanno già mosso i primi passi in questo senso: solo 2 su 10 secondo lo studio in questione.

Quali skill per le pubbliche relazioni digitali?

Quanto alle pubbliche relazioni digitali, secondo Pepe Research e Assorel, il mercato è ancora immaturo: mancano soprattutto le competenze per gestirle al meglio (per almeno il 67% degli intervistati). E proprio a proposito di skill indispensabili per un’agenzia che voglia votarsi alle digital PR, gli esperti coinvolti nello studio in questione sembrano averne individuate alcune fondamentali, tra cui le capacità di business development (per il 29% degli intervistati), quelle di creazione dei contenuti (13%) e di ideazione e gestione di iniziative social (rispettivamente 10% e 8%). Ancora sottovalutate dalle agenzie di pubbliche relazioni italiane, invece, le media relation online (skill prioritarie solo per il 5%) e l’analisi e la gestione dei big data .

Pubbliche relazioni: cosa c’è in un futuro sempre più digital?

Fonte: Pepe Research/Assorel

Il futuro delle agenzie di digital PR

Le previsioni di Pepe Research e Assorel hanno a che vedere, insomma, con le ipotesi per la strutturazione futura delle agenzie di pubbliche relazioni. C’è chi prevede che, nel futuro prossimo, le agenzie di PR proveranno a strutturarsi in modo da gestire tutto internamente. Altri ritengono, invece, che si farà sempre più spesso ricorso all’ outsourcing . Non manca, però, chi prospetta una soluzione mediana in cui gli agenti delle pubbliche relazioni demandino le sole attività operative e svolgano internamente quelle strategiche.

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