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Servizi Cloud: l'Italia si attesta fra i primi al mondo

Servizi cloud: l'Italia si attesta fra i primi al mondo

Secondo il Global Cloud Computing Scorecard 2016 l'Italia è fra i paesi top per servizi cloud grazie all'avanguardia della normativa italiana.

L’Italia scala le classifiche mondiali del cloud computing, grazie soprattutto alle efficaci normative della nostra nazione. Questo è quanto rileva uno studio della Business Software Alliance, i cui risultati sono stati resi noti ad aprile 2016.

Rispetto allo studio precedente effettuato nel 2013, il recente Global Cloud Computing Scorecard di BSA ha inserito l’Italia all’ottavo posto fra le 24 nazioni principali analizzate sulla base della predisposizione allo sviluppo del cloud computing. In particolare, sono state sette le aree considerate per determinare gli score di ogni paese: privacy dei dati, sicurezza, contrasto al cyber crime, tutela della proprietà intellettuale, supporto agli standard di settore e armonizzazione sovranazionale delle legislazioni, promozione del libro commercio e avanzamento delle infrastrutture.

Tutte le nazioni negli ultimi anni hanno fatto grossi passi avanti nello sviluppo di questo settore, specialmente il Sudafrica che ha scalato ben sei posizioni in tre anni. Eppure, quello che è stato particolarmente apprezzato del nostro paese, che pure sta avanzando nel ranking mondiale, è stata l’adeguatezza della normativa italiana a tutela della privacy e in contrasto al cyber crime.

Infatti, il cloud computing comprende la possibilità di accedere alle varie risorse informatiche, come archiviazione, elaborazione e trasmissione di dati, attraverso l’erogazione di servizi on demand, aumentando potenzialità di connessione, produttività e competitività, proprio come fa Rackone, un data center 100% italiano connesso su fibra ottica diretta alla dorsale autostradale A4 in località Noventa di Piave. Il problema, quindi, sta soprattutto nel rendere accessibile in maniera sicura queste risorse alle persone, ma soprattutto alle aziende e alle amministrazioni pubbliche che le utilizzano, evitando fughe di dati, che possono entrare in possesso dei criminali della rete.

Più di ogni altra cosa è stato giudicato positivamente dalla BSA, nel suo Global Cloud Computing Scorecard 2016, il fatto che la legge italiana offra valide protezioni giuridiche dal cybercrime anche alle applicazioni ecommerce e cloud, aderisca agli standard internazionali sull’interoperabilità e preveda al proprio interno l’impiego della firma digitale, che il regolamento di AGCOM per la tutela del diritto d’autore online (in vigore dal 2014) abbia introdotto il principio del notice and takedown di eventuali contenuti pirata, che il governo abbia varato la strategia per la banda ultralarga (marzo 2015) in ottemperanza all’Agenda Digitale della Commissione Europea”.

Un ottimo risultato per l’Italia che sullo sviluppo delle infrastrutture digitali è sempre stata indietro rispetto alle altre nazioni mondiali, ma che adesso sembra andare verso una maggiore consapevolezza giuridica delle possibilità che offre la rete, adeguando la normativa giuridica a tali esigenze.

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