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Social network Imzy: e se le idee contassero più delle persone?

Social network: e se le idee contassero più delle persone?

Le persone sono al centro delle logiche social, ma se si provasse a connettere prima idee e interessi? Lo ha fatto il social network Imzy

Sfruttare il capitale sociale degli iscritti, connettere persone che hanno interessi, contatti, conoscenze comuni, permettere loro di “fare rete”: è questa l’essenza dei social. Non a caso anche una piattaforma professionale come LinkedIn sfrutta la possibilità di fare networking e cioè un principio ben più longevo dell’era di Internet e degli ambienti digitali, oltre a ottimizzare quello che nella teoria delle reti è chiamato capitale di bridging, cioè l’insieme dei contatti eterogenei e variegati che ogni professionista ha e che possono risultare strategici se utilizzati in maniera inclusiva.

Le persone, insomma, sembrano essere la vera essenza dei social network . E lo sottolinea anche la strana grammatica che segna la nostra vita 2.0: stiamo su Facebook&co come staremmo in una piazza, segno di come simili piattaforme siano diventate nel tempo luoghi familiari dove si va, prima di tutto, per incontrare persone.

Un social per le idee e non per le persone

Social network Imzy: dove le idee contano più delle persone

Il logo di “Imzy”.

Provare a cambiare prospettiva? Mettere in contatto non persone che già si conoscono tra di loro, seppure indirettamente o per via traverse, ma idee, interessi, gusti e quindi, solo dopo, utenti che li condividono? Ci ha provato il social network Imzy, aperto nel 2016 e chiuso il 23 giugno 2017 per non essere stato in grado di trovare il suo “posto all’interno del mercato”, come scrivono gli sviluppatori nell’arrivederci agli utenti. Niente richieste d’amicizia da inviare, niente follower o persone da seguire né cerchie da organizzare o contatti di cui confermare le competenze. Una volta iscritti su Imzy – cosa che, nei primi mesi di attività del social, era possibile solo su invito a ulteriore conferma della “esclusività” dell’ambiente – si ha solo la possibilità di scegliere le community di cui entrare a far parte. Ce ne sono per tutti i gusti: da quelle per gli amanti delle citazioni e dei motivational quotidiani, a quelle per i fan di cantanti e gruppi musicali, passando per quelle dei gruppi politici e per le più “tecniche” dedicate a chi si occupa di informazione, ICT, etc.

Le community: un antidoto contro flaming e hate speech

La prima regola, però, è chiedere permesso: non si può entrare in una community, infatti, senza aver fatto richiesta di unirsi al gruppo. È un po’ «come se fossi in un ristorante e sentissi la conversazione dei clienti del tavolo accanto: avvicineresti mai la sedia per unirti a loro senza prima aver chiesto il permesso di farlo?», spiega uno dei co-fondatori di Imzy che, anche per questo, si è già guadagnato la nomea di “social della gentilezza”. Ogni community, poi, ha delle regole precise da rispettare che hanno per lo più a che vedere con chi può dare il via alle conversazioni – nella maggior parte dei casi solo pochi “contributorselezionati, anche se poi i commenti sono aperti a chiunque si sia unito alla community – o la lunghezza massima dei messaggi postati e, soprattutto, il loro tono. A guardarlo da vicino, infatti, l’intento di Imzy sembra essere quello di proporsi come alternativa sana e più vivibile ai più comuni social network. Se Facebook, Twitter e simili sono il regno dell’ hate speech , del flaming e delle polemiche a tutti i costi, il valore aggiunto del social network Imzy sembrerebbe quello di offrire luoghi “chiusi” e selezionati, in cui dovrebbe ritrovarsi solo chi è veramente interessato a un argomento e a discuterne in maniera costruttiva.

Perché (e a chi) donare dei soldi su un social network?

Tanto più che, in una logica che ricorda quella dei “vecchi” forum del web 1.0, nelle community di Imzy ci sono “leader” incaricati di garantire la qualità e la sicurezza dell’ambiente, moderando post e commenti e che possono essere ricompensati per il lavoro che fanno. Quello che di diverso ha Imzy dagli altri social network sembra essere, infatti, la possibilità di donare mance ai moderatori di ogni community o ai suoi membri più attivi. Naturalmente il social rimane gratuito per funzioni e usi di base, ma ogni utente può scegliere quanto e a chi donare. Ovviamente si può donare anche direttamente a Imzy e pare sia la formula voluta dagli ideatori per garantire ai propri utenti un social privo di pubblicità e attento alla riservatezza dei dati condivisi.

Perché e da chi è nato il social network Imzy?

Che per ora doni solo una percentuale minima di utenti è un dato da mettere in correlazione con la dimensione stessa della sua community: il social network Imzy aveva infatti (a novembre 2016, ndr) circa 50mila iscritti, tra cui pochissimi italiani, ragione per cui latitano anche i gruppi dedicati agli argomenti di conversazione più “nostrani”.

La nota curiosa riguarda, però, i fondatori, tutti “pentiti” dei big del social networking come Twitter e Reddit. Delle piattaforme mainstream, del resto, Imzy replica alcune logiche ben note a chi frequenta i social: i like ai post degli altri con cuoricini che ricordano da vicino quelli di Twitter/Instagram, la possibilità di condividerli, la ricerca targettizzata e le nuove community suggerite in base agli interessi già espressi, la possibilità di creare sondaggi (ancora sul modello Twitter) e quella di condividere link, contenuti multimediali, etc. Come a dire che il nuovo è sempre anche un po’ “rimediazione” del vecchio.

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