Home / Interviste / Se anche l’acquisto si fa condiviso ed esperienziale grazie a un’app

Se anche l'acquisto si fa condiviso ed esperienziale grazie a un'app

Se anche l'acquisto si fa condiviso ed esperienziale grazie a un'app

Tante app permettono di ricevere promozioni condividendo sui social l’esperienza d’acquisto. Ce ne parla Francesco Schipa di JustSelfie.

L'intervista a:

Mettere il consumatore al centro del processo, lungo e complicato, che porta a fidarsi di un brand o di un retailer e, quindi, ad acquistare: sembra questa l’ispirazione di tante moderne operazioni di marketing. Operazioni che, dalle campagne collaborative e quelle basate sul geo-helping, hanno provato a sfruttare in particolar modo la dimensione prima di tutto esperienziale e per certi versi comunitaria di qualsiasi tipo di acquisto.

«Il marketing tradizionale tende ad essere meno immersivo, meno interattivo, vissuto come più “imposto” – ha ribadito, del resto, ai nostri microfoni Francesco Schipa, ideatore di JustSelfie, l’ultima arrivata tra le app per il social marketing –; al contrario, basare la propria strategia sul concetto “share your experience” significa crearsi una schiera di ambassador “naturali” e reali: si mette l’utente al centro, lo si rende protagonista non solo del processo d’acquisto ma anche della promozione stessa del retailer».

Francesco_Schipa_JustSelfie

Francesco Schipa, Founder di JustSelfie.

Per dare un’idea di ciò di cui ci sta parlando, è necessario sapere che l’app in questione prova a sfruttare in chiave di marketing una delle attività più amate da tutti i social addicted, i selfie. Una volta installata, infatti, e grazie alla geolocalizzazione, un selfie scattato all’interno dei negozi e dei rivenditori associati e condiviso sui i propri profili social permetterà all’acquirente di godere di sconti sullo scontrino e di promozioni per gli acquisti futuri, fidelizzandolo, migliorando la sua esperienza in store e, possibilmente, spingendolo a consigliare ad amici e altri contatti social quello stesso tipo di esperienza d’acquisto. La forza di JustSelfie e di altre simili operazioni di geo-marketing, del resto, «sta proprio nel fatto di unire il mondo digitale e l’esperienza d’acquisto in store»: non sembrerebbero esserci dubbi a sentire Francesco Schipa.

Più in generale, per sentirsi partecipi di una operazione di marketing ciò che migliora l’esperienza e il rapporto con il brand è la brand advocacy?

È probabilmente il modo migliore e più contemporaneo di promuovere un qualsiasi brand/retailer. La comunicazione top-down, unidirezionale dal brand verso il consumatore, ormai è morta: il passaparola e il confronto orizzontale tra utenti e marchi è oggi una realtà impossibile da ignorare. Senza dimenticare che gli utenti hanno sempre più senso critico e mezzi a disposizione per reperire e confrontare informazioni: navigando in Rete o sui social tenderanno a fidarsi maggiormente di una recensione da parte di un altro utente che non della voce istituzionale del brand. Ecco perché, quando un utente della nostra app posta la propria foto su Facebook, tutti gli amici che vedranno il post saranno maggiormente portati a interagirci a loro volta, considerando autorevole il retailer menzionato. È così che si crea l’effetto virale.

Sconti e programmi di fidelizzazione a parte, però, quando si chiede a un utente di farsi portavoce di un brand, di un prodotto, di un negozio presso le sue cerchie bisogna giocare anche su leve più “soft” e emotivo-culturali: quali sono le principali?

Sicuramente sono molte le leve che entrano in gioco. La più forte è la voglia stessa di condividere, di sentirsi protagonisti, perché tutti amano raccontare le proprie esperienze e mostrare che erano in un locale trendy, al cinema o a teatro oppure, ancora, intenti ad acquistare un capo o un oggetto particolare. L’altra leva è dare l’opportunità di sentirsi parte di un gruppo: i nostri utenti, per esempio, fanno parte di una community, tutti i loro selfie vengono raccolti in un wall e stiamo sviluppando la possibilità di personalizzare il proprio profilo utente e inserire commenti. Non ultima, vi è la dimensione local: al momento l’app è attiva nell’area di Bologna e presto ci estenderemo anche ad altre città italiane come Milano, ma già ora usandola si può avere uno spaccato dei migliori punti vendita cittadini che mettono a disposizione offerte e sconti.

Dagli ambienti social, insomma, app come queste copiano il principio della condivisione. Principio che, a guardarlo bene, però è ben più vecchio e precipita di nuovo il mondo alle dimensioni di un villaggio in cui il consiglio di un amico o di un familiare conta di più di qualsiasi sponsored post o di sconti e coupon, nonostante ancora amatissimi soprattutto da chi compra online. La parola d’ordine, cioè, è naturalezza: una call to action chiara – che sia postare un selfie nel momento stesso in cui si è fatto un acquisto o qualsiasi altra azione social – è indispensabile, ma guai a «cercare di forzare il consumatore a fare qualcosa: credo sia sempre controproducente a livello di engagement – ha concluso Schipa – per questo non chiediamo all’utente di nominare un brand né di utilizzare particolari hashtag, vincolandolo a un iter al fine di ottenere un vantaggio. Sfruttiamo, invece, la naturalezza di un comportamento ormai comune, cioè la voglia di condividere le proprie esperienze con gli amici tramite i social media. Se vado in un buon ristorante, quasi sicuramente farò una foto del mio piatto e la posterò su Facebook, quindi perché non “guadagnarci” qualcosa, che siano sconti, offerte o crediti?»

Altre notizie su:

© RIPRODUZIONE RISERVATA È vietata la ripubblicazione integrale dei contenuti

Resta aggiornato!

Iscriviti gratuitamente per essere informato su notizie e offerte esclusive su corsi, eventi, libri e strumenti di marketing.

loading
MOSTRA ALTRI