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Ad blocker: un bene per l'advertising in Italia?

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Perché gli ad blocker sono un bene per il settore dell'advertising in Italia? il commento di Gregory R. Raifman.

Da secoli i brand adottano la stessa strategia pubblicitaria di base: inviare messaggi accattivanti in massa a un pubblico più vasto possibile, il più spesso possibile. E mentre i canali e le tecnologie disponibili per raggiungere e coinvolgere il target in modo mirato sono cresciuti esponenzialmente negli anni, i brand italiani sono in gran parte rimasti ai margini dell’ innovazione .

Secondo il rapporto 2015 di Page Fair e Adobe sull’impatto dei sistemi di blocco della pubblicità, nel secondo trimestre 2015 il 12,9% degli utenti internet in Italia ha scaricato software per bloccare la pubblicità. Sebbene questa cifra rappresenti una quota inferiore a quella registrata in altri paesi europei e gli italiani abbiano dimostrato il maggior livello di tolleranza della pubblicità, il rapporto PageFair dello scorso anno mostrava una rapida crescita dell’uso di software di blocco della pubblicità in Italia, pari al 134% da un anno all’altro. Di fronte alla crescente frustrazione dei consumatori nei confronti dello stato attuale della pubblicità digitale, è giunto il momento di cambiare. A giugno 2015 le estensioni di blocco della pubblicità dei principali browser contavano globalmente 198 milioni di utenti attivi al mese. Sebbene questa cifra rappresenti solo una piccola percentuale della popolazione globale di internet, il 6%, il ricorso a sistemi di blocco della pubblicità ha comportato costi per oltre 19 miliardi di euro nel 2015, pari al 14% dell’investimento pubblicitario globale. Si tratta di una delle questioni più importanti che il settore dell’advertising e dell’editoria si siano trovati ad affrontare. Si tratta senza dubbio di una buona opportunità per gli operatori del settore di riunirsi e fare squadra.

Con così tanti interessi in gioco si può comprendere la tentazione di creare tecnologie atte ad aggirare gli ad blocker, trascurando le questioni di fondo che hanno dato origine ai sistemi di blocco della pubblicità. Gli attori più intelligenti hanno già iniziato a ripensare radicalmente la modalità cui i brand raggiungeranno, coinvolgeranno e persuaderanno i consumatori in futuro e a chiedersi come i creatori di contenuti potranno ricollegare l’esperienza di advertising all’utente in maniera fluida.

Invece di cercare di adattare ai dispositivi mobili una strategia pubblicitaria che ha dettato le regole per secoli, i brand e i creatori di contenuti italiani devono modificare la propria strategia e adottare una modalità di coinvolgimento basata sul valore, capace di comprendere le esigenze del singolo consumatore e rispondervi, rispettando la sua esperienza di navigazione e comprendendo che tutto questo sta cambiando radicalmente – in tempo reale.

I consumatori vogliono che la pubblicità rispetti la loro esperienza di navigazione aggiungendo valore ai contenuti. In breve, gli utenti cercano un’esperienza pubblicitaria migliore, con una pubblicità meno invadente e più rilevante alla vita quotidiana.

Questa è l’opportunità che si presenta al settore pubblicitario e alle comunità globali dell’editoria e di sviluppatori di app in Italia e all’estero: portare l’advertising nel 21° secolo dando all’utente maggiore controllo sul proprio coinvolgimento nei confronti dei brand, offrendo all’utente un’esperienza fluida e accattivante.

Un sistema di blocco della pubblicità che toglie la linfa vitale a una rete internet veramente libera e allo stesso tempo impone ai grandi editori una tassa per consentire la visualizzazione di messaggi pubblicitari senza il consenso o il controllo dell’utente non è la soluzione.

Semplicemente, l’attuale senso di frustrazione del consumatore nei confronti della pubblicità digitale non è un problema che si risolve con un sistema di blocco della pubblicità. Questa è un’opportunità da cogliere; gli utenti si aspettano che debba avvenire uno scambio di valore in qualche forma per gli incredibili contenuti che vengono loro offerti. La prossima mossa tocca ai brand, ai creatori di contenuti e ai leader della tecnologia dell’advertising, che dovranno lavorare insieme per offrire ai consumatori un’esperienza pubblicitaria migliore. L’alternativa? Continuare a fare quello che è stato fatto per anni e guardare il settore dell’advertising digitale rinunciare al proprio ruolo fondamentale di promozione della crescita di un incredibile universo di contenuti e libera espressione che attualmente supporta.

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