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Se gli adolescenti sui social network non scelgono più Facebook (o quasi)

Adolescenti sui social network: quali sono le piattaforme preferite

Che cosa fanno gli adolescenti sui social network e, ancora prima, che piattaforme prediligono?

Gli adolescenti stanno fuggendo da Facebook? Difficile dirlo, esattamente come lo è trovare i segni effettivi di una più generalizzata crisi dei social network in dati che riguardano le caratteristiche socio-demografiche degli iscritti o le loro abitudini online. Quello che fanno studi come Teens, Social Media & Technology 2018” del Pew Research Center è, insomma, mostrare come il panorama delle piattaforme digitali si sia fatto negli anni più vario, diversificato, popolato di soggetti diversi, meno accentrato. Oltre a offrire, nel caso di specie, qualche insight in più riguardo a come si caratterizza l’esperienza degli adolescenti sui social network e altri ambienti simili.

Non solo Facebook: gli adolescenti sui social network switchano tra le piattaforme e sono always on

Dall’istituto americano così hanno confermato che Facebook non è più la sola alternativa, né la preferita, per gli adolescenti connessi. Appena più della metà (il 51%) dei 13-17enni dice, infatti, di utilizzarlo: solo tre anni fa, secondo l’edizione di allora dello stesso studio, la percentuale era del 71%. I giovanissimi preferirebbero piattaforme come YouTube (utilizzato dall’85% del campione del Pew Research Center), Instagram (72%) e Snapchat (69%). Il social del fantasmino in particolare non è solo tra quelli che hanno visto la loro popolarità aumentare nel tempo (nell’edizione 2014-2015 lo utilizzava appena il 42% del campione), ma sarebbe anche quello che gli adolescenti utilizzano «più spesso», in una classifica che vede sul podio anche YouTube e Instagram e che, a conferma della perdita d’appeal di Facebook, vede la creatura di Zuckerberg solo al quarto posto e utilizzato con frequenza da appena il 10% del campione.

Di veramente nuovo rispetto alla precedente edizione questa rilevazione su comportamenti e abitudini degli adolescenti sui social network ha anche che vengono per la prima volta citate piattaforme come Reddit, a prova appunto della minor concentrazione degli ambienti digitali di cui si accennava.

adolescenti sui social network piattaforme preferite

Inoltre, c’è una percentuale consistente di giovanissimi che ammette di essere costantemente connessa: almeno il 45% del campione, infatti, sarebbe online «quasi sempre» (nel 2014-2015 la percentuale dei sempre connessi era appena il 24%) e a questi andrebbe aggiunto un abbondante 44% che si connetterebbe «diverse volte al giorno». Le ragazze sembrerebbero, in questo senso, più dipendenti dalla Rete e, di conseguenza, più always on dei loro coetanei maschi (le percentuali sono, rispettivamente, del 50% contro il 39%).

adolescenti sui social network tempo di connessione

È la tecnologia che rende più connessi i giovanissimi?

La frequenza con cui si controllano notifiche e messaggi, si condividono scatti, si inviano snap è con ogni probabilità ricollegata comunque a un fattore tecnologico, meglio a una questione di disponibilità della tecnologia. Secondo il Pew Research Center, infatti, il 95% degli adolescenti oggi avrebbe a disposizione uno smartphone: si tratta di almeno il 22% in più rispetto a tre anni fa e, soprattutto, avere in tasca un cellulare di ultima generazione sembrerebbe essere una condizione diffusa e in qualche misura universale (tra gli adolescenti americani considerati nello studio, almeno) che non conosce ormai differenze di genere, livello di istruzione, ceto.

adolescenti sui social tecnologia

Lo stesso non succede per i PC: solo l’88% dei teenager americani avrebbe accesso a un computer fisso o a un portatile e, ovviamente, lo utilizzerebbe per andare in Rete. In questo caso il reddito della famiglia di provenienza gioca un ruolo più importante: per un ragazzino più abbiente le possibilità di avere un PC a casa sono infatti notevolmente più alte di quanto non lo siano invece per chi viene da una famiglia più povera (le percentuali oscillano, così, tra il 96% di penetrazione di portatili e computer fissi nelle famiglie con reddito superiore ai 75mila dollari annui e il 75% in quelle con reddito inferiore ai 30mila).

Lo studio in questione, del resto, sembrerebbe suggerire anche una correlazione tra il reddito della famiglia di provenienza e quello che fanno gli adolescenti sui social network, se non già con la scelta delle piattaforme su cui passare più tempo. I figli di genitori e famiglie con un reddito più basso, così, frequenterebbe Facebook più di quanto non lo faccia chi proviene invece da famiglie con reddito maggiore.

adolescenti sui social network reddito

Ci sarebbero, però, anche altre importanti differenze demografiche nella scelta della piattaforma preferita: le ragazze usano Snapchat più di quanto non lo facciano i loro coetanei maschi (le percentuali di chi dice di utilizzarlo «spesso» sono rispettivamente il 42% e il 29%) e il contrario succederebbe invece con YouTube (39% contro 25%); allo stesso modo bianchi e ispanici sarebbero più propensi a utilizzare Snapchat di quanto non lo siano gli adolescenti di colore (26% contro 7%).

Stare sui social è bene o un male per l’adolescente?

Che significa, comunque, per i giovanissimi stare sui social e che effetto ha sulle loro vite di tutti i giorni? Gli adolescenti americani sembrerebbero divisi in questo senso. C’è chi (il 45% del campione del Pew Research Center) crede che la propria presenza sui social non incida né in maniera positiva né in maniera negativa sulla propria esistenza. C’è chi, ed è almeno un 31% di chi ha risposto, poi è convinto invece che i social network possano avere effetti positivi sulla vita di tutti i giorni: si tratta di effetti come il poter essere sempre connessi con i propri amici e familiari (valido per il 40% del campione), la maggiore facilità con cui si recuperano news e informazioni (16%) e la possibilità di conoscere nuove persone con i propri stessi interessi (15%). E chi (il 24% degli adolescenti sui social network americani), infine, è preoccupato soprattutto dagli effetti negativi e collaterali degli ambienti digitali che vanno dal bullismo (27%) alla perdita d’importanza delle relazioni face to face (17%) e una visione irrealistica della propria esistenza e di quella degli altri (15%).

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