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App native vs app bride: il CTO Moreno Mazzoni spiega quali scegliere e perché

app native vs app ibride

Come scegliere tra app native e app ibride? Ecco alcuni consigli e suggerimenti da considerare per effettuare la migliore scelta per il proprio business.

Le applicazioni mobile sono lo strumento che permette agli utenti di amare così tanto gli odierni smartphone. Grazie a esse è possibile comunicare istantaneamente con persone dall’altra parte del mondo, acquistare in un click, ordinare la cena in pochi istanti e farsela recapitare a casa. Insomma, permettono agli utenti di fare ciò che vogliono al meglio e nel minor tempo possibile. Le aziende si sono accorte di questo fenomeno ed è il motivo per cui oggi in tantissime stanno creando la propria applicazione. Qui sorge il dilemma: cosa scegliere tra lo sviluppo di app native e lo sviluppo di app ibride?

I principali sistemi operativi in uso attualmente sono iOS e Android ed è su questi che le aziende devono lavorare. Tuttavia, la scelta ricade proprio sul realizzare un’app dedicata a ciascun sistema operativo (app nativa) oppure un’unica soluzione che li copra entrambi (app ibrida). Per rendersi conto del reale potenziale delle app native rispetto a quelle ibride è infatti necessario conoscere le differenze tra i due strumenti e i vantaggi dell’una rispetto all’altra.

Web agency che si occupano di sviluppo di app native e aNpp ibride come Nextre Digital propongono entrambe le soluzioni per soddisfare le esigenze di imprenditori e professionisti. Tuttavia, prima di commissionare la realizzazione della propria app a un’agenzia è importante conoscere entrambi i sistemi per capire qual è il più indicato per il raggiungimento degli obiettivi aziendali. Il CTO Moreno Mazzoni ha risposto ad alcune domande su quali sono i trend di oggi e per quale motivo lo sviluppo di app native e app ibride sta prendendo una certa direzione.

Meglio le app ibride o le app native?

«In questo momento la scelta tra le app native e quelle ibride è abbastanza bilanciata, nel senso che non si evidenzia una maggioranza di richieste dell’una o dell’altra. Le app vengono scelte in base alle loro funzionalità e alla complessità. Le caratteristiche delle app native convengono maggiormente da un punto di vista di integrazione con l’hardware del dispositivo e di funzionalità – in cui i due produttori (Google e Apple) differiscono molto, come il riconoscimento facciale che quasi tutti conosciamo – nei casi in cui le prestazioni sono un parametro fondamentale o banalmente se si vuole un adeguamento dell’app alle nuove UI dei sistemi operativi. Il nativo in generale merita più attenzione perché offre maggiori funzionalità.

In estrema sintesi, la visione funzionale ed evolutiva è ciò su cui si dovrebbe puntare e che nelle app native è possibile gestire appieno, essendo scritte con librerie native e senza la necessità di intermediari, rendendole così più pulite e performanti. Per sapere di quali funzionalità deve avere l’app aziendale, quindi quale soluzione è più indicata, vanno valutati gli obiettivi aziendali, il budget[e altri fattori determinanti come la velocità o il risultato da ottenere.

Le app native sono quelle che vengono sviluppate per i dispositivi specifici. Ciò significa che un’app nativa per iOS potrà essere scaricata soltanto dall’App Store, mentre un’app Android solo da Google Play. Questo accade perché vengono scritte dagli sviluppatori con codici diversi. Al contrario, le app ibride, scritte con un unico codice sorgente, vengono distribuite da tutti gli store di applicazioni riducendo i tempi e i costi di sviluppo e di manutenzione. Tali caratteristiche rendono le app native più performanti, veloci, stabili e con un’esperienza utente nettamente superiore alle app ibride. Di contro, le app ibride sono più economiche da sviluppare, richiedono tempistiche inferiori e offrono un minor costo anche nella manutenzione evolutiva.»

Quali sono le differenze nella fase di sviluppo tra app native e ibride?

«Lo sviluppo di app native si differenzia da quello delle app ibride non solamente dal punto di vista del risultato finale ma anche della creazione vera e propria. Le app native sono disegnate su misura per quel determinato sistema operativo, utilizzando i linguaggi nativi degli stessi; oggi si tende a utilizzare Swift nel caso di iOS e Kotlin per Android. Per quanto riguarda lo sviluppo di app ibride, invece, vengono utilizzati framework normalmente basati sul linguaggio Javascript, quali Ionic, React Native, e framework di prodotto, quali Xamarin o Flutter.

La prima fase dello sviluppo di app native e app ibride è quella di user requirement. Con “requisiti dell’utente” si fa riferimento a requisiti stabiliti dall’utente finale circa le prestazioni della piattaforma, l’attrezzatura, il prodotto da fabbricare, la produttività richiesta e le condizioni in cui il prodotto dovrebbe essere realizzato. I requisiti dell’utente forniscono informazioni che fungono da base per la progettazione e la verifica di un sistema di produzione (ossia la soluzione da progettare per soddisfare i requisiti dell’utente che viene valutata durante il processo di revisione/qualifica del progetto).

Le attività di messa in servizio e qualificazione dovrebbero essere strutturate in modo tale che alla fine di questi processi vi siano prove documentate che dimostrino che i requisiti dell’utente siano stati soddisfatti. Perciò, durante la prima fase bisogna tenere conto di:

  • funzionalità;
  • budget;
  • esigenze tecnologiche.

Una volta raccolti i requisiti si effettua una macroanalisi nella quale si valuta a livello tecnologico se è più adatta un’app ibrida o una nativa ed eventuali prodotti di terze parti necessari. Una volta definito il piano completo si avvia una trattativa commerciale. Se il risultato è positivo si parte con il progetto. Nextre Digital, per esempio, propone la prima analisi funzionale per essere sicuri che alla partenza del progetto sia tutto definito al 100%.»

Come guadagnare con un’app? Quali attività di marketing consiglieresti?

«Che si tratti di sviluppo di app native o app ibride, sapere come guadagnare con un’app è fondamentale per ottenere visibilità e download. D’altronde, la fruizione di Internet è aumentata nel 2020 a causa della pandemia e di conseguenza anche la concorrenza tra le app.

Prima di partire con qualsiasi attività è fondamentale chiedersi chi sta usando l’app, come la sta usando e a cosa gli serve. Studiare il comportamento dei consumatori finali è imprescindibile poiché, confrontando le abitudini d’uso degli utenti iOS e Android, le casistiche sono differenti.

Il secondo passo è quello di studiare i competitor già presenti sul mercato, chiedendosi che tipo di prodotto stanno pubblicizzando, come lo stanno pubblicizzando e con quale messaggio. Osservare i concorrenti aiuta a capire se è possibile pubblicizzare meglio un prodotto simile o se ci sono delle falle da poter sfruttare.

Fatto questo, è il momento di pensare alla strategia di marketing vera e propria. Le attività possibili sono due: la prima è rappresentata dagli acquisti in-app che forniscono agli utenti delle funzionalità aggiuntive; la seconda è rappresentata dai banner adv. Molti imprenditori tendono all’adv propria, dove l’azienda decide chi inserire nella pubblicità dell’app. Statisticamente il banner classico si mostra vincente.

Sicuramente nel 2022 le app avranno una grande richiesta e ancor maggior successo in quanto il futuro è nel mobile. Il mercato è fluido, si trova di tutto e per questo bisogna avere coscienza di scelta quando si crea un’app.»

La scelta di una web agency rispetto a un’altra ricade sugli interlocutori, il portfolio dell’azienda e la solidità, ma in verità anche sulla tecnologia, ossia sul se un’azienda sia in grado di muoversi su più tecnologie e di restare al passo con gli aggiornamenti del settore. Tutte queste considerazioni possono aiutano a scegliere la migliore soluzione per la propria attività.

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