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Apprendimento nel 2016: come migliorare la scuola?

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Il processo di apprendimento può e deve essere migliorato attraverso la creazione di nuovi spazi mirati, che tengano in conto digitale e nuove tecnologie.

Appare evidente che i mille cambiamenti apportati dalle nuove tecnologie e dal digitale nella vita quotidiana si riflettano sull’apprendimento e sui suoi processi. Da qui nasce l’esigenza di ristrutturare la scuola e i suoi spazi per farli divenire più funzionali e adatti ai cambiamenti tecnologici. Ed infatti è proprio in questo scenario che si colloca il recente monito dell’Europa sulla necessità di riprogettare le scuole italiane affinché possano permettere il miglioramento dell’apprendimento, in linea con l’avvento delle nuove tecnologie e del digitale.

Prendendo a modello la Vittra School in Svezia, l’Europa propone degli ambienti e spazi modulari, nati da metodologie che presuppongono un’idea di apprendimento che possa valorizzare la socialità e l’interattività dei soggetti coinvolti nei processi formativi e nei contesti educativi.

Questi accorgimenti puntano a progettare e realizzare contesti scolastici che siano “reali” e “digitali”, nell’ottica di vere e proprie comunità di apprendimento, o meglio, di laboratori di ricerca. Ciò può concretizzarsi attraverso 5 strutture specifiche per la creazione di scuole innovative:

  1. Laboratori:
    spazi tecnologicamente attrezzati per concretizzare l’esperienza dell’apprendimento tramite il fare, il learning by doing. Questi spazi sarebbero dei luoghi polifunzionali, dove recuperare la dimensione manipolativa-esperienziale dell’apprendimento, soprattutto in chiave virtuale, relegando così la classica – e anche un po’ noiosa – didattica frontale ad una dimensione secondaria.
  2. Aree di ritrovo giovanile:
    spazi di socializzazione informale tra studenti che premettono un rafforzamento della comunicazione tra coetanei anche e soprattutto al di là delle ore curriculari.
  3. Aree attrezzate alla discussione di gruppo:
    vere e proprie “sale riunioni”, aumentate digitalmente, dove gli studenti possono impegnarsi in sessioni di brainstorming – in cui tutti sono invitati ad esprimere i propri pensieri ed opinioni – e di discussione sui risultati provvisori o definitivi delle loro ricerche.
  4. Caverne:
    spazi in cui promuovere lo studio personale e in cui sperimentare le condizioni migliori per lavorare e rinsaldare il proprio apprendimento individuale attraverso la riflessione, la lettura, la produzione di attività  autonome tra cui, ad esempio, quelle che richiedono un assoluto silenzio (leggere un libro, montare un video, mixare file audio).
  5. Auditorium:
    spazi adibiti ad eventi importanti e speciali – come la presentazione dei risultati delle ricerche condotte dagli studenti – o alla realizzazione di conferenze di approfondimento da parte di docenti esperti, atte a progettare lavori di gruppo come il cooperative learning; uno spazio polifunzionale, quindi, che si presta alla realizzazione di attività che hanno come fine ultimo la socializzazione tra pari, grazie alla condivisione dei risultati delle ricerche collettive.

L’ambiente di apprendimento andrebbe, dunque, ripensato e migliorato dal punto di vista dello spazio fisico (recentemente anche virtuale), ma anche in ottica culturale, organizzativa ed emotiva.

Lo spazio scolastico con le sue aule, i suoi laboratori, i suoi ritrovi, i suoi auditorium, diviene infatti lo “spazio d’azione” che produce apprendimento, da intendere come il processo che, attraverso la ripetuta esperienza con situazioni non abituali e conosciute, porta l’individuo a modificare il proprio comportamento e a rispondere efficacemente ai nuovi stimoli.

Da ciò emerge l’urgenza di lavorare proprio sull’edilizia e sull’architettura scolastica, riorganizzando, quindi, la gestione degli spazi, introducendo la tecnologia e il digitale in un ambiente tradizionale per innovarlo.

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