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Assistenti digitali: il presente dell’IoT tra innovazione e privacy

Assistenti digitali: il presente dell’IoT tra innovazione e privacy

Gli assistenti digitali sono pronti al loro ingresso nella vita di tutti i giorni. Quali però i problemi relativi ai dati?

Il mercato dell’IoT è in costante crescita: molte aziende hanno annunciato per il mercato europeo, dopo aver prima testato quello statunitense, dispositivi capaci di rendere smart le nostre case, come ad esempio termostati, lampade, sistemi di videosorveglianza e sistemi audio. L’ultima novità in ordine cronologico è rappresentata dagli assistenti digitali, con Amazon che prova ad inserirsi in questo settore – già popolato da giganti come Apple e Google  con i dispositivi Echo ed Echo Dot. 

ASSISTENTI DIGITALI IN UNA NUOVA VESTE… O QUASI

Siri, Cortana, Google Now non sono più novità: sono, infatti, da tempo presenti sui nostri smartphone. Potrebbero, però, iniziare ad essere presenti anche nelle nostre abitazioni grazie a dei device dedicati che ci consentiranno di essere sempre in contatto con loro. Si tratta, infatti, di apparecchi dotati di speaker audio e microfono capaci di captare e rispondere ai nostri quesiti o eseguire delle operazioni, come attivare o disattivare l’illuminazione grazie al collegamento con delle lampade connesse alla nostra rete domestica oppure chiedere la ricetta di una torta per poi far partire la riproduzione audio in streaming di una nostra playlist.

Come già accade con Siri e Google Now, l’interazione tra l’assistente digitale e l’individuo sarà più diretta ed efficace dopo svariati utilizzi, cioè quando l’I.A. riuscirà ad accumulare una quantità di dati sufficiente a conoscerci meglio, in base alle nostre ricerche ed ai quesiti posti.

Non è difficile immaginare l’utilizzo di questi sistemi anche al di fuori dell’ambiente domestico. Essi, infatti, potrebbero trovare spazio anche nel contesto lavorativo: potrebbero essere sistemati in piccoli uffici per la gestione degli appuntamenti tramite il calendario oppure essere utilizzati per acquistare articoli di cancelleria o, ancora, per ordinare il pranzo per i dipendenti.

Con la diffusione di questi nuovi device always connected, è normale interrogarsi anche sulla privacy e sulla sicurezza degli utenti. Se alcuni di questi si attiveranno solo dopo aver captato la “wake word”, è anche vero che disporranno di microfoni molto sensibili ed al momento non si ha alcuna certezza sulla loro effettiva capacità di registrazione ed eventuale archiviazione sul cloud dell’azienda che offre il servizio.

GLI ASSISTENTI DIGITALI E IL FATTORE PRIVACY 

Finora la maggior parte delle informazioni degli utenti raccolte da Google e Facebook è stata utilizzata per la profilazione e l’advertising. Riguardo questi dispositivi, invece, ci si chiede in che modo verranno utilizzate le varie conversazioni private captate dai microfoni o più semplicemente i vari comandi registrati ed inviati al cloud.

Informazioni come le ricette dei nostri piatti preferiti, la musica che ascoltiamo in determinati momenti della giornata, la temperatura che vogliamo avere in casa o, più semplicemente, la marca del detersivo che acquistiamo tramite comando vocale arricchiranno notevolmente il quadro generale del nostro profilo. Probabilmente, però, il reale problema per chi mostra ancora diffidenza nei confronti di questa tecnologia sarà la capacità di riconoscere soltanto la voce del proprietario“, evitando quindi che altri possano accedere ai dati personali.

Il rapporto sui rischi informatici redatto da HPE Security Research riguardante l’anno 2015 mostra come le percentuali di dispositivi vulnerabili ed esposti ad attacchi informatici siano ancora molto alte.

Assistenti digitali: il presente dell’IoT tra innovazione e privacy

Fonte: Enterprise Forward

Gli standard di sicurezza sembra si stiano abbassando progressivamente all’aumentare della produzione e commercializzazione di prodotti connessi. La graduale diffusione di questi dispositivi potrà aumentare sensibilmente, quindi, la percentuale di pericoli poiché non tutti gli utenti sono a conoscenza di alcune pratiche di sicurezza o di come siano stipulate le varie policy sulla tutela della privacy da parte delle aziende che offrono il servizio.

Il rischio paventato da molti è che, installando con una rete domestica sicura un dispositivo con grado di sicurezza inferiore agli altri, quest’ultimo possa figurare come l’anello debole della catena esponendo ad attacchi hacker l’intera rete.

Trattandosi di device costantemente connessi sarà importante, dunque, garantire l’accesso ai dati degli assistenti digitali esclusivamente a chi ne ha diritto, cercando di implementare nuove misure di sicurezza a prova di hacker e, infine, garantire al consumatore la possibilità di controllare il flusso dei dati o eventualmente disattivarlo.

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