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Barbie e Nikki parlano di razzismo con un racconto in prima persona: così Mattel usa il format vlog per affrontare temi importanti

In un video di circa tre minuti Barbie e Nikki parlano di razzismo: il formato vlog viene usato in questo modo per aumentare la consapevolezza su problematiche che possono riguardare ogni individuo (anche i più piccoli).
«Siamo assistendo alla crescita di un movimento importante. Milioni di persone in ogni parte del mondo hanno abbracciato la lotta contro il razzismo e lo stanno facendo perché troppo spesso e da troppo tempo ci sono persone che vengono discriminate e in alcuni casi aggredite a causa del colore della loro pelle» spiega Barbie in un nuovo video pubblicato sul canale YouTube del noto brand , che ha scelto di affrontare un tema difficile, in uno stile e con un tono di voce adatto a bambini e adolescenti. Questa volta Barbie e Nikki parlano di razzismo, facendo notare ai più giovani la gravità del problema e invitando tutti a combatterlo.
Barbie e Nikki parlano di razzismo, affrontando il tema in maniera semplice ma realistica
Si tratta di uno dei tanti video dal format “vlog di Barbie” – come precisa l’azienda – che affronta un argomento che colpisce uno dei personaggi in prima persona: Nikki è una bambina nera e in questo video racconta alcuni episodi di discriminazione dovuti al colore della pelle. Come forma di intrattenimento educativo il video sembra particolarmente riuscito: la scelta dell’azienda di far raccontare questo tema in prima persona da un personaggio amato dal target può contribuire a coinvolgere più facilmente il pubblico di riferimento, mentre il racconto di episodi concreti rende più facile la comprensione di concetti come la discriminazione, i pregiudizi e anche il “privilegio bianco” (in inglese “white privilege”).
In particolare, Barbie e Nikki parlano di razzismo e approfondiscono proprio quest’ultimo concetto in maniera breve ma molto chiara e diretta. «Mi hanno trattato così perché sono nera e fanno supposizioni errate su di me» racconta Nikki mentre Barbie aggiunge che sulle persone bianche come lei non vengono fatte invece le stesse supposizioni: «questo è ingiusto perché significa che le persone bianche hanno un vantaggio che non hanno conquistato e che le persone di colore hanno uno svantaggio che non meritano».

Nonostante si tratti di contenuti d’animazione, essi hanno delle caratteristiche molto realistiche (dal modo di parlare e di comportarsi dei personaggi davanti alla telecamera al “cutting” del montaggio, che è percepibile in vari frame del video). In questo video in particolare entrambi personaggi si presentano con un’espressione di preoccupazione, di tristezza e quasi di apprensione per l’argomento da affrontare: un tratto di realismo e di serietà che si sposa bene con un tema così duro ma rilevante come quello del razzismo. «Non è facile parlarne» spiega Barbie, che sottolinea tuttavia la necessità, quando si assiste a un episodio di discriminazione, di prendere posizione e di intervenire a favore delle vittime: «se lavoriamo tutti insieme possiamo davvero fare la differenza».
Nikki fa riferimento anche l’importanza di conoscere e di studiare la black history, un invito che si lega all’iniziativa intrapresa dal brand a febbraio 2020, con il lancio di una nuova collezione di bambole dalla pelle nera e capelli afro per celebrare il Black History Month.

Fonte: repubblica.it.
In seguito ai drammatici episodi che hanno portato alla morte di George Floyd e di Breonna Taylor, diversi brand hanno preso posizione contro il razzismo, sulla scia del movimento Black Lives Matter. Spesso però non risulta facile presentare queste problematiche ai più giovani in maniera adeguata e con un linguaggio adatto a loro.

Fonte: Entertainment Tonight
Proprio per questa ragione contenuti come quello proposto da Barbie si rivelano particolarmente utili nell’introdurre o approfondire questo tipo di tematiche. Lo stesso vale per iniziative di programmi televisivi per più piccoli come Sesame Street (Sesamo apriti), che negli ultimi mesi ha lanciato dei contenuti volti a spiegare l’importanza di combattere la discriminazione razziale e ogni forma di pregiudizio (è opportuno menzionare in tal senso l’iniziativa di giugno 2020 realizzata in collaborazione con la CNN e lo speciale di Sesame Street che andrà in onda su HBO Max il 15 ottobre 2020).

Dal lockdown alla salute mentale: alcuni dei temi trattati dalla bambola influencer
Il fatto che i contenuti vengano creati in modo da far sembrare che quelle che parlano agli utenti siano persone reali rende i personaggi animati (in particolare Barbie) perfettamente adatti a diventare degli influencer paragonabili a quelli di carne e ossa e, dunque, anche ad aumentare la consapevolezza su problematiche di rilievo. Anche se in passato il brand Barbie è stato criticato per la mancanza di versioni del core product che fossero rappresentative della diversità associata ai tratti e al corpo femminile, negli anni sono stati gradualmente introdotti nuovi modelli, mentre un maggiore impegno nell’inclusione e nella lotta alla disuguaglianza di genere è stato reso evidente attraverso iniziative varie promosse dall’azienda.
Il vlog di Barbie in particolare è stato usato diverse volte per affrontare temi complessi o più delicati come quello del bullismo o della salute mentale.

Sfruttando questo tipo di format, che mostra il personaggio di Barbie nella quotidianità, a maggio 2020 è stato lanciato sul canale YouTube di Barbie USA un video per aiutare giovani e adolescenti a «dare un senso alla nuova routine» generata dal lockdown e dalle misure di contenimento dei contagi da coronavirus. In questo contenuto la bambola di Mattel fornisce consigli e spunti su cosa fare in un periodo così anomalo, incentivando i più giovani a cogliere anche degli aspetti positivi nel rimanere in casa per tanto tempo (per esempio la possibilità di godersi del tempo in famiglia).

Come spiega Barbie, non è semplice parlare di razzismo e di tanti altri temi spiacevoli come il bullismo, «ma è proprio per questo che dobbiamo sforzarci di farlo» anche perché, come afferma ricordando a ogni utente la propria responsabilità, «se restiamo in silenzio, siamo noi a permettere che continui così».
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