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L'impegno dei brand di moda contro il coronavirus: ecco le iniziative per contrastare l'emergenza

L'impegno dei brand di moda contro il coronavirus: ecco le iniziative per contrastare l'emergenza

Sono tante le iniziative dei brand di moda contro il coronavirus, ma i cambiamenti nel settore potrebbero andare oltre il periodo di emergenza

Durante l’emergenza sanitaria che il mondo intero sta affrontando molte sono state le maison di moda che hanno deciso di effettuare delle donazioni e di mettere in atto alcune azioni di sostegno per contrastare la pandemia. In alcuni casi i sistemi di produzione sono stati ripensati per poter offrire una risposta tempestiva alla mancanza di materiali di protezione come le mascherine. Come in qualsiasi altro momento di crisi, la capacità di adeguarsi ai cambiamenti risulta fondamentale per la sopravvivenza delle aziende che, come si vedrà in seguito, possono anche avere un ruolo chiave in situazioni di emergenza. Non sono state poche finora le iniziative solidali da parte dei brand di moda contro il coronavirus. Poiché il mondo del fashion tende a rispecchiare le abitudini e i mutamenti sociali e culturali della società, è molto probabile che l’attuale pandemia possa portare a dei cambiamenti che vanno oltre il periodo di emergenza sanitaria, con ripercussioni più durature sul settore e le sue tendenze.

Italia: le iniziative dei brand di moda contro il coronavirus

Non mancano in Italia gli esempi di aziende che nel giro di pochi giorni si sono attivate per rispondere agli appelli delle diverse regioni e ai bisogni delle aziende sanitarie.

Ermanno scervino

Le dipendenti della maison toscana Ermanno Scervino sono attualmente impegnate nella lotta al COVID-19: «Le nostre sarte erano a casa per precauzione, abbiamo chiesto loro se volevano fare volontariato per produrre mascherine, camici e cuffie, e hanno aderito tutte, anche le loro vicine di casa: per noi è un grande orgoglio», ha dichiarato Toni Scervino, amministratore delegato dell’azienda.

Per questa ragione, l’azienda si è dovuta adeguare alle esigenze associate alla produzione di simili strumenti di protezione, utilizzando dunque un materiale chiamato “tessuto non tessuto” (o “TNT”, di solito utilizzato per l’abbigliamento protettivo del personale sanitario), fornito da aziende di Prato e consigliato dalla Regione in seguito a delle analisi di laboratorio condotte da PontLab e dall’Università di Firenze.

In base a quanto dichiarato dall’azienda, ogni giorno gli incaricati di Ermanno Scervino si occupano di consegnare, a casa delle sarte, dei ritagli di TNT, elastici e ferretti necessari, ritirando quelli già realizzati, destinati alle aziende sanitarie e alle residenze sanitarie in Toscana. «Abbiamo saputo che non hanno questi strumenti e noi con questo vogliamo contribuire a tutelare i nostri anziani», ha spiegato l’amministratore delegato, sottolineando la preoccupazione nei confronti delle fasce più a rischio in questo momento.

Miroglio di Alba

«La nostra azienda ha potuto reagire velocemente alla situazione di necessità grazie al fatto che storicamente copre tutte le fasi della filiera, dal trattamento del tessuto, al confezionamento, alla logistica, fino al retail»ha dichiarato Alberto Racca, amministratore delegato di Miroglio, azienda italiana di abbigliamento e di tessuti che da qualche settimana ha adattato il suo sistema produttivo all’emergenza COVID-19.

L’obiettivo sarebbe produrre 100mila mascherine al giorno, oltre 15mila sono già state donate all’Unità di Crisi del Piemonte e l’iniziativa si è ovviamente rivelata di grande impatto: Luigi Genesio Icardi, assessore alla Sanità della Regione Piemonte, ha ringraziato l’azienda spiegando che le protezioni fornite hanno tra l’altro il vantaggio di essere riutilizzabili, poiché lavabili almeno una decina di volte, a differenza delle mascherine usa e getta. Anche non avendo la certificazione di presidio medico, il trattamento antigoccia del tessuto utilizzato lo rende adatto alla protezione in ambienti di lavoro e laddove è previsto comunque un contatto con le persone.

I diversi marchi hanno deciso di coinvolgere anche i consumatori, con l’iniziativa #orgogliomiroglio: ogni volta che verrà acquistato online un capo di uno dei principali marchi del gruppo, sui diversi siti ecommerce (come quelli di Caractère, Fiorella Rubino e Elena Mirò), verrà donata una mascherina alla Regione Piemonte, che verrà poi assegnata a chi ne ha bisogno, tramite l’Unità di Crisi regionale.

Miroglio Group: #orgogliomiroglio
Miroglio Group: #orgogliomiroglio

Calzedonia

Anche il gruppo veronese Calzedonia ha messo a disposizione parte delle risorse aziendali per favorire il contenimento dei contagi: a partire del 23 marzo, infatti, l’azienda ha iniziato a produrre mascherine e camici in alcuni stabilimenti italiani (nello specifico, quelli d’Avio, a Trento, e quello di Gissi, a Chieti) e croati. Per questo è stato necessario non solo acquistare nuovi macchinari (idonei alla produzione dei dispositivi di protezione), ma anche formare le cucitrici per realizzare il nuovo “prodotto”. Già in una fase iniziale sarà possibile produrre 10mila mascherine al giorno e si prevede un aumento nelle prossime settimane.

Del resto, sin dall’inizio della crisi il presidente Sandro Veronesi aveva dimostrato un senso di responsabilità e anche di preoccupazione nei confronti dei propri dipendenti e consumatori, decidendo di chiudere tutti i negozi, prima nelle zone rosse e poi in tutta l’Italia, anticipando in un certo senso i decreti ministeriali che prevedevano l’obbligo di chiusura di buona parte delle attività commerciali.

Prada

Ovviamente, come fatto notare in precedenza, le iniziative dei brand di moda contro il coronavirus passano non solo dalla produzione di mascherine ma anche da ricerca e acquisto di materiali idonei alla realizzazione di prodotti sanitari, poiché la produzione di questi beni deve rispettare ovviamente dei requisiti specifici e comporta l’uso di tessuti diversi da quelli usati per la produzione dei capi d’abbigliamento.

A questo proposito, come ha sottolineato un portavoce di Prada, le autorità della Regione Toscana hanno aiutato a individuare i fornitori dei materiali adatti alla produzione di 110mila mascherine e 80mila camici per il personale sanitario. Tale produzione è stata avviata il 18 marzo nello stabilimento del gruppo a Perugia. Qualche giorno prima, però, era stata annunciata la donazione, da parte degli amministrazioni delegati e del presidente di Prada, di due postazioni complete di terapia intensiva e rianimazione agli ospedali di Milano Vittore Buzzi, Sacco e San Raffaele.

Gucci

Anche Gucci ha donato 1 milione di euro alla Protezione Civile Italiana e 1 milione di euro all’OMS, dando inoltre vita a una campagna di crowdfunding alla quale tutti possono partecipare. Dal 27 marzo, poi, l’azienda ha messo a disposizione dell’OMS i propri social network per diffondere i messaggi ufficiali e aumentare così la visibilità di informazioni utili relative al virus, volte a ridurre i contagi.

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We Are All in This Together. Gucci stands with its global community to fight the #Covid19 pandemic by making two separate donations to crowdfunding campaigns. Locally, in Italy where the company is based, a 1 million euros donation to the Italian Civil Protection Department #DipartimentoProtezioneCivile in partnership with @intesasanpaolo’s #ForFunding platform to reinforce Italy’s health services and to source new ICU beds. Globally, Gucci donated 1 million euros to the United Nations Foundation’s Covid-19 Solidarity Response Fund in support of the World Health Organization @who through Facebook’s US$10 million Matching Fundraiser to monitor and collect data on the spread of the virus to strengthen ICUs across the world, supply protection equipment to health personnel and fast-track the creation of vaccines and therapies. The initiatives are captured in an original illustration gifted by Rome-based artist @mp5art, a person who holds their hand on their heart a message of human solidarity. “Gucci has created a world, open and free: a Gucci global community. We ask all of you to be the changemakers in this crisis, to stand together with us in the fight against the Coronavirus. We are all in this together,” say @alessandro_michele, Creative Director of Gucci, and #MarcoBizzarri, President and CEO of Gucci. Calling on our #GucciCommunity to join with us, give through our Donate Sticker on Stories to the United Nations Foundation’s Covid-19 Solidarity Response Fund in support of the World Health Organization @who, and on gucci.forfunding.it to donate to the Italian Civil Protection Department #DipartimentoProtezioneCivile. Discover more about the crowdfunding campaigns through link in bio. Starting from tomorrow, Gucci’s social channels will feature the official messages of @who to help spread useful information and prevention for the virus. #StaySafe #FlattenTheCurve

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Giorgio Armani

Tra le iniziative più recenti c’è quella del brand Armani che ha comunicato la conversione dei propri stabilimenti per la produzione di camici monouso per gli operatori sanitari di tutta Italia, oltre alle donazioni alla Protezione Civile e a diversi ospedali in Italia, del valore complessivo di 2 milioni di euro.

Gruppo Zegna

A metà aprile le linee produttive del gruppo Zegna hanno riaperto, poiché convertite alla produzione di 250mila camici destinati alla Regione Piemonte e 30mila al Canton Ticino. L’azienda ha dato così priorità alla realizzazione di indumenti per il personale medico, attivando per questo, almeno inizialmente, solo i reparti indispensabili a questa produzione.

Oltre alle aziende già menzionate, vanno ricordati anche altre case di moda e stilisti italiani come Les Copains, Gruppo Plissé, Natuzzi e Carlo Pignatelli, ugualmente impegnati nella produzione di mascherine e di altri dispositivi sanitari per evitare i contagi.

Altre aziende impegnate NELLA LOTTA AL CORONAVIRUS

Tra le diverse iniziative delle multinazionali del mondo fashion, è possibile mettere in risalto quella del gruppo francese LMVH, proprietario di marchi di abbigliamento come Louis Vuitton e Christian Dior: oltre a ordinare oltre 40 milioni di mascherine dalla Cina, il gruppo ha anche trasformato i suoi laboratori di cosmesi (Christian Dior, Guerlain e Givenchy) in impianti di produzione di gel igienizzante per le mani, destinato a medici e infermieri negli ospedali francesi.

Anche il colosso del fast fashion spagnolo Zara ha avviato la produzione di mascherine e camici da distribuire a medici e infermieri e Mango ha donato 2 milioni di mascherine agli ospedali spagnoli.

cosa cambierà nel settore della moda post coronavirus?

Molti sono stati i cambiamenti nel settore registrati nel corso degli ultimi mesi: dalla filiera produttiva (come analizzato) al retail (considerate le restrizioni relative all’apertura dei punti vendita fisici), fino alle campagne pubblicitarie (con foto scattate dai modelli, nelle proprie case).

I diversi operatori stanno cercando di adeguare ogni dimensione aziendale alle normative sanitarie vigenti, cercando così di frenare la diffusione dei contagi. È possibile, però, che cambiamenti ancora più profondi abbiano degli effetti nel lungo termine. Un esempio è il recente annuncio di Gucci che ha scelto di rinunciare alle sfilate stagionali, facendo riferimento alla realizzazione di soltanto due sfilate all’anno d’ora in poi. A questo proposito, in un post pubblicato sul profilo Instagram sotto forma di diario personale (“Gli appunti del silenzio“), il direttore artistico, Alessandro Michele, ha dichiarato: «Oggi che la devastazione ci ha trovato impreparati, dobbiamo poter riflettere su ciò che non vorremmo tornasse uguale. Perché il rischio più grande, per il nostro domani, è quello di abdicare a ogni reale e necessaria discontinuità. La nostra storia è, purtroppo, costellata da crisi che non ci hanno insegnato nulla». Proprio per questa ragione, Alessandro Michele ha annunciato di voler abbandonare la stagionalità che caratterizza da tanti anni l’industria della moda, abbracciando un sistema più flessibile, capace di adeguarsi alle reali esigenze del momento e non limitato dai tradizionali vincoli tecnici e temporali che caratterizzano il settore: «Ci incontreremo solo due volte l’anno, per condividere i capitoli di una nuova storia. Si tratterà di capitoli irregolari, impertinenti e profondamente liberi. […]  Nel mio domani, abbandonerò quindi il rito stanco delle stagionalità e degli show per riappropriarmi di una nuova scansione del tempo, più aderente al mio bisogno espressivo».

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*DIARIO*

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È possibile, inoltre, che da questa emergenza spuntino trend della moda che vanno incontro alle nuove esigenze della società. La novità introdotta da Albini Group fa riflettere su questa possibilità: il maggiore produttore europeo di tessuti per camicie ha creato i primi tessuti “ViroFormula”, che sarebbero in grado di proteggere i consumatori da virus e da microbi. La tecnologia utilizzata (sviluppata da HeiQ e nota come Viroblock) renderebbe i tessuti superficiali meno propensi alla diffusione del coronavirus. «Abbiamo ideato una nuova categoria di prodotti, unica nel suo genere: i più bei tessuti al mondo con la capacità di proteggerci dai virus. Per indossare un futuro migliore adesso», come ha spiegato Fabio Albini, direttore creativo del marchio .

BRAND DI MODA CONTRO IL CORONAVIRuS: LE Parole d’ordine SONO solidarietà, adattamento e empatia

Come si evince dall’analisi di queste iniziative, non si tratta solo di un notevole senso di empatia e di solidarietà ma anche di un forte spirito di adattamento e di creatività, fattori che spesso emergono in maniera più marcata proprio in situazioni di crisi, come quella che stanno vivendo Italia e altri paesi in tutto il mondo. Come fatto notare, la trasformazione dei sistemi produttivi, anche se fatta in pochi giorni, comporta importanti sforzi per i brand, come quelli che riguardano per esempio la ricerca di tessuti idonei, la formazione delle sarte e in alcuni casi l’acquisto di impianti ad hoc.

Se da un lato è vero che è la capacità di adattamento ai cambiamenti ciò che rende possibile la sopravvivenza, è vero anche che a distinguerci dalle altre specie c’è, tra le altre cose, il senso di empatia e la capacità e la volontà di sostenere i soggetti fragili e più a rischio all’interno della società, come gli anziani o le persone con malattie autoimmuni. E così, proprio nel mezzo dell’attuale emergenza sanitaria, possiamo leggere nelle iniziative dei brand di moda contro il coronavirus una buona capacità di risposta agli imprevisti e ai cambiamenti, ma anche evidenti segni di solidarietà, di empatia e di umanità, essenziali e molto apprezzati in un momento così delicato come quello che stiamo vivendo.

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