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La campagna di vaccinazione anti-COVID supportata da diversi brand: ecco le iniziative

brand supportano la campagna di vaccinazione anti-COVID

Edifici aziendali, discoteche e parchi tematici trasformati in centri vaccinali: così i brand supportano la campagna di vaccinazione anti-COVID, offrendo le proprie strutture ma anche le proprie competenze, in diversi ambiti, per contrastare la pandemia.

Dall’inizio del 2021 sono tante le aziende che si sono attivate nella lotta alla pandemia. Oltre a quelle connesse al settore sanitario, che possono dare un contributo diretto nella somministrazione dei vaccini, non sono mancate, in particolare negli Stati Uniti, le aziende che, pur non appartenendo a questo ambito, hanno offerto aiuti di altro tipo. Diverse hanno scelto di trasformare i propri locali, uffici e strutture in centri vaccinali: così i brand supportano la campagna di vaccinazione anti-COVID, mettendo a disposizione differenti tipi di risorse volte a migliorare l’esperienza dei cittadini, a facilitare il lavoro del personale sanitario e a rendere più efficiente tutto il processo di organizzazione all’interno dei centri.

In che modo i brand supportano la campagna di vaccinazione anti-Covid?

Walmart

Tra i primi a dichiarare il proprio impegno nel facilitare la campagna di somministrazione dei vaccini negli Stati Uniti c’è stato il gigante del retail Walmart che il 10 gennaio ha annunciato l’intenzione di iniziare a vaccinare nei propri punti vendita, appena possibile, rendendo la distribuzione a livello nazionale il più efficiente possibile. In questo caso, si tratta di un’azienda che possiede dei servizi farmaceutici e che, già prima della pandemia, si occupava della somministrazione di altri vaccini, per cui l’introduzione di questo servizio era comunque preventivabile. In quali altri modi i brand supportano la campagna di vaccinazione anti-COVID?

Starbucks

Diverse aziende, appartenenti a settori molto lontani da quello sanitario, si sono attrezzate per offrire il proprio aiuto, mettendo a disposizione delle risorse e delle competenze di altro tipo. Si pensi per esempio alla catena Starbucks che «ogni settimana serve 100 milioni di clienti in 30mila negozi in tutto il mondo». Si deduce facilmente come le competenze che possiede una simile organizzazione nella gestione di persone possano risultare funzionali anche nei centri di vaccinazione, come fatto notare in un articolo pubblicato sul sito aziendale.

Come ha spiegato il chief executive officer di Starbucks Kevin Johnson: «siamo consapevoli di non essere degli operatori sanitari ma vogliamo aiutare a fornire un’ottima esperienza umana a quelli che vengono vaccinati».

Come riportato in un articolo di The New York Times, collaborando con il governatore dello Stato di Washington, Jay Inslee, Starbucks ha messo a disposizione alcuni dei suoi dipendenti (appartenenti ai dipartimenti aziendali di operations e analytics, utili in tal senso) per aiutare nella progettazione dei centri di vaccinazione e, nello specifico, per sviluppare dei modelli organizzativi che consentano alle autorità sanitarie di ottimizzare il processo di somministrazione dei vaccini.

Ikea

Come riportato da The Jerusalem Post, in un articolo pubblicato il 22 febbraio 2021, anche Ikea ha deciso di contribuire alla campagna di vaccinazione in Israele, paese con il tasso di somministrazione più veloce. I parcheggi del gigante del furniture low-cost sono stati allestiti per rispondere all’emergenza, dando ai clienti IKEA la possibilità, oltre che di acquistare dei prodotti, di ricevere il vaccino.

Disney

Nello Stato della California, particolarmente colpito dalla diffusione del virus, alcune zone di un parco tematico Disneyland, chiuso da metà marzo 2020, sono state dedicate alla somministrazione dei vaccini. Secondo le autorità locali, il ricorso a questo luogo di attrazione, situato nella città di Anaheim (nella contea di Orange), potrà consentire la vaccinazione di migliaia di persone al giorno.

Pamela Hymel, chief medical officer dei parchi tematici Disney, ha dichiarato che «il Disneyland Resort è fiero di poter supportare la contea di Orange e la città di Anaheim, con l’utilizzo dei nostri parcheggi», come riportato in un articolo del New York Times. Oltre a mettere a disposizione lo spazio, Walt Disney Co. sta fornendo alla contea di Orange anche il contributo del proprio staff, in particolare nell’assistenza alla gestione della campagna.

Amazon

Anche Amazon ha proposto diversi tipi di aiuto. Il 20 gennaio 2021 Dave Clark, CEO della divisione consumer business globale di Amazon, ha indirizzato una lettera al presidente Joe Biden in cui dichiarava: «Amazon è pronta ad aiutarla a raggiungere il suo obiettivo di vaccinare 10 milioni di americani nei primi 100 giorni del suo mandato […] siamo pronti a sfruttare le nostre operazioni, la nostra tecnologia informatica e le nostre capacità e competenze in materia di comunicazione per supportare gli sforzi legati alla vaccinazione dell’amministrazione federale».

Amazon e altri brand supportano la campagna di vaccinazione anti-COVID

Somministrazione dei vaccini nell’Amazon Meeting Center a Seattle. Fonte: GeekWire

Considerata la dimensione globale della multinazionale, l’azienda ha anche posto enfasi sul fatto che buona parte dei propri dipendenti non può lavorare da casa e che è essenziale che riceva il vaccino al più presto. A tal proposito Amazon ha annunciato di aver stipulato un accordo con un’azienda specializzata in assistenza sanitaria sul lavoro, in grado di somministrare i vaccini all’interno degli edifici del brand, che afferma di essere pronta ad attivarsi velocemente appena i vaccini saranno disponibili. Inoltre, grazie a una partnership con il Virginia Mason Medical Center il gigante dell’ ecommerce ha aperto delle strutture temporanee a Seattle dove, secondo un comunicato di Amazon aggiornato al 31 gennaio, sono già state vaccinate 5000 persone.

Google e Microsoft

Anche i giganti tech hanno offerto il proprio contributo: in un tweet pubblicato il 25 gennaio 2021, il CEO di Google, Sundar Pichai, ha comunicato l’impegno dell’azienda nel destinare 150 milioni di dollari alla promozione di iniziative volte a educare e informare i cittadini sui vaccini e un accesso in misura equa agli stessi. In aggiunta, l’azienda di Mountain View ha scelto di mettere a disposizione alcuni dei propri edifici per la creazione di centri di vaccinazione.

Così anche nel mondo tech, come visto, alcuni brand supportano la campagna di vaccinazione anti-COVID: anche Microsoft infatti ha intrapreso un’iniziativa simile, aprendo un edificio vuoto all’interno del proprio campus, a Redmond (Washington), per la somministrazione dei vaccini. Inoltre, l’azienda ha messo a disposizione del governo americano la propria tecnologia basata sull’intelligenza artificiale per aiutare nel lavoro di monitoraggio dei ricoveri e dei test per rilevare il virus, come riportato nell’articolo di The New York Times già citato.

la crisi della movida e la richiesta di trasformare i locali in centri di vaccinazione

Tra i settori più colpiti dalla pandemia c’è sicuramente quello della movida: a causa delle misure di contenimento dei contagi imposte nei diversi paesi, i proprietari di locali notturni e discoteche si sono visti costretti a chiudere temporaneamente o definitivamente, promuovendo eventi online anziché in presenza e, in alcuni casi, a cercare utilità alternative per i propri spazi, ora inutilizzati.

Con tanti locali vuoti, non sono mancate in diversi paesi d’Europa voci che proponevano la trasformazione temporanea di questi spazi in centri di vaccinazione. È possibile partire dall’Italia, dove i gestori dei locali iscritti al Silb (Sindacato italiano dei locali da ballo), così come Gianni Indino, presidente del sindacato dell’Emilia Romagna, hanno lanciato un appello alle aziende sanitarie situate lungo la via Emilia da Piacenza a Rimini, proponendo l’utilizzo dei propri locali.

Come riportato in un articolo del Corriere della Sera, Gianni Indino ha infatti dichiarato: «se c’è bisogno noi ci siamo, siamo pronti a riaccendere le luci dei locali visto che all’orizzonte non è ancora ipotizzabile una data di apertura. Questo è un periodo difficile e vogliamo dare una mano visto che abbiamo a disposizione spazi grandi, capienti e quindi adatti».

Proposte simili sono arrivate anche in altri paesi come l’Inghilterra. Come riportato da Time Out, #SaveNightclubs, una coalizione nazionale di locali notturni e relativo staff, presente nel Regno Unito e creata per chiedere supporto al governo, ha suggerito di trasformare temporaneamente i locali notturni di Londra in centri di vaccinazione.

In Francia, invece, il Sndll, sindacato nazionale che rappresenta 1600 discoteche e luoghi di svago del Paese, ha proposto di mettere a disposizione i locali per rispondere a questa situazione d’emergenza. Come si può leggere in un articolo pubblicato da Il Sole 24 Ore, il presidente del sindacato, Patrick Malvaesm, ha invitato il governo francese e i comuni a contattare le aziende di questo settore che sono «ovviamente felici di contribuire all’accelerazione del dispositivo di vaccinazione. Una tappa fondamentale verso la normale ripresa dell’attività del Paese e la riapertura dei nostri locali», che si ritrovano attualmente in situazione di grandi difficoltà a causa del lungo periodo di chiusura.

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