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Una campagna di sensibilizzazione all'autenticità in Rete

Una campagna di sensibilizzazione all'autenticità in rete

Quanto è vera l'immagine che si dà di se stessi in rete? #iosonociòchevedi è una campagna di sensibilizzazione per contrastare le fake people.

Quando si parla di informazione in Rete ci si è soliti utilizzare espressioni come ‘fake news‘ e ‘verifica fonti’. Le informazioni in Rete, però, sono inserite dagli utenti, da persone che molto spesso sono esse stesse ritratto di non veridicità, di non corrispondenza alla realtà.
Se da una parte c’è chi afferma con convinzione che la vita online è perfettamente corrispondente alla vita offline e che non ci sia differenza tra le due, dall’altra non va dimenticato che lo schermo è anche visto da molti come l’opportunità di essere diversi da come si è percepiti nella realtà, un po’ come darsi una seconda chance per giocare in ruoli altri rispetto a quelli che si ricoprono nel mondo ‘reale’ (a tal proposito sono stati ben rappresentati nel film “Perfetti sconosciuti” i segreti che si nascondono nei dispositivi che utilizziamo quotidianamente, ndr).
Ci si rende conto, allora, di quanto il web sia tuttora considerato quasi un pianeta parallelo alla vita reale, offline, portando le persone a dare un’immagine differente di sé sui social media , nelle community e sui diversi blog e siti, nonché manifestando i propri dubbi e i propri segreti ai soli motori di ricerca (dove si cercando argomenti tabù o imbarazzanti che non si confidano nemmeno alle persone più vicine, ndr).

Per comprendere perché questo accada abbiamo interpellato Giovanna Vitacca, Personal and Business Style Coach, che si occupa di Consulenza di Immagine e di Comunicazione:

«spesso questo approccio nasce dalla mancanza di conoscenza del mezzo, da una sorta di ingenuità, che porta a dare un’immagine migliore di se stessi, come se si andasse in televisione (lo schermo fa sempre questo effetto). Ci sono poi utenti evoluti che invece utilizzano consapevolmente il web per mistificare la realtà e più che di fake news, in questo caso parlerei di fake people».

È in questo scenario che si colloca una campagna di sensibilizzazione che pone l’accento sull’autenticità in Rete e di cui proprio Giovanna Vitacca è la fondatrice: #iosonociòchevedi.
Essere coerenti, trasparenti e veri: questi i pilastri della campagna di sensibilizzazione che vuole incentivare gli utenti a manifestare la propria personalità anche quando i propri messaggi sono veicolati da uno schermo. Come si potrebbe, però, individuare una persona non autentica in rete?

«Senza entrare nel merito di casi estremi come la pedofilia e lo stalking – perché non sono oggetto della nostra campagna – per noi è ‘non autentica’ anche la persona che usa il suo profilo vero, la sua faccia, per dare online notizie ingannevoli di sé, della sua professione, del mondo che lo circonda», ha risposto Vitacca, che evidenzia come queste persone poi generino delusione, perché «sfruttano la loro presunta credibilità verso la community che li segue per posizionarsi e veicolare contenuti falsi».

Gli obiettivi e gli strumenti di #iosonociòchevedi

Non è certo con una sola campagna di comunicazione che si può risolvere quello che è un problema di desiderabilità sociale, che porta a fingere per essere accettati più facilmente. Molti sono infatti i risvolti sociologici di questo pensiero/atteggiamento sui quali bisognerebbe soffermarsi. Cercare di sensibilizzare sullo specifico argomento dell’autenticità, però, è sicuramente un ottimo punto di partenza e con la campagna di sensibilizzazione #iosonociòchevedi si punta, al momento, ad avere un imprinting legato specificamente al tema della comunicazione e dell’immagine. Tra gli obiettivi futuri di questo progetto c’è comunque anche quello di approfondire altri argomenti (solo per dirne uno: la violenza sulle donne, che avviene anche online), e di farlo – come ci è stato riferito da Vitacca – «concretamente con la creazione di un Osservatorio che tasterà il polso proprio a queste dinamiche sociologiche, ne analizzerà i casi e registrerà dati concreti». Prima dell’avvio di questo Osservatorio, però, ci sarà la definizione di specifici criteri e di un team dedicato, composto da esperti.

Puntare alla qualità della valutazione e all’utilizzo degli strumenti più adatti è, infatti, essenziale per il raggiungimento di scopi nobili e alti: lo sanno bene fondatrice e organizzatori di questa campagna di sensibilizzazione – definita dalla stessa Vitacca come una sorta di Pubblicità Progresso –, che ha come obiettivo ultimo quello di «creare una community, un movimento d’opinione».

La campagna è partita ufficialmente ad aprile 2017, presentandosi principalmente con il format della video intervista lanciata sui vari canali social creati. Queste interviste hanno coinvolto, nella prima fase durata fino a luglio 2017, 12 donne rappresentative di differenti ambiti professionali (ad esempio l’imprenditrice Eleonora Rocca, la speaker radiofonica di RTL e scrittrice Valeria Benatti, la fotografa Stefania Mariposa, la stilista Giada Curti), che si sono prestate ad un racconto autentico di se stesse, coerentemente al messaggio che hanno trasmesso nel tempo in Rete, a testimoniare l’importanza strategica che ha il web nelle più svariate attività. Per l’appunto, la scelta di questi 12 volti di protagoniste femminili della Rete per le prime video interviste del progetto – così come quella dei 12 uomini che saranno coinvolti in quelle lanciate in autunno –, non è casuale né arbitraria.

«Abbiamo creato una commissione tecnica di esperti e professionisti (avvocati in diritto sul web, SEO specialist, esperti di content marketing, SMM, digital PR, etc.) che valuta la reputazione e i requisiti tecnici necessari per poter  ottenere il nostro ‘Certificato di Autenticità», ha specificato Giovanna Vitacca.

I 12 volti delle protagoniste femminili delle prime video interviste della campagna di sensibilizzazione #iosonociòchevedi

La scelta di dare il via all’iniziativa con questa modalità è motivata strategicamente dal voler creare una «vetrina per attirare l’attenzione del pubblico, una vetrina autorevole e animata da professionisti di grandissimo spessore», così da aiutare l’affermazione del  brand #iosonociòchevedi come ‘Certificato di Autenticità’, come «segno tangibile che consente agli attori del web di identificarsi reciprocamente quali detentori dei valori di etica, trasparenza, qualità e dunque professionisti autorevoli e riconosciuti». In pratica, quindi, le persone attentamente selezionate come “portatori di autenticità” avranno il logo o banner dell’iniziativa pubblicato sul proprio sito o blog.

Si potrebbe obiettare che potrebbe non essere così difficile dare sul web un’apparenza migliore del reale, impegnarsi magari a comunicare nel modo giusto così da richiedere poi il riconoscimento di autenticità, ma Vitacca precisa che c’è una attenta analisi del profilo di chi si candida per averlo, un’analisi che va dal verificare che i follower acquisiti non siano acquistati al controllare che le materie prime di un’azienda che millanta prodotti di qualità siano effettivamente di valore. Avere questo certificato equivale poi a «una dichiarazione di intenti; è l’impegno a essere fedeli al concetto di verità e autenticità e allo stesso tempo un invito che si rivolge agli altri a essere sempre se stessi».

Le difficoltà in una campagna di sensibilizzazione

Far conoscere un nuovo brand, una nuova iniziativa, ha sempre delle ovvie difficoltà e i numeri raggiunti dalla campagna di sensibilizzazione dal lancio ad agosto 2017 non sono altissimi, ma – forti anche della determinazione dei fondatori e degli organizzatori – promettono bene: sono circa 3400 i follower sulla pagina Facebook di #iosonociòchevedi e sul canale YouTube di #iosonociòchevedi scarseggiano gli iscritti, ma le visualizzazioni superano il centinaio per la video intervista ad Ippolita Baldini; con un nome formato hashtag , poi, l’iniziativa non poteva non essere presente nelle condivisioni degli utenti anche su Twitter e Instagram.

Gli ostacoli, oltre a quelli legati ad una ignoranza iniziale verso l’iniziativa, possono poi essere anche quelli derivanti dal toccare un tema caldo e sentito, che può incontrare polemiche e disappunto da parte di qualcuno. D’altronde, come affermato da Vitacca, «una campagna di sensibilizzazione può toccare la sensibilità di molti, nel bene e nel male». Un consiglio dell’esperta, allora, è quello di «agire nel rispetto dell’interlocutore e della sua libertà di opinione» e di certo «perché la campagna abbia successo deve essere a sua volta credibile, pertanto chi ci lavora e le realtà coinvolte (sponsor, media partner, etc.) devono essere a loro volta autorevoli e rispondere a principi di etica e coerenza».

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