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La Cina propone un meccanismo globale basato su QR code per i viaggi internazionali

Meccanismo globale basato su QR code: l'idea della Cina

Un meccanismo globale basato su QR code per favorire la circolazione sicura di persone a livello internazionale: è questa la proposta del governo cinese. I sostenitori dei diritti umani presentano però i potenziali pericoli del sistema.

Si tratterebbe di una sorta di “passaporto sanitario”, non molto diverso dal sistema di qr code già adottato in Cina a livello interno dall’inizio del 2020: la proposta annunciata dal presidente cinese Xi Jinping riguarda la creazione di un meccanismo globale basato su QR code per facilitare i viaggi internazionali e cercare di promuovere il normale funzionamento dell’economia mondiale durante la pandemia da coronavirus, in una fase in cui molti paesi si rifiutano di rimuovere le restrizioni relative ai viaggi a causa degli alti tassi di positività al COVID-19, ancora registrati in molte parti del mondo.

L’utilità di un meccanismo globale basato su QR Code (secondo il governo cinese)

Il settore dei viaggi è stato particolarmente colpito dall’emergenza sanitaria e nonostante la possibilità di avere il vaccino nei prossimi mesi paventata in diversi paesi c’è ancora una dura sfida da affrontare: infatti, secondo l’International Air Transport Association, «ci vorranno almeno tre anni affinché il settore dei voli internazionali si riprenda dalla pandemia da COVID-19».

La proposta di una soluzione da parte della Cina è stata annunciata il 21 novembre 2020 nel corso del summit del G20, dove il presidente Xi Jinping ha sottolineato, tra le altre cose, l’importanza di «armonizzare le politiche e gli standard e stabilire delle “corsie preferenziali che facilitino il flusso ordinato di persone», come riportato dall’agenzia di stampa cinese Xinhua. La Cina propone per questo un meccanismo globale basato su QR code pensato, secondo il leader cinese, per facilitare la circolazione sicura e tranquilla di persone e di beni, a livello internazionale. Come ha affermato il presidente, la soluzione consisterebbe in un sistema di «riconoscimento reciproco di certificati di salute basati sui risultati dei test dell’acido nucleico [i cosiddetti “tamponi”] sotto forma di QR code accettati a livello internazionale».

Xi Jinping non ha tuttavia fornito ulteriori dettagli sull’eventuale funzionamento di questo meccanismo, pensato per consentire un pieno ritorno ai viaggi internazionali (ancora sottoposti a tante limitazioni) e per facilitare la ripresa di numerose attività a livello globale. Inoltre, non è stato specificato se il sistema in questione potrà essere più o meno simile a quello già ampiamente diffuso in Cina per il contenimento dei contagi all’interno del territorio nazionale.

Il sistema dEI “codici di salute” attualmente utilizzato in Cina

Come strumento per fronteggiare la pandemia, a febbraio 2020 la Cina ha adottato un sistema fondato sull’attribuzione di QR code ai cittadini, sulla base del loro stato di salute (nello specifico circa l’eventuale positività al virus o il contatto con un soggetto infetto): una volta scaricata l’apposita app e compilati alcuni dati personali, tra cui eventuali contatti con persone positive o la presenza di sintomi, a ogni utente viene attribuito un QR code: se esso è di colore verde significa che il cittadino può spostarsi liberamente, mentre con un codice arancione o rosso bisogna sottoporsi a periodi di quarantena fino a due settimane.

Come emerge dalla testimonianza di Francesca Severino, una donna italiana residente a Shangai, pubblicata il 10 settembre 2020 dal Corriere della Sera, questo sistema serve a tracciare gli spostamenti geografici sul territorio nazionale: ogni cittadino possiede un «codice di salute» (health code), che, come viene spiegato nell’articolo, «è direttamente agganciato ai nostri telefoni mediante la app di pagamento Alipay – quindi alla nostra carta di credito – oppure attraverso la app WeChat (analogo di WhatsApp in Italia) – quindi al nostro numero di telefono personale». Il codice generato non è altro che un documento identificativo, che si aggiorna in tempo reale e che, come ha aggiunto Francesca Severino, può essere richiesto all’ingresso di luoghi come gli ospedali, i ristoranti o anche un ufficio. Poiché ogni codice è vincolato all’aerea geografica di residenza dell’utente, in caso di spostamento bisogna obbligatoriamente registrarsi mediante scansione del QR code per entrare in un’altra città, quindi ogni spostamento viene tracciato e mappato dal sistema.

La proposta potrebbe essere accettata dalla comunità internazionale? le principali preoccupazioni

Come fatto notare, il presidente Xi Jinping non ha chiarito se il meccanismo globale basato su QR code proposto dalla Cina potrà essere uguale o molto simile a quello appena descritto. Sembra tuttavia plausibile che il Paese voglia sfruttare l’esperienza già acquisita nei mesi precedenti, con l’uso di questa tecnologia nel territorio nazionale, per promuovere l’eventuale adozione di un sistema simile ma riconosciuto a livello globale. Come si può leggere nella trascrizione del discorso pubblicata dall’agenzia di stampa cinese, il presidente spera quindi «che altri paesi possano adottare questo meccanismo». In realtà, però, non sono mancate le voci contrastanti che si sono focalizzate sui potenziali rischi dell’adozione di un sistema simile.

Sicuramente è emersa l’urgenza di una ripartenza del mondo dei viaggi, un settore che rimane ancora particolarmente limitato a causa della pandemia: proprio per questa ragione diversi enti si sono pronunciati sulla necessità di adottare un “passaporto sanitario” che possa consentire ai viaggiatori di attestare il proprio stato di salute prima di prendere un volo. Per esempio, la compagnia aerea australiana Qantas ha annunciato che appena i vaccini saranno disponibili diventeranno un requisito per poter prendere l’aereo. Secondo l’opinione di Stuart Hargreaves, associate professor presso la Chinese University di Hong Kong, riportata dalla CNN, una volta che i vaccini per il COVID saranno disponibili nei differenti paesi «sarà necessario un passaporto digitale di salute» internazionale. «Affinché il settore dei viaggi possa avvicinarsi a ciò che era prima della pandemia, sarà necessario un qualche tipo di standard internazionale che sia facile da ottenere, facile da utilizzare, sicuro e in grado di proteggere la privacy» degli utenti.

Un sistema come quello attualmente in vigore in Cina desta comunque preoccupazioni dal punto di vista della privacy dei cittadini. Considerato, poi, il timore di diversi paesi riguardo all’uso della tecnologia da parte della Cina per fini di spionaggio c’è chi considera la proposta del governo cinese con un po’ di scetticismo e diffidenza. I dubbi, come ha fatto notare Stuart Hargreaves, sembrano essere collegati non all’uso del QR code in sé, bensì a questioni relative alla tipologia di dati raccolti, alle modalità e ai luoghi di raccolta, così come a chi avrebbe accesso a tali dati.

A tal proposito, il direttore esecutivo di Human Rights Watch, Kenneth Roth, ha espresso tramite un tweet notevole preoccupazione in merito all’adozione di un meccanismo globale basato su QR code come quello proposto dalla Cina, spiegando che qualcosa che nasce per questioni di salute «potrebbe facilmente diventare un cavallo di Troia per un controllo politico più ampio ed esclusione, paragonabile ai pericoli associati al Sistema di Credito Sociale cinese» (un’iniziativa creata dal governo di Pechino per classificare i cittadini in base alla propria reputazione).

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