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Comunicazione non verbale: un mondo di segnali

Comunicazione non verbale: un mondo di segnali

La comunicazione non verbale accompagna, enfatizza e conferma o smentisce le intenzioni alla base delle interazioni con gli altri.

La comunicazione non verbale – l’insieme dei segnali lanciati dal corpo – è da sempre oggetto di attenzione perché ritenuta un’inesauribile fonte di informazioni sul comportamento e sulle intenzioni altrui. Va precisato infatti che, rispetto alle semplici parole, la comunicazione non verbale è più rapida, meno consapevole e meno controllabile e regolabile, perché innata e non mediata dai filtri razionali del pensiero. Questi aspetti la rendono elemento di imprescindibile importanza nelle interazioni, dal momento che è stato dimostrato che essa interviene per la quasi totalità nel processo mediante il quale si formano le prime impressioni sugli altri.

Inoltre, dei famosi esperimenti operati da Albert Mehrabian nel 1972 presso l’UCLA dimostrano che, osservando il flusso delle interazioni quotidiane con gli altri, esse risultano composte da:

  • comunicazione non verbale, con un’incidenza del 55% sulla trasmissione del messaggio;
  • comunicazione paraverbale (es., tono, velocità, timbro, volume della voce), con un’incidenza del 38%;
  • comunicazione verbale, con un incidenza del solo 7%.

Le parole quindi non bastano a trasmettere  globalmente quel che si vuole comunicare agli altri e, difatti, ben più rilevanti elementi influenzano e interferiscono in questo processo. In effetti, la ricerca condotta da TalentSmart sulla scia di questi dati rivela che coloro che sanno leggere, interpretare e riconoscere adeguatamente i segnali della comunicazione non verbale rivestono importanti ruoli di potere. Dunque conoscere e reagire adeguatamente ai segni mostrati dal corpo dell’interlocutore, dà un inestimabile vantaggio: anticipare i comportamenti e le risposte altrui.

Quali sono i segni più indicativi della comunicazione non verbale?

 

Comunicazione non verbale: un mondo di segnali

  • Gambe e braccia incrociate sono tipicamente un segno di chiusura e suggeriscono che l’interlocutore – in preda a un blocco sia fisico che mentale – non è aperto ai messaggi che gli si stanno comunicando.
  • I sorrisi dimostrano che si può mentire anche sorridendo. Infatti il sorriso vero – quello di Ducheen (lo studioso che per prima lo ha osservato) – è accompagnato, oltre che dall’estendersi verso l’alto degli estremi della bocca, da movimenti degli occhi che, descrivendo dei piccoli angoli intorno ad essi, formano delle rughe, le cosiddette “zampe di gallina”; se il sorriso non è accompagnato da queste rughe non può che essere finto (sorriso falso).
  • La postura è rivelatrice del ruolo che si assume nell’interazione. Difatti, una postura eretta ed enfatizzata da gesti ampi rivela uno stato rigido e impostato, tipico di chi deve mantenere un certo “grado” di potere e distanza dagli altri; al contrario una postura rilassata, o eccessivamente morbida, può segnalare disinteresse verso il contesto.
  • La vicinanza o la lontananza dall’interlocutore – quella che viene definita come prossemica – ne rivela il grado di conoscenza e familiarità: una minore distanza denota intimità e conoscenza dell’altro, una distanza maggiore simboleggia la formalità di un rapporto.
  • I gesti rivolti all’altro e tipici di accompagnamento della comunicazione verbale (come l’indicare con lo sguardo) dirigono l’attenzione dell’interlocutore su ciò che si sta dicendo e denotano quindi sicurezza, mentre quelli rivolti a sé (ad esempio giocherellare con dita, anelli o collane) rivelano imbarazzo.
  • Diversi  elementi del viso sono coinvolti nella comunicazione non verbale e ogni espressione facciale (microespressione) ha un diverso significato: le sopracciglia che se si alzano ripetutamente manifestano un disagio che rivela paura, preoccupazione, sorpresa;  la mascella serrata indica una forte concentrazione su se stessi e, conseguentemente, un forte stress;  la fronte corrugata denota stress o, altrimenti, una mal predisposizione verso l’altro.
  • Non sbaglia infine chi, seguendo il detto, ritiene che “gli occhi sono lo specchio dell’anima”. Se con i gesti, le parole e il sorriso si può mentire, con gli occhi è impossibile. Diversi segni influiscono infatti nella comunicazione attraverso lo sguardo, come l’apertura oculare (maggiore è l’apertura oculare maggiore è l’attenzione e, viceversa, minore è l’apertura minore è l’interesse), la grandezza della pupilla (se si restringe denota perdita di interesse) e la direzione dello sguardo. Su quest’ultimo aspetto occorre fare delle precisazioni:
    – lo sguardo rivolto in alto a destra (ovvero in alto a sinistra dell’interlocutore) significa che si sta mentendo;
    – lo sguardo rivolto in alto a sinistra (ovvero in alto e a destra dell’interlocutore) rivela che si è intenti a ricercare ricordi veritieri;
    – lo sguardo rivolto in basso a destra comunica l’elaborazione di nuove sensazioni mediate dagli altri sensi;
    – lo sguardo rivolto in basso a sinistra denota un atto di riflessione con se stessi.

Da ciò risulta evidente che un’adeguata conoscenza della comunicazione non verbale possa rappresentare un ottimo incentivo, nonché vantaggio nelle interazioni quotidiane. Conoscere e riconoscere i segnali della comunicazione non verbale può migliorare la propria attività comunicativa e renderla più efficiente ed efficace, ma, soprattutto, può contribuire alla comprensione della veridicità dei messaggi altrui.

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