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Il nostro corpo diventa un promemoria: arriva la tecnologia body-on

Il nostro corpo diventa un promemoria: arriva la tecnologia body-on

Grazie alla tecnologia il corpo umano diventerà un'agenda nella quale memorizzare tutte le password e le chiavi d'accesso.

I codici di sicurezza, meglio conosciuti come password, sono presenti nel nostro quotidiano oramai da tempo e la preoccupazione di smarrirli o dimenticarli a volte è angosciante. Per risolvere questo tipo di problema, sono state inventate diverse app: esattamente come un portafogli, lo smartphone conterrà tutte le combinazioni ed i codici utili per qualsiasi operazione.

Tra queste vi è, ad esempio, aWallet Password Manager, una delle più popolari e disponibile per i dispositivi Android. L’applicazione ha la capacità di conservare in modo sicuro tutte password, che siano della carta di credito o i codici di accesso alla mail. Verrà richiesto, però, un codice madre” grazie al quale si effettuerà l’accesso ad un archivio contenente tutte le credenziali utili. In caso di furto del dispositivo le password resteranno comunque protette grazie al blocco che si innescherà dopo vari tentativi di apertura dell’applicazione. Vi è, inoltre, la possibilità di effettuare un backup così da recuperare tutti i dati e azzerarli per non renderli reperibili a nessuno.

Il problema della dimenticanza o dello smarrimento dei nostri codici personali è in parte risolto grazie a questo nuovo tipo di tecnologia, ma se esistesse un modo ancora più semplice, comodo e che non ci costringa a ricordare serie di numeri e lettere non sarebbe meglio? Grazie alla cosiddetta tecnologia body-on è il corpo umano a trasmetterecodici di accesso. Una ricerca dell’Università di Washington ha sperimentato, infatti, questo nuovo modo di accedere ai propri dati. Percomprendere però meglio il suo funzionamento è necessario ricorrere all’esempio presentato da uno dei ricercatori, Mehrdad Hessar: «Ipotizziamo di voler aprire una porta controllata da una serratura elettronica intelligente. Il metodo proposto prevede di toccare la maniglia della porta e contemporaneamente il sensore di impronte digitali del proprio telefono (o di un altro dispositivo) in modo che i dati segreti siano trasmessi tramite il corpo umano, che viene utilizzato come un vero e proprio “cavo”, senza nessuna dispersione nell’etere. Quali sono i vantaggi? Proprio un’affidabilità di gran lunga maggiore che punta ad aggirare la capacità dei cracker, sempre più sviluppata in tempi recenti, di intercettare le informazioni via etere», come si legge sul sito del quotidiano la Repubblica.

Il test di funzionamento è stato eseguito su un campione di dieci soggetti che differivano per altezza, peso e corporatura e che sono stati posizionati diversamente per dimostrare l’efficienza del dispositivo; i risultati ottenuti sono stati positivi: infatti i sensori abbastanza velocemente hanno ricevuto l’input e recepito la password. L’obiettivo a questa velocità è stato raggiunto, ma si lavora per rendere il meccanismo ancora più produttivo. I ricevitori, comunque, sono collocabili in qualsiasi parte del corpo. Per le verifiche son stati utilizzati dispositivi come l’iPhone, il trackpad di portatili Lenovo e il touchpad Adafruit.

L’idea di usare il corpo umano come trasmettitore non è del tutto nuova, ma per la prima i sensori d’impronte vengono utilizzati come trasmettitori d’informazione e non solo come dispositivi d’input.

La tecnologia fa sempre grandi progressi e riesce a risolvere non solo questioni più serie, legate alla salute degli individui, ma anche problemi e disagi che si vivono nel quotidiano: l’essere sbadati e poco attenti può giocare brutti scherzi, ma è importante soprattutto salvaguardare la propria privacy dagli hacker che circolano in rete. Niente più, dunque, piccoli pezzi di carta con annotazioni di numeri e lettere, niente più contatti in rubrica con nomi fasulli per nascondere il codice d’accesso alla carta di credito e niente più strategie paradossali per memorizzare password di indirizzi email o credenziali per accedere al sito dell’università: ci pensa il nostro corpo.

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