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I cinque suggerimenti ai manager aziendali (ma non solo) di Daniel Pink

Daniel Pink al Leadership Forum 2022

Serve ancora un ufficio? Serve più lavorare in modo sincrono o in modo asincrono? Serve solo sperimentare e alcuni consigli possono aiutare a farlo al meglio: ecco quelli di Daniel Pink al Leadership Forum 2022.

La scienza del momento perfetto” è il titolo dell’intervento del business thinker, autore di “Drive” e altri libri Daniel Pink al Leadership Forum 2022, iniziato con una domanda che, soprattutto dalla pandemia in poi, viene posta con sempre maggiore frequenza in ogni settore. La domanda è: «what is next?». La sua risposta è stata semplicemente: «non lo so, nessuno lo sa, perché nessuno può saperlo davvero», sottolineando così quanta poca “scienza” ci sia nel dare delle risposte certe a simili quesiti.

Serve ancora avere un ufficio per lavorare?

Tra le domande poste alla platea e alle quali ha cercato di dare delle risposte basandosi su un’analisi del contesto attuale, invece, una in particolare sembra poter restituire una sintesi del pensiero portato sul palco dell’evento: «Perché continuiamo ad avere un ufficio?».

Per molto tempo, ha affermato, ci sono stati validi motivi per averne uno, perché al suo interno si trovava tutta l’attrezzatura utile per lavorare, era il luogo in cui risiedevano i mezzi e gli strumenti della produzione. Oggi, però, anche un solo smartphone potrebbe essere un valido strumento di produzione, utile e, specie per alcune tipologie di lavoro, sufficiente da portare sempre con sé. Il solo smartphone, infatti, offre oggi tutti gli strumenti di lavoro prima presenti e disponibili all’interno di un ufficio. 

Nel caso in cui si abbia un ufficio, però, non si può trascurare un aspetto importante: non può essere più l’ufficio come era inteso generalmente fino al 2019 e non può avere più lo stesso aspetto: dovrebbe essere piuttosto come «una sorta di caffetteria», un luogo dove poter parlare e confrontarsi, non soltanto un luogo dove lavorare, semmai anche in silenzio.

Tra l’altro, uno dei motivi che potrebbero portare a optare per avere un ufficio potrebbe essere quello di poter lavorare più tempo in maniera sincrona con il proprio team. Il rischio in questo caso potrebbe essere, però, quello di lavorare eccessivamente in modo sincrono, facendo per esempio riunioni continue. È importante capire quando è veramente necessario lavorare insieme agli altri, nello stesso momento, e quando invece può essere più efficace lavorare in maniera asincrona, da soli. A volte lavorare con altri, stando in ufficio e facendolo in modo sincrono, potrebbe infatti non fare bene alle performance lavorative ed è essenziale capire quando può portare dei benefici all’azienda e ai progressi personali dei dipendenti e di business e quando no. 

Come capirlo? Daniel Pink ha affermato di non avere una risposta definitiva,

«ma tutti insieme possiamo trovare una risposta e possiamo farlo soltanto sperimentando».

Sperimentare: parola chiave per i manager aziendali

Perché, allora, sperimentare? Perché

«questo non è il momento della conoscenza, della consapevolezza; è il momento della sperimentazione. I business leader oggi devono lavorare come degli scienziati, quindi fare delle ipotesi, sperimentare, perfezionare le ipotesi di partenza, e così via».

Nella complessità dell’attuale contesto, «non è il momento di dare ordini, non è il momento di comandare». È invece il momento di dare suggerimenti, nella leadership aziendale come nella vita privata, ha affermato ancora Daniel Pink.

I cinque consigli di Daniel Pink al Leadership Forum 2022

Su come sperimentare Daniel Pink ha condiviso cinque suggerimenti o consigli, da seguire come una sorta di guida per trovare la propria strada in quel contesto attuale che ha definito come «il grande smistamento».

1. Autonomia

Il primo dei consigli di Daniel Pink è considerare il valore dell’autonomia.

«Poiché è molto astratto come concetto, quel che cerco di fare è pensare all’opposto, ossia al controllo. Gli esseri umani hanno soltanto due tipi di reazioni al controllo: lo si rispetta o lo si sfida. Però se si è leader in un’azienda le persone che fanno parte del proprio team devono essere motivate, interessate, appassionate, lavorare in modo creativo, non devono avere timore o essere spinte alla sfida, e senza l’autonomia questo non è possibile».

Quando si è al lavoro si vuole sentire la sensazione di autonomia relativamente a quello che si fa e a come lo si fa. Per spiegare meglio la differenza tra autonomia e controllo e come la prima sortisca più benefici in termini lavorativi per i dipendenti Daniel Pink ha presentato una matrice, con quattro dimensioni possibili.

Daniel Pink al Leadership Forum 2022

Fonte: foto scattata da Inside Marketing al Leadership Forum 2022

Se si ha un lavoro dove c’è potere decisionale basso e bassa complessità il lavoro risulta noioso. Quando i lavori sono abbastanza semplici ma hanno un alto potere decisionale, allora sono in un certo senso stimolanti.

Un lavoro con basso potere decisionale ma alta difficoltà porta al burnout , un problema molto diffuso oggi in tutto il mondo, che porta a una forte insoddisfazione.

Al contrario, un lavoro complesso con un alto potere decisionale, in cui si può esprimere la propria opinione, porta a forti stimoli, cosa importante per l’esistenza umana, e di conseguenza al cosiddetto “flow“: si vive un “flusso” in cui ci si sente soddisfatti.

Ecco perché l’autonomia ha una notevole importanza nel contesto lavorativo attuale ed è necessario prestare attenzione a non dare un basso potere decisionale nel contesto lavorativo.

Con lo smart working , per esempio, si è potuto sperimentare un alto livello di autonomia. Se durante il lockdown, a marzo 2020, si è stati costretti a sperimentare questa modalità di lavoro, oggi è importante non tornare indietro.

Stando ad alcuni dati riportati da Daniel Pink all’evento organizzato da Performance Strategies, gli italiani sono stati per esempio davvero sorpresi della loro produttività in smart working e quando è stato chiesto loro quanto potrebbe valere rispetto al proprio guadagno restare a casa due giorni a settimana, questi avrebbero risposto che sarebbero disposti a rinunciare al 5%. Questo dato non può essere ignorato. 

Daniel Pink al Leadership Forum 2022

Fonte: foto scattata da Inside Marketing al Leadership Forum 2022

Ovviamente non è possibile generalizzare: molte persone, ha affermato l’esperto, potrebbero non preferire o non amare l’autonomia. Ecco perché, come ha consigliato, si potrebbe considerare di cambiare l’impostazione di base: se qualche anno fa l’impostazione era quella di non dare autonomia alle persone che lavorano in un’azienda, oggi bisognerebbe dire a tutti che meritano di avere autonomia («default all’atonomia»). Dare fiducia, facendo sentire le persone parte dell’azienda e delle decisioni aziendali, e non soltanto dipendenti che eseguono dei compiti potrebbe portare, nella maggior parte dei casi, a risultati positivi. 

2. Progresso

Portare progressi all’azienda (e non solo) durante la propria giornata di lavoro, riuscendo a vedere progressi nella propria operatività, è uno dei motivatori principali per chi lavora.

Daniel Pink al Leadership Forum 2022

Fonte: foto scattata da Inside Marketing al Leadership Forum 2022

Il problema, però, è che la maggior parte delle persone non si rende conto di quando e se riesce a fare o a portare realmente progresso. Questo accade perché le persone nel loro lavoro non ricevono le giuste informazioni o informazioni a sufficienza, quindi non sanno se quello che stanno facendo serva davvero a compiere dei progressi.

Servirebbe allora quello che Daniel Pink definisce come «il rituale dei progressi»:

«quando non facciamo progressi ci sentiamo frustrati, non motivati. Mettere in atto un rituale di progresso significa riprenderci il nostro progresso. Basterebbe prenderci un momento nella giornata di 30 o 40 secondi in cui pensiamo al progresso che abbiamo fatto nel nostro lavoro. Al termine di ogni giornata, poi, potremmo provare a elencare tre cose che ci hanno permesso di progredire. Facendolo, sentiremo di essere molto più motivati nel nostro lavoro».

3. Motivazione (il perché)

Negli ultimi 25 anni, ha affermato Daniel Pink, si è dimostrato che il perché è il facilitatore di performance più efficace, perché è gratuito.

Spesso si concentrano le attenzioni sul come fare qualcosa, ma spostare la prospettiva focalizzandosi sul perché può apportare interessanti benefici in termini lavorativi. È sicuramente importante sapere come fare, le procedure, le modalità, ecc. per svolgere (o far svolgere) bene un lavoro, ma sapere anche il perché si sta lavorando (o si sta investendo in una risorsa che possa lavorare) a un certo compito, progetto e così via rende le attività più performanti, perché si ha più motivazione.

4. Ripotenziare (con delle pause)

Spesso si trascura un momento importante dell’attività lavorativa: la pausaLe pause sono delle deviazioni dal lavoro, ha meglio precisato l’esperto, ma non sono concessioni, sono parte delle performance, quindi necessarie. 

Si lavora meglio, infatti, solo ripotenziandosi e si possono considerare cinque principi base delle pause che aiutano a rigenerarsi. 

Daniel Pink al Leadership Forum 2022

Fonte: foto scattata da Inside Marketing al Leadership Forum 2022

Le pause si possono fare sia da soli che stando con altri; anzi, talvolta possono funzionare meglio, pure per le persone introverse, se vengono fatte con altri. Funzionano meglio, però, ha continuato Daniel Pink, se fatte all’esterno

In ogni caso, fare una pausa vuol dire staccarsi anche dagli schermi, non fare altro se non per esempio passeggiare per un po’, anche in compagnia, parlando di qualcosa che non sia legata al lavoro.

Programmare le pause può essere interpretato come un segnale di leadership, che porta a significativi aumenti di produttività e significative riduzioni di stress e/o di burnout.

5. Non avere rimpianti

Per l’ultimo consiglio Daniel Pink ha fatto riferimento a una ricerca condotta personalmente sul tema del rimpianto.

Per la ricerca sono stati raccolti 22mila rimpianti da altrettante persone in 109 paesi diversi. Analizzandoli è emerso che le persone sembrano avere sempre gli stessi quattro rimpianti:

  • si trovano a un bivio nella propria vita e o cambiano oppure continuano a fare come stanno già facendo e non sfruttano la possibilità/opportunità del cambiamento;
  • non hanno viaggiato abbastanza;
  • non hanno alzato (metaforicamente) la mano, ossia non si sono lamentate o non hanno espresso le proprie idee;
  • si sono concentrate troppo sul non sbagliare invece di pensare a fare.

Un altro rimpianto, poi, è quello dovuto alla volontà di aspettare il momento perfetto per arrivare alla scelta giusta, lasciando che il tempo passasse facendosi sfuggire svariate opportunità:

«il pentimento è anche un’esperienza formativa».

Il pentimento, però, non deve diventare centrale nelle proprie emozioni; soprattutto il rimpianto deve trasformarsi in azione e solo così diventa formativo.


A conclusione dello speech, Daniel Pink ha posto un’ulteriore domanda: «possiamo cambiare tutto?». La risposta data è «no», perché

«la domanda da fare è differente: “posso fare una piccola cosa oggi?”, “Sì”. Perché una piccola cosa diversa fatta oggi porta a un piccolo miglioramento domani».

Come e cosa cambiare, però, fanno parte della sperimentazione e dai risultati che si ottengono si possono innescare nuovi cambiamenti/miglioramenti.

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