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Dati personali: così la Rete sa tutto di noi

Dati personali: così la Rete sa tutto di noi

Ogni giorno disseminiamo una quantità sconfinata di dati personali: Predictive World ci aiuta a scoprire cosa la Rete sa di noi.

Un cyber-sistema in grado di conoscere qualsiasi dettaglio della nostra vita on e offline, compresa la probabilità di ammalarsi, essere accusati di reato grave, fare carriera non è più solo fantascienza, delle più cupe e dispotiche. Ogni giorno disseminiamo in Rete miliardi di gigabyte di dati personali (c’è chi ha stimato in media 2.5). Sono dati che provengono dai siti che visitiamo, dagli acquisti online, dagli innumerevoli servizi con login e dalle app installate sullo smartphone, specie se geo-localizzate. Senza contare le innumerevoli informazioni personali che ogni giorno regaliamo ai giganti del social networking.

Per avere un’idea dell’ordine di grandezza delle cose che la Rete sa su di noi? Basta scaricare, per esempio, il report di tutte le informazioni condivise su Facebook dal giorno in cui ci si è iscritti (è possibile da qualche mese, ndr) e tenere presente che è solo una frazione millesimale della nostra attività in Rete.

A dare forma e significato alla mole di dati personali raccolti e interpretati quotidianamente dai giganti del web ci ha pensato, però, anche Predictive World, un algoritmo in grado di aggregare tutte le tracce digitali lasciate dagli internauti tramite cookies, preferiti, like e reazioni su Facebook, etc. ed elaborarle in un modello rappresentativo di caratteristiche socio-demografiche, gusti, esperienze, previsioni di vita.

L’algoritmo è stato messo a punto dal Centro di Psicometria dell’Università di Cambridge tenendo conto dei risultati ottenuti su oltre 6 milioni di partecipanti a una ricerca, provenienti da 250 paesi e parlanti 7 lingue e, allo stesso tempo, attingendo alla cronaca per confermare le corrispondenze tra caratteristiche individuali e probabilità di essere coinvolti in determinate esperienze. In questo modo Predictive World riesce a fornire almeno sessanta diverse previsioni per ogni umano” (così l’interfaccia si rivolge agli utenti, ndr), in ambiti che vanno dalla salute al lavoro, dalla famiglia alla vita sociale. La formula scelta? È a metà tra un’esperienza interattiva e la data visualisation. Una volta effettuato l’accesso – lo si può fare anche tramite Facebook login e aumenta, in questo caso, la precisione delle previsioni fornite – e dopo aver aspettato qualche secondo che permette al sistema di elaborare la richiesta all’utente vengono restituiti dei grafi che riassumono tutto ciò che la Rete sa di lui e della sua vita futura. Si può intervenire a modificare alcuni parametri, soprattutto quelli che riguardano caratteristiche fisiche, stile di vita, condizioni economiche o lavorative e si ottengono così previsioni più precise e personalizzate. Il tutto mentre l’interfaccia continua a rivolgersi direttamente all’“umano” – l’effetto è un po’ kubrickiano – per rivelargli curiosità, smentire credenze popolari, metterlo in guardia da bufale, raccontargli di più su come informazioni apparentemente insignificanti se aggregate possono dire molto sulle persone e sulla loro vita.

Predictive World

I grafi di Predictive World

Uno degli obiettivi dichiarati di Predictive World, del resto, è proprio quello di svelare le correlazioni spesso ignorate tra sesso e salario, luogo di provenienza e rischio di essere coinvolti in fatti di crimine, personalità e speranza di vita.

Lo fa, anche, per promuovere Watch Dog 2, un gioco di casa Ubisoft in cui un sistema di cyber-controllo scheda, erroneamente, il protagonista come possibile criminale. Scenario non lontano, però, dalla realtà dei nostri giorni. Come ha osservato qualcuno, infatti, se una semplice interfaccia predittiva come quella in questione riesce a restituire un profilo abbastanza accurato di un utente qualsiasi, si può immaginare quanto precisi e rilevanti siano le profilazioni ottenute da soggetti pubblici, organismi di controllo, aziende con sistemi più raffinati.

Sono profili che, se si guarda ai risvolti pratici, possono avere le più diverse applicazioni nella vita di tutti i giorni, dalla prevenzione del crimine alla più personalizzata delle strategie di marketing. Pubblicitari e marketer, del resto, non sono nuovi a clusterizzazioni in grado di indicare il consumatore tipo, i suoi gusti, le sue abitudini d’acquisto. Conoscere le preferenze musicali, il genere di libri o film preferiti, gli acquisti più frequenti o, finanche, l’inclinazione psicologica di un internauta qualsiasi è strategico, in questo senso. Predictive World, insomma, non fa che rendere evidenti meccanismi già ampiamente noti e sfruttati dagli addetti del settore, tanto più che il trend è rendere sempre più tailored sull’utente e meno invasiva possibile qualsiasi strategia di comunicazione. Oltre a far riflettere sulle più concrete (e motivate) preoccupazioni rispetto alla privacy e alla riservatezza con cui dovrebbero essere trattati i dati personali affidati alla Rete.

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