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Design economy: il ruolo dell’Italia nel panorama europeo

Design economy e il ruolo dell’Italia nel panorama europeo

L'Italia è tra i big 5 Ue nel settore della design economy, fatturando più di 4 miliardi e collocandosi al secondo posto, subito dopo il Regno Unito

Le industrie di design sono quelle imprese che sono riuscite a registrare il miglior adattamento al nuovo quadro macroeconomico internazionale, mostrando una competizione sempre più serrata. A sottolinearlo è uno studio, svolto dalla Fondazione Symbola nel 2017, che prende il nome di design economy. «Il design rappresenta un modus operandi non solo legato alla risoluzione di problemi estetici, ma anche alla capacità di gestire e risolvere problemi complessi: dall’ideazione di nuovi prodotti all’individuazione di nuovi mercati, fino alla ricerca di nuovi significati» – come si legge all’interno della ricerca –definizione che il design italiano sembra ricoprire alla perfezione.

Prendendo infatti in considerazione il fatturato, l’Italia con 4,4 miliardi di euro si ritrova in seconda posizione tra le grandi economie europee dopo la Gran Bretagna (8,8 miliardi), seguita da Germania (3,6), Francia (1,9) e Spagna (1,0). Stessa cosa se si considera il dato sulla specializzazione. L’Italia rientra così tra i big 5 Ue per valore aggiunto con 1,9 miliardi di euro. Inoltre, gli addetti italiani sono presenti anche nel resto d’Europa nel numero di uno su cinque, alimentando la competizione.

Qualora servissero dati maggiormente tangibili a dimostrazione della posizione privilegiata rivestita dall’Italia, attraverso il ‘Registered Community Design’  che registra tutti i progetti e i disegni creati in ambito industriale – sappiamo che nel 2016 il nostro Paese ha sfiorato le 10mila unità. Un valore tutt’altro che stagnante, poiché in costante crescita.

SPECIALIZZAZIONI E LUOGHI DI ECCELLENZA PER LA DESIGN ECONOMY

È lecito, allora, domandarsi quali siano i settori di specializzazione italiana. Uno dei più sviluppati è quello dell’oreficeria, per il quale più di un brevetto depositato su quattro è italiano. Tale campo viene superato solo dall’arredamento e seguito poi dal settore tessile e da quello alimentare.

In Italia, però, le imprese del design assumono nella gran parte dei casi dimensioni molto ridotte e il 98,8% non raggiunge le dieci unità lavorative. Dove sono collocate? Queste industrie si concentrano soprattutto in quattro regioni che assieme rappresentano oltre la metà del sistema produttivo di settore: si tratta di Lombardia (24,9%), Emilia Romagna (11,6%), Veneto (11,2%) e Piemonte (10,5%). Un’ulteriore curiosità è che proprio queste regioni sono anche il cuore del Made in Italy e della produzione locale.

Il campo del design è riuscito ad affrontare (e superare) persino la crisi economica collocata tra il 2011 e il 2015, crescendo a ritmi superiori a quelli degli altri comparti dell’economia italiana.

METODOLOGIA E OFFERTA FORMATIVA ITALIANA

L’offerta formativa italiana, come indicato dallo stesso studio, è estremamente eterogenea. Non a caso, esistono numerosi istituti e corsi ad hoc pensati per ogni esigenza. Ad esempio, tra gli istituti pubblici e privati riconosciuti dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca a formare professionisti del design troviamo Università e sistema AFAM (Accademie delle Belle Arti, Accademie delle Belle Arti Legalmente Riconosciute, Istituti Superiori per le Industrie Artistiche – ISIA – e Istituzioni autorizzate a rilasciare titoli più o meno equivalenti).

Gli istituti quindi che attualmente possono attivare simili corsi sono 89 suddivisi in 29 Università, 20 Accademie di Belle Arti, 20 Accademie Legalmente Riconosciute, 14 Istituti autorizzati al rilascio di titoli AFAM e 6 Istituti Superiori per le Industrie Artistiche (ISIA); questi ultimi sono presenti solo in poche città tra cui Roma e Firenze. Di questi 89 istituti, nell’anno accademico 2014/2015 solo 63 hanno rilasciato titoli per il settore, formando quasi 8mila designer.

Per l’anno accademico già menzionato sono stati presi in esame 272 corsi di studio e suddivisi in sei aree di specializzazione:

  • Product, sui processi di innovazione nei prodotti con una particolare attenzione all’aspetto estetico-formale che ne fa “oggetti di design”;
  • Space, sull’arte e sulla scienza della progettazione degli spazi;
  • Communication, sulla concezione, creazione e realizzazione di artefatti comunicativi che rispondano ai problemi e ai bisogni comunicativi della cultura contemporanea;
  • Fashion, legato a moda e vestiario;
  • Digital, sulla progettazione di ambienti virtuali;
  • Service & Strategic, dove il service design fa riferimento alle attività di pianificazione e progettazione di tutti gli elementi che compongono un servizio allo scopo di migliorarne l’esperienza in termini di qualità e interazione tra fornitore e utente (per esempio il design legato al turismo).

Tra le scelte dei designer predominava (e ancora predomina) l’area tradizionale del Product, seguita dall’area in forte crescita della Communication e dal Fashion; infine le aree Space e Service & Strategic superano quella Digital, purtroppo ancora in nuce nonostante le sue enormi potenzialità.

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