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Metà dipendenti metà imprenditori: ecco gli intrapreneur, il futuro delle aziende

Gli intrapreneur, figure a metà tra dipendenti ed imprenditori, saranno il futuro delle aziende

Gli intrapreneur sono sempre più ricercati nell’attuale mercato lavorativo perché capaci di conciliare attività opposte tra loro: un ritratto

In uno scenario lavorativo profondamente mutato, diventato più dinamico, flessibile e capace di portare al cambiamento aziendale come opportunità, si rende sempre più necessario per le imprese dotarsi di forza lavoro non solo altamente specializzata, in grado di svolgere adeguatamente le proprie mansioni quotidiane, ma anche ricca di creatività e inventiva. Le figure ideali, quindi, sarebbero gli intrapreneur, dipendenti che conciliano il loro lavoro quotidiano con le loro aspirazioni imprenditoriali.

Perché lo spirito di iniziativa e di imprenditorialità è così fondamentale per le aziende? Ci si trova sempre di più a fare i conti quotidianamente con ostacoli organizzativi, logistici, economici che richiedono risposte adeguate e in tempi celeri, per cui avere all’interno della propria organizzazione figure che mirano a concretizzare le proprie aspirazioni di business insieme alla crescita e all’evoluzione può fare la differenza rispetto ad imprese ‘tradizionali’. In altre parole, gli intrapreneur possono essere la linfa vitale in grado di ossigenare aziende in affanno.

Lo spirito di innovazione , la creatività e il problem solving, quindi, permettono a dipendenti e manager di poter sviluppare nuove idee e di poter esplorare nuove strade da percorrere per realizzare percorsi e scenari di crescita, da un lato, e per estendere il raggio di osservazione dei problemi e delle situazioni decisionali in modo da potere affrontarle in modi sempre più originali, dall’altro. Da ciò emerge la constatazione che presupposto fondamentale per la coesistenza tra dipendenti tradizionalisti ed intrapreneur è l’apertura verso la decentralizzazione per cui il potere decisionale non è dato solo ai vertici dell’azienda, ma a tutti coloro che dimostrano grande potenziale imprenditoriale e capacità gestionali. In altri termini, essendo leader di se stessi, riescono a realizzare ciò che si prospettano in perfetta armonia con le mansioni quotidiane.

Storia dell’evoluzione dell’intrapreneurship

Il concetto di “intrapreneurship” ha mosso i primi passi nel 1978 quando, ancora studenti, Gifford e Elizabeth Pinchot organizzarono le loro impressioni in merito all’intra-corporate-entrapreneur. Successivamente, nel 1985, l’economista Norman Macrae in un articolo per l’Economist, definì Gifford Pinchot “il padre fondatore dell’intrapreneurship”. Da allora l’intrapreneurship ha guadagnato sempre più terreno nel mercato lavorativo, perfezionando le sue strategie e metodologie, fino ad esplodere in negli ultimi anni, dove la necessità di innovazione e di adattamento alle nuove tecnologie, la leadership diffusa e l’holacracy hanno reso preparato l’azienda a questa nuova figura. Infatti, considerando tutti questi fattori di dinamismo, è diventato essenziale per un’impresa aprirsi a nuovi orizzonti, a nuove skill e competenze che richiedono ai dipendenti la capacità di conciliare più aspetti e compiti apparentemente opposti.

Inoltre, un ulteriore fattore che ha spinto verso l’intrapreneurship è stato l’ingresso nel mondo del lavoro dei Millennial, categoria cui appartengono giovani dinamici, attivi, creativi che non vogliono porsi dei limiti all’interno del lavoro. Caratteristiche queste che si traducono in una spinta imprenditoriale che porta alla costituzione di startup e idee innovative di business che, nel caso dell’intrapreneur, si possono concretizzare in seno all’azienda in cui già operano poiché sarebbero a disposizione tutte le infrastrutture che servono, oltre al finanziamento.

Il ritratto del perfetto intrapreneur

Partendo da simili premesse, anche Hays – società leader attiva nel recruitment di profili di top e middle management – nel numero di ottobre 2016 dell’Hays Journal ha affrontato da vicino la questione dell’intrapreneur e delle caratteristiche e competenze che questa figura deve avere per svolgere in maniera impeccabile i compiti che gli vengono assegnati. Gli specialist recruiter dell’azienda hanno chiarito le motivazioni del sempre crescente interesse della divisione “Ricerca & Selezione” delle risorse umane per gli intrapreneur: profili professionali abili nel conciliare quotidiane mansioni lavorative con una forte spinta motivazionale verso l’innovazione, declinata secondo la propria capacità imprenditoriale e il proprio spirito d’iniziativa.

Dunque, l’intrapreneur è quel professionista che, curioso ed ambizioso oltremodo, si rifiuta di rimanere “invischiato” nei soliti schemi lavorativi da dipendente perché consapevole di poter offrire molto di più all’azienda per la quale lavora: intuizione, intraprendenza, progettualità e, soprattutto, aria di novità e di cambiamento, attraverso una reale propensione alla realizzazione di progetti innovativi che rendano l’azienda più moderna. Tale propensione si articola essenzialmente in due pratiche:

  • il “learning by doing”: la capacità di imparare, da ciò che si fa, a saper cogliere e rispondere adeguatamente alle nuove sfide. Difatti, proprio un’estrema conoscenza di ciò che si fa permette di riconoscere e proporre le soluzioni più idonee, impegnandosi nella loro realizzazione;
  • il “lean startup”: la capacità di adottare e di coltivare una vera e propria cultura del fallimento in virtù della quale saper fronteggiare gli sbagli – perché consapevoli della loro importanza nel ciclo della vita, anche di quella organizzativa – senza esserne intimoriti, ma imparando a valorizzarli, poiché permettono l’apertura a nuovi scenari e a nuove dinamiche. In altre parole, la tendenza a riconoscere tempestivamente gli errori, senza rifuggirli, per potervi porre rimedio altrettanto tempestivamente.

È altrettanto importante sottolineare che gli intrapreneur debbano essere incoraggiati e non ostacolati nell’esplorazione dei loro progetti di business.

Come l’organizzazione può incrementare l’intrapreneurship?

Secondo gli esperti di Hays, i vertici aziendali devono adottare due strategie comportamentali organizzative per favorire l’intrapreneurship:

  • accettare la sfida verso l’innovazione portata dagli intrapreneur, incentivandola anche attraverso l’adozione di schemi di lavoro più flessibili, alla stregua dello smart working, in grado di permettere a queste figure di non restare vincolati all’organizzazione, ma di sfruttare il tempo lontano dall’azienda per ricercare nuove ispirazioni ed idee;
  • promuovere una cultura di falsificazione che consenta di mettere in discussione idee e metodi di lavoro prima di accettarli, confrontando le varie alternative per scegliere quella più adeguata all’azienda.

Sulla scia di queste considerazioni, Carlos Soave – Managing Director Hays Italia – ha dichiarato spiegato che “l’avvento di startup sempre più innovative sta spingendo le aziende di tutte le dimensioni a ripensare i vecchi modelli di business, elaborandone di nuovi per restare al passo con le nuove sfide del mercato. […] L’intrapreneurship offre al professionista notevoli vantaggi sia a livelli di assunzione sia di mantenimento del posto di lavoro. Gli intrapreneur, infatti, hanno la libertà di sviluppare e realizzare le proprie idee senza dover lasciare l’azienda, ma al contrario diventando sempre più parte integrante di essa».

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