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La vita in un rifugio nelle Alpi francesi: la storia di una famiglia raccontata da Patagonia

Patagonia The High Life documentario
Fonte: Patagonia

Sarah Cartier è la custode di un antico rifugio in cui ospita degli alpinisti, vivendo lì con marito e figli. Nel documentario "The high life" Patagonia racconta la sua storia, evidenziano i legami con i valori del brand.

Il rifugio Charpoua non è destinato ai turisti: situato sopra la valle di Chamonix, in Francia, questo luogo è particolarmente difficile da raggiungere e quindi solo alpinisti esperti e pochi escursionisti riescono ad arrivarci. Eppure, con l’aiuto del marito Noé Treboux, Sarah Cartier ha deciso di diventare custode del rifugio, portando con sé anche i suoi figli, Armand (tre anni) e Camille (7 mesi), e vivendo in questo luogo nei mesi estivi.
Per diverse ragioni questa storia veicola valori e caratteristiche che contraddistinguono Patagonia: per questo motivo il colosso dell’outdoor ha deciso di raccontarla nel documentario “The high life“.

“The high life”, il documentario di Patagonia sulla vita di una famiglia “ad alta quota”

Com’è vivere in un luogo isolato, a 3mila metri di altitudine, con due bambini piccoli? In un documentario rilasciato l’11 gennaio 2023 sul canale YouTube di Patagonia, il brand presenta la storia di Sarah Cartier, una giovane donna di Chamonix che ha deciso di occuparsi del rifugio Charpoua, «una struttura edificata su una roccia nel 1904».

Quando parla del suo lavoro di custode del rifugio, Sarah si definisce una sorta di «governante ad alta quota» il cui lavoro è quello di «preparare della zuppa a 3mila metri di altitudine», come afferma nel video della durata di 15 minuti. Il suo è infatti un compito importante, che ha a che fare con i bisogni primari: da metà giugno a fine agosto si occupa infatti di offrire vitto e alloggio agli alpinisti che scalano le leggendarie vette di Les Drus, oltre a «fornire informazioni, supervisionare le scalate e a prestare primo soccorso in caso di bisogno», come si apprende da un comunicato stampa rilasciato il 12 gennaio 2023 da Patagonia.

The High Life | The Final Season of Chamonix’s Oldest Refuge
The High Life | The Final Season of Chamonix's Oldest Refuge

La protagonista del documentario di Patagonia “The high life” svolge quest’attività da otto estati, trascorrendo così di fatto tre mesi in isolamento. L’estate 2022 è stata però l’ultima prima della distruzione del rifugio, diventato poco stabile perché la struttura in legno ha cominciato a usurarsi. Come spiegato nel video, dove vengono ripresi gli ultimi giorni con la struttura ancora intatta, questa verrà ricostruita, con le stesse dimensioni e lo stesso numero di posti letto, ma in modo da diventare più comoda (anche) per i custodi.

Foto Theo e armand patagonia the high life

Foto di Theo e Armand. Fonte: Patagonia

Sono molte le sfide legate alla scelta di vivere in un posto simile: per raggiungerlo, in effetti, è necessario «affrontare scale molto ripide, traversate di ghiacciai e morene instabili», come si apprende dal comunicato. Si deduce dunque che la decisione di crescere dei bambini in un rifugio nelle Alpi non sia semplice e Sarah ammette di essere stata per questo molto criticata. Tuttavia, nel documentario il marito parla di come i figli si siano abituati a vivere in una casa e in un luogo così diversi, imparando presto a riconoscere i pericoli e adattandosi facilmente a uno stile di vita molto semplice.

Foto sarae camille patagonia the high life

Foto di Sarah Cartier e Camilla Treboux. Fonte: Patagonia

Le difficoltà però riguardano ovviamente le attività quotidiane più semplici: per esempio, nel video la custode spiega che ha deciso di preparare pasti vegetariani e con prodotti locali. Nonostante qualcuno abbia cercato di dissuaderla, ricordandole i costi più elevati che una dieta di questo tipo può comportare, Sarah Cartier ha scelto di portare avanti questa abitudine alimentare. Anche per questa ragione Antoine Bletton, un amico della coppia e alpinista, definisce la protagonista una donna «genuina, con una morale», che «ama vivere in montagna con un stile di vita minimalista».

Nel documentario sono ripresi paesaggi mozzafiato delle vette di Les Drus e, a tal proposito, Sarah Cartier sostiene che ci sia «qualcosa di mistico» in quel luogo, ricordando che le «persone si recano in montagna per un senso di libertà» che il posto può offrire, rispetto al caos e al rumore delle grandi città.

Perché Patagonia ha creato questo documentario (e cosa racconta della marca)?

Nel documentario preso in analisi, la marca statunitense ha deciso di raccontare com’è la vita nel rifugio Charpoua con due bambini piccoli. Cosa c’entra, però, la storia di Sarah e della sua famiglia con il brand di abbigliamento e attrezzature outdoor?

Per comprendere la scelta dell’azienda bisogna innanzitutto analizzare quelli che Patagonia definisce come i core value alla base della propria identità. Il primo valore presentato sul proprio sito è quello della qualità dei propri prodotti. Molti dei capi e delle attrezzature di Patagonia sono pensati per svolgere attività come l’alpinismo e l’esplorazione di luoghi difficilmente raggiungibili. In un luogo come il rifugio Charpoua, dove Sarah trascorre fino a tre mesi in totale isolamento con la sua famiglia, è facile comprendere l’importanza dell’utilizzo di attrezzature e capi che siano non solo adatti a supportare temperature estreme ma anche comodi e resistenti. Non a caso, in una scena del video Sarah indossa un cappello di Patagonia e Armand indossa invece un caldo smanicato della stessa marca.

Questo sarebbe l’unico riferimento esplicito a Patagonia, poiché in nessun altro momento nel documentario è possibile notare altri segni distintivi come il logo o il nome della marca.

documentario patagonia the high life riferimenti al brand

Fonte: Patagonia

Anche se il brand non viene citato nel corso del documentario, quest’ultimo si apre con un paesaggio delle Alpi francesi, nello specifico con delle montagne, facilmente collegabili all’attività del brand e al relativo logo che corrisponde proprio al disegno di una catena montuosa.

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Frame iniziale del documentario di Patagonia “The high life” e logo del brand. Fonte: Patagonia

Tra i core value di Patagonia vengono citati anche l’integrità e l’ambientalismo, due valori che sembrano plasmare il quotidiano di Sara, come messo in evidenza nel documentario.

Infine, l’ultimo dei valori presentati sul sito è legato alla volontà di non essere «vincolato alle convenzioni» e di «trovare nuovi modi per fare le cose», proprio come ha deciso di fare Sarah, adottando, coraggiosamente, uno stile di vita alternativo, molto diverso da quello di altre famiglie. La storia della protagonista è dunque perfettamente in linea con l’identità della marca che cerca di distinguersi dai competitor , anche radicali: si pensi alla scelta del fondatore di Patagonia, nel 2022, di cedere la proprietà dell’azienda a due organizzazioni non profit impegnate nella lotta al cambiamento climatico.

La decisione di Sarah, come quella del fondatore di Patagonia, non potrebbero mai essere viste come “la strada più facile” da seguire eppure i risvolti positivi ci sono stati, per entrambi. A tal proposito, come ha dichiarato la custode, «avere i miei figli qui ha favorito un nuovo equilibrio delle relazioni. […] Quando alcuni degli alpinisti si rendono conto che sto crescendo i miei figli qui da sola, sostengono che in confronto scalare Les Drus non è poi così difficile».

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