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Effetti dei social media sugli utenti: dal cyberbullismo all'utilità per scopi sociali

Effetti dei social media sugli utenti: dal cyberbullismo all'utilità per scopi sociali

Gli effetti dei social media sugli utenti possono essere negativi ma anche positivi. Ecco alcuni studi e consigli degli esperti.

I “media sociali” hanno rivoluzionato il modo di comunicare, di relazionarsi con gli altri e di vivere la realtà. Diversi studi, quindi, hanno iniziato ad indagare gli effetti dei social media sugli utenti, al fine di comprendere in che modo è cambiata la percezione del mondo. Fino a che punto, infatti, questi spazi virtuali possono influenzare la vita degli individui? In che modo possono aumentare, per esempio, ansia e frustrazione? Come possono, invece, migliorare la salute fisica e mentale degli individui?

«I social sono spazi virtuali ma producono emozioni reali», spiega il Dottore Brian Primack, direttore del Centro di Ricerca su Media, Tecnologia e Salute dell’Università di Pittsburgh. In effetti, nonostante si tratti di spazi virtuali, Facebook, YouTube, Twitter e Instagram non sono altro che frammenti della realtà vera e propria oltre che palcoscenico di esperienze online più o meno positive per i diversi attori, cioè gli utenti. Secondo il report “Status of Mind: Social media and young people’s mental health” della Royal Society for Public Health (RSPH) e del Young Health Movement, i social possono condizionare in diversi modi la salute mentale degli utenti, a volte in maniera positiva, altre volte in maniera negativa.

Una vita da favola (ma solo sui social)

Se l’erba del vicino è sempre sembrata più verde, le piattaforme di social networking l’hanno fatta diventare più verde ancora. L’impatto dei social media sugli utenti, infatti, ha portato – soprattutto i più giovani – a filtrare le informazioni pubblicate, privilegiando la condivisione di esperienze ed emozioni principalmente positive della propria vita, al fine di mostrare una realtà migliore al proprio ‘pubblico’.

Molte sono, in verità, le campagne che cercano di contrastare questa tendenza, ricordando agli utenti che una vita perfetta non esiste e che il confronto continuo delle proprie esperienze con quelle ritrovate all’interno del newsfeed delle piattaforme può portare, tra i vari effetti dei social media, ad ansia e frustrazione. Il video di Higton Bros, per esempio, descrive la facilità con cui sui social è possibile creare l’immagine di una vita perfetta ma spesso molto lontana dalla realtà.

L’espressione inglese “Compare and despair” (“Paragonati e disperati”, ndr) esprime alla perfezione ciò che alcuni autori descrivono come una tendenza accentuata dall’utilizzo dei social media: la propensione a paragonare la propria vita a quella dei propri contatti social può portare ad effetti negativi, in relazione anche alla propria autostima. Il problema è principalmente cercare continuamente di trovare, nella vita altrui, lo spunto per giudicare la propria vita e le esperienze personali; un atteggiamento, questo, perfettamente normale, tipico dell’essere umano, ma che è stato portato all’estremo dalle dinamiche della rete.

Uno studio ha messo in relazione l’uso di Facebook con il grado di soddisfazione circa il proprio corpo di adolescenti e giovani donne. È emerso che questa categoria, pur usando il social per brevi periodi di tempo, tende a mostrare più preoccupazione nei confronti del proprio corpo (desiderando di voler cambiare qualcosa del viso o anche dei capelli) rispetto a chi non utilizza Facebook. Una conseguenza è, dunque, l’impatto negativo sull’umore delle donne.

Da altri studi, poi, è emerso che tra gli effetti dei social media ci sarebbero diversi disturbi di natura psicologica. Come evidenziato dal saggio “Association between social media use and depression among U.S. young adults”, sembra ci sia una «forte e significativa relazione tra l’utilizzo dei social media e la depressione».

Nella ricerca della RSPH, invece, i giovani intervistati ammettevano che quattro delle cinque piattaforme che utilizzavano di più accrescevano la loro ansia che spesso è collegata al “fear of missing out“, cioè alla sensazione che un individuo prova quando non ha la possibilità di connettersi o quando non ha accesso al cellulare, cosa che non gli consente di essere online provocandogli di conseguenza la paura di perdersi qualcosa, magari un’esperienza che gli altri stanno vivendo o di cui stanno parlando.

Tra gli effetti dei social media, inoltre, è stato riscontrato anche un impatto negativo sulle ore medie di sonno di un individuo. Da una ricerca pubblicata dal Journal of Youth Studies e basata su un campione di 900 studenti tra i 12 e i 15 anni, è emerso che un ragazzo su cinque si sveglia di notte per inviare o controllare i messaggi ricevuti sui social.

Effetti dei social media: la dipendenza

Perché si dovrebbe diventare dipendenti dai social media? Secondo Daria J. Kuss e Mark D. Griffiths la dipendenza dovrebbe essere legata al bisogno di affermazione della propria identità e ad una tendenza, a volte quasi narcisistica, a condividere le proprie esperienze ed opinioni che porta ad una sensazione di compiacimento quando queste vengono condivise e apprezzate dagli altri.

In quest’ottica, secondo gli autori, la logica tendenzialmente ‘egocentrica‘ su cu si basano renderebbe i social media perfette vetrine per l’esposizione del sé«è l’individuo il centro dell’attenzione e non la comunità», come spiegano, proprio perché agli utenti è consentito di presentarsi nella migliore maniera possibile. La dipendenza da social potrebbe portare all’insorgere di ulteriori problemi, come ad esempio la difficoltà a trascorrere del tempo senza connettersi.

Impatto dell' utilizzo dei social media sulla salute mentale

Però, tra gli effetti dei social media ce ne sono anche alcuni positivi, come ad esempio l’immediata felicità – che va ad incidere sull’umore degli utenti – derivante dai “Mi Piace”, dalle reazioni, dai commenti positivi ai contenuti postati. In particolare, questi ‘input’ positivi potrebbero innescare delle dinamiche che favorirebbero il rilascio di dopamina proprio all’arrivo di notifiche sul cellulare. Nonostante le funzioni di questo neurotrasmettitore siano ben più complesse, la dopamina risulta particolarmente utile nel motivare le persone a portare a termine dei compiti; questo perché i livelli aumentano quando l’individuo percepisce uno stimolo che può condurre ad una ricompensa, cosa che genera una sensazione di benessere. Secondo il Professore Mauricio Delgado, docente di Psicologia presso l’Università di Rutgers, è proprio questo che succede quando un individuo vede una notifica sullo smartphone: avverte la possibilità di una piccola ricompensa, collegata al senso di gratificazione che il riconoscimento sociale comporta.

In uno studio condotto dall’Anxiety UK il 45% degli intervistati ha dichiarato di provare disagio emotivo e preoccupazione quando non ha la possibilità di accedere ai social network o alle email; il 60% ha affermato invece di dover spegnere il computer o lo smartphone per riuscire a fare una pausa, non essendo in grado di ignorare semplicemente le notifiche.

Questi studi, dunque, mettono in risalto gli effetti dei social media sulla salute degli individui, evidenziando come l’abuso e gli eccessi possano causare non pochi danni.

Il ‘lato oscuro’ dei social è stato messo in luce anche da alcune celebrità, come ad esempio Selena Gomez che nel 2016 è diventata la persona con più follower al mondo su Instagram (circa 100 millioni). Ciò che per molti potrebbe rappresentare un sogno, per la giovane attrice e cantante è diventato un vero e proprio incubo, terminato soltanto dopo un ricovero di tre mesi in una clinica per disintossicarsi da tutto ciò.

Cyberbullismo e pressione sociale amplificata dai social

Quello del bullismo è un problema molto comune specialmente tra i più giovani e se alcuni anni fa veniva limitato soltanto all’ambiente scolastico, con lo sviluppo dei nuovi mezzi di comunicazione la situazione può proseguire anche al ritorno a casa, iscrivendosi, di fatto, tra i più pericolosi effetti dei social media.

Piattaforme come WhatsApp o Snapchat sono particolarmente apprezzate dalle nuove generazioni ma spesso vengono utilizzate dagli aggressori come mezzo per affermare il controllo sulla vittima, anche a distanza. Secondo uno studio, sette persone su dieci persone sono state vittime di cyberbullismo, cioè di una tipologia di ‘offesa’ (nel senso più ampio del termine) avvenuta tramite la Rete. Si tratta indubbiamente di un numero preoccupante, considerando soprattutto che il 37% dei giovani ha dichiarato di esserne vittima in maniera frequente.

In situazioni più estreme, la condivisione virale di video e immagini di carattere privato ha portato anche al suicidio, soprattutto quando si è trattato di riprese effettuate spesso contro la volontà delle persone coinvolte, perché il buzz sui social diveniva insostenibile.

Come i social possono promuovere il benessere degli utenti

Nonostante i numerosi negativi effetti dei social media sugli utenti, quando utilizzati in modo errato o quando vi è un abuso, essi possono in ogni caso contribuire a migliorare la qualità di vita delle persone. Di fatto nascono come strumenti di comunicazione e networking, quindi per agevolare e stimolare le relazioni interpersonali, avvicinare individui con interessi simili, ma anche con analoghi problemi.

Attraverso queste piattaforme, infatti, gli utenti possono trovare il supporto psicologico di cui necessitano per superare diversi ostacoli. Il saggio Health and illness in a connected world: how might sharing experiences on the Internet affect peo­ple’s health?” spiega proprio in che modo ascoltando le esperienze e le testimonianze degli altri si può trarre beneficio per se stessi. Si pensi, per esempio, alle comunità anti-bullismo oppure le associazioni che forniscono supporto emotivo a persone affette da depressione o disturbi dell’umore.

Se da un lato è vero che i social possono contribuire alla creazione di ideali di vita utopici e di corpi perfetti, dall’altro è sempre più frequente ritrovare dei movimenti che vanno controtendenza, promossi anche da celebrità che, ad esempio, parlano apertamente dell’utilizzo di Photoshop per modificare le loro foto oppure decidono di pubblicare foto in cui appaiono in maniera naturale. Questi movimenti, che spesso diventano virali poiché condivisi da account ufficiali delle celebrità, servono per portare i giovani ad assumere comportamenti etici sui social, lasciando che si identifichino con gli influencer.

Tra i positivi effetti dei social media vi è anche la possibilità di rendere più accessibili informazioni circa malattie e possibilità di assistenza per chi ne è affetto.

Utilizzo dei social media per cause sociali ed espressione dell’identità

Se da un lato il passaparola negativo e le fake news possono facilmente diffondersi sui social e provocare danni, dall’altro queste piattaforme costituiscono un importante mezzo di promozione di cause sociali. Sono tantissimi, infatti, gli esempi di video e altre tipologie di contenuti relativi a richieste di aiuto o informazioni di allerta divenuti virali sui social. Questo ha contribuito ad aumentare la consapevolezza circa importanti cause sociali, facilitando anche la raccolta fondi online.

Durante il Social Media Marketing Day 2017 Giovanni Cupidi, vicepresidente dell’associazione Insieme per l’Autismo, affetto da una grave tetraplegia causata da un’ischemia dell’arteria midollare cervicale, ha spiegato come i social media possano essere utili per persone che, come lui, hanno bisogno di assistenza continua a domicilio, per esempio. Queste piattaforme, difatti, facilitano la condivisione di petizioni e campagne di fundraising.

Inoltre, i social media rappresentano anche uno spazio in cui esprimere la propria identità, individuale ma anche collettiva. 

I gruppi di Facebook, ad esempio, o gli hashtag di Instagram consentono di autoidentificarsi come appartenenti ad un determinato movimento, a un gruppo o a un’ideologia e di ritrovare delle persone con interessi simili.

In un’ottica individuale, invece, in particolare nel caso degli adolescenti, queste piattaforme divengono fondamentali nel processo di costruzione identitaria che, in questa fase della vita, deve fronteggiare numerosi cambiamenti. Per adolescenti più timidi o introversi i social media spesso diventano un luogo in cui riuscire ad esprimere più facilmente i propri pensieri, comprese paure e problemi. A volte soltanto in Rete questi giovani (ma anche molti adulti) trovano il coraggio per cercare aiuto in casi di violenza domestica, per esempio, o per altre problematiche considerate ancora dei tabù.

Impatto dei social: dal più ‘positivo’ al più ‘negativo’

Ci sono ovviamente molte differenze tra i diversi social media, non solo per quanto concerne le rispettive funzioni o utilità, ma anche per quanto riguarda il relativo impatto sul benessere degli utenti. Per analizzare queste differenze, la RSPH nel sopracitato report ha presentato le conclusioni di un sondaggio realizzato su un campione di 1479 ragazzi tra i 14 e i 24 anni sulle cinque piattaforme social più popolari: Facebook, Instagram, Snapchat, Twitter e YouTube.

Dati tratti dal report “Status of Mind: Social media and young people’s mental health

All’interno del sondaggio è stato chiesto ai ragazzi quali fosse l’impatto (sia positivo che negativo) di ogni piattaforma sulla loro salute fisica e mentale.

Instagram è stato identificato come il social con una maggior incidenza negativa sulla salute mentale dei giovani. L’autore del report, Matt Keracher, ha spiegato che questa piattaforma porta specialmente le giovane donne a «paragonare se stesse a delle versioni non realistiche, troppo curate e photoshoppate della realtà».

YouTube, invece, è in testa alla classifica come il social dall’impatto più positivo perché accresce la conoscenza circa determinati argomenti e consente di accedere ad informazioni su esperienze altrui o anche a pareri forniti da professionisti, generando meno ansia, solitudine e depressione di altri social media.

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