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Equity crowdfunding in Italia: un 2019 da record (e tanto da fare per il futuro)

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Secondo un osservatorio dedicato al crowdinvesting, il 2019 è stato l'anno dei record per quanto riguarda l'equity crowdfunding in Italia.

Quello appena passato sembra essere stato l’anno dei record per l’ equity crowdfunding in Italia. Alla fine del primo semestre del 2019, infatti, risultavano (quasi) 82 milioni di euro totali raccolti in un quinquennio dalle aziende italiane grazie alla forma degli investimenti in cambio di titoli di partecipazione societaria. Di questi 82 milioni quasi 27 sarebbero stati raccolti in soli sei mesi, da gennaio a giugno 2019, ragione per cui non sembra esagerato parlare di record, né immaginare un futuro promettente per il settore.

Il numero delle campagne attive e la percentuale di quelle conclusesi con successo, la sempre maggiore varietà di soggetti che scelgono di fare equity crowdfunding in Italia e la moltiplicazione delle piattaforme autorizzate che facilitano l’incontro con gli investitori sembrano suggerire lo stesso. Un quadro più dettagliato lo offre il quarto report sul crowdinvesting dell’Osservatorio del Politecnico di Milano.

Le campagne italiane di equity crowdfunding: uno sguardo d’insieme

Negli ultimi dodici mesi sarebbero state censite 170 campagne di equity crowdfunding su un totale di 401 attivate o conclusesi da quando in Italia è possibile fare questo tipo di investimenti. Tradotto? Significa che a oggi c’è una nuova azienda ogni due giorni che dà il via a una campagna di equity crowdfunding: stando ai dati, infatti, nella maggior parte dei casi si tratta di campagne uniche, con 369 aziende diverse a cui sono attribuibili le circa 400 campagne attive di cui si è detto.

Sono ancora soprattutto le startup innovative a ricorrere al crowdinvesting: a questa tipologia di soggetti business sarebbe riconducibile il 72% di campagne. Anche le piccole e medie imprese di cui vive il tessuto imprenditoriale italiano, però, cominciano a scoprire i vantaggi dell’equity crowdfunding. Senza contare che anche singoli imprenditori e potenziali startupper con un’idea di impresa ma sprovvisti del capitale per metterla in pratica ricorrono oggi con una certa frequenza a forme sui generis di equity crowdfunding, come il P2P lending, destinate a finanziare persone fisiche piuttosto che aziende: in questa nicchia del crowdinvesting sarebbero già stati raccolti secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano 207 milioni di euro.

Tra gli obiettivi per cui si ricorre all’equity crowdfunding in Italia prevarrebbero, comunque, lo sviluppo o l’implementazione di strategie di marketing e di branding (a questo sono finalizzate circa il 55% delle campagne) e la realizzazione di piattaforme ICT (risultato a cui punta il 33% delle campagne).

Il valore medio delle singole campagne si aggira intorno ai 190mila euro (per la precisione 191.956), con un record che riguarda il settore immobiliare: qui le singole campagne di equity crowdfunding arrivano a valere, infatti, oltre 660mila euro. In media a una campagna partecipano 85 diversi investitori e gli investitori – soprattutto uomini, di età media di 45 anni – spenderebbero in media 4500 euro per progetto, somma anche questa in aumento rispetto al passato. Il ritorno medio, invece, si aggira intorno al 10,4% del capitale aziendale, con una pratica sempre più comune che è quella di offrire titoli senza diritto di voto a chi investe al di sotto una certa soglia.

Il record forse più grande di quest’anno riguarderebbe, comunque, la quantità di campagne di successo: solo nel primo semestre del 2019 sarebbero state il 75% del totale, quando per tutto il quinquennio (dal 2014 al 2019, da quando è iniziata cioè l’attività dell’Osservatorio sul crowdinvesting) la percentuale era restata ferma a poco più del 71%.

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Fonte: Osservatori Entrepreneurship & Finance Politecnico di Milano

Qualche nota stonata e le prospettive future per l’equity crowdfunding in Italia

Una nota di colore, ma non molto rassicurante in materia di gender gap sul mercato del lavoro italiano, il report la dà guardando alla composizione dei team dietro alle campagne risultate vincenti: hanno in media appena tre componenti donne, sintomo appunto che anche le aziende più innovative e che ricorrono agli strumenti finanziari più all’avanguardia devono ancora fare i conti in Italia con le questioni di genere.

Un altro punto debole per chi fa equity crowdfunfing in Italia è il mancato ricorso a figure professionali ad hoc. Dalla fotografia scattata nello studio risultano, infatti, trentacinque piattaforme censite dalla Consob e il trend più recente avrebbe a che vedere con la nascita di nuove piattaforme verticali, specializzate cioè nell’equity crowdfunding in settori particolari come l’energia, l’immobiliare o l’impact investing. Raramente, però, aziende e altri soggetti business si rivolgono a nuovi professionisti come gli equity crowdfunder che li aiutino a gestire al meglio le proprie campagne e ad evitare errori grossolani che rischiano di abbassare le probabilità di successo.

Il 2019, ancora a sostegno dei record raggiunti dall’equity crowdfunding nel nostro Paese, avrebbe visto infine le prime quotazioni in borsa di piattaforme e società di gestione nate appositamente.

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