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She Means Business 2018: uno specchio per l'imprenditoria femminile

She Means Business 2018: uno specchio per l'imprenditoria femminile

She Means Business 2018 fa tappa in Italia e attraverso una serie di incontri dedicati offre una panoramica degli strumenti del digitale.

Un evento come “She Means Business” mette i partecipanti – in questo caso le partecipanti – davanti a uno specchio e li invita a scoprire le proprie potenzialità partendo da se stessi. L’ hashtag #SheMeansBusiness, che dà il nome al progetto, è un’iniziativa globale che ha come protagoniste le donne, le donne che sono imprenditrici di se stesse, le donne che hanno voglia di mettersi in gioco imparando a conoscere gli strumenti per farlo.

Il programma, fortemente voluto da Facebook, ha trovato in Italia un partner come Fondazione Mondo Digitale e insieme a esso ha dato il via ad una serie di iniziative che nel mese di aprile hanno coinvolto a Roma circa 180 donne di un’età compresa fra i 28 e i 70 anni.

Sul sito dell’iniziativa – sempre ricco di risorse gratuite come Blueprint – si legge che «#SheMeansBusiness è uno spazio pensato per permettere alle donne imprenditrici di trovare connessioni preziose, scambiarsi suggerimenti e crescere insieme». Inoltre il portale è anche un aggregatore di quattro community Facebook in cui le donne si possono ritrovare e riscoprire, community che diventano luoghi di scambio virtuale di opinioni in cui instaurare relazioni utili alla propria crescita professionale.

«Siamo riusciti a coinvolgere un target interessantissimo: non solo donne, non solo imprenditrici, ma soprattutto artigiane e proprietarie di piccole e piccolissime attività per le quali i social sono il modo migliore per arrivare agli utenti. Nessun dubbio sull’utilità di Internet per le presenti – afferma Carmine Nigro, coach di #SheMeansBusiness, nel corso di un’intervista rilasciata ai nostri microfoni – e nessun timore legato ai recenti problemi sulla sicurezza dei dati: ci abbiamo messo un po’ a capirlo in Italia, ma ormai è chiaro che i social non solo il posto in cui condividere la propria vita, ma sono il primo posto in cui portare la propria attività. Non sto parlando solo di aziende, ma anche di donne impegnate in cause sociali, associazioni, nella comunicazione istituzionale e di studentesse giovanissime interessate a capire come strutturare un’ idea partendo dal web».

La tappa italiana di She Means Business

Nel corso dei tre incontri, che si sono svolti all’interno dei locali di “Le Artigiane”, sono stati individuati due macro argomenti: la presenza sui social network e la sua valorizzazione attraverso dei contenuti visuali. Questi sono stati affrontati sia da un punto di vista teorico con la fase di training sia attraverso dei workshop interattivi e accompagnati dal racconto-testimonianza di donne imprenditrici che hanno raggiunto il successo.

La presenza di un brand sui canali social è diventata al giorno d’oggi fondamentale per arrivare a nicchie di mercato e per individuare eventuali e possibili declinazioni del proprio business. Fra le prime nozioni fornite, sicuramente la differenziazione fra profilo personale e profilo aziendale e la specifica delle funzionalità di entrambi, sia su Facebook che su Instagram. La pagina aziendale è il biglietto da visita che le aziende hanno per presentarsi sui social e Carmine Nigro sottolinea l’importanza della compilazione di tutti i campi richiesti; sostenuto da Caterina Giannottu e Marianna Sposato mette a confronto dei casi di immagini gradevoli accompagnati da testi semplici e chiari. La percezione che si ha nel visionare questi esempi è positiva e sono molte le domande che arrivano dalle future imprenditrici. Sicuramente accanto a specifiche questioni di marketing online, scelta delle immagini e call to action sono stati fra gli argomenti che hanno riscosso maggior successo e destato maggior curiosità. «Tra gli argomenti trattati – continua Carmine Nigro – oltre agli strumenti di gestione e alla creazione di contenuti e immagini per i social, sorprendentemente grande attenzione è stata riscossa dalle basi del marketing: nonostante molte avessero già in corso attività di comunicazione online, in poche conoscevano le basi del marketing. Questo ci fa capire che l’imprenditoria femminile italiana ha risorse e talento, quello che manca è la formazione; non a caso siamo il secondo paese europeo in cui è arrivato il progetto dopo la Gran Bretagna».

Presentare la propria pagina aziendale nel migliore dei modi non sempre basta, così come i post organici non sono l’unica soluzione messa a disposizione dai social network analizzati, ecco allora che la lezione si arricchisce con una carrellata di strumenti di advertising messi a disposizione e una serie di indicazioni su targeting e formati da prediligere.

Il racconto delle donne imprenditrici

Ospite del primo incontro Susanna Martini che con il caso “Susanna Martini – Gioielli in vetro” ha raccontato come una passione per trasformarsi in lavoro debba essere dedizione, sacrificio e un po’ di sana voglia di rischiare attraverso la sperimentazione. La designer  ha in primo luogo studiato dai maestri del vetro e una volta fatta sua la materia si è fatta coinvolgere da estro e sperimentazione dando vita a uno stile unico.

Originalità è una delle parole chiave che anche Carmine Nigro consiglia alle future imprenditrici di mettere all’interno della cassetta degli attrezzi: bisogna essere originali e capire che strategie che hanno funzionato per alcuni brand non è detto che funzionino per tutti. Conoscere il proprio target e sulla base di quello definire una strategia che si rivelerà vincente, «conoscere i propri obiettivi di business, gli elementi di unicità rispetto ai competitor e la composizone del proprio pubblico devono essere alla base di ogni attività di marketing».

Raccontare la normalità è il consiglio di Ilaria Petitto nel presentare il caso “Donna Chiara“, azienda vitivinicola avellinese. La quotidianità del brand e la sua umanizzazione sono dei punti di forza, ma bisogna sempre ricordare di non scadere nella banalità e di essere sempre pertinenti. Il calendario editoriale è in questi caso lo strumento che permette di organizzare i contenuti e distribuirli in maniera uniforme, consentendo una presenza costante ma lasciando spazio alla creatività.

Un bootcamp interattivo per migliorare la propria immagine

La sessione pratica, a cura di Marianna Sposato e Caterina Giannottu, è un piccolo laboratorio di fotografia accompagnato da pillole di semiotica visiva. Le future imprenditrici armate di un semplice smartphone scoprono piccoli trucchi di composizione fotografica, vengono incuriosite e prendono appunti per provare al più presto a mettere in pratica le nozioni apprese. «Gli ultimi due incontri – dichiara Marianna Sposato nel corso di un’intervista rilasciata ai nostri microfoni – hanno visto me e Caterina Giannottu impegnate in sessioni molto più interattive. All’iniziale curiosità sulle nozioni teoriche si è aggiunta la consapevolezza dell’importanza degli strumenti per la promozione e il marketing, la voglia di raccontarsi con la propria creatività ma anche curiosità sulle opportunità che soluzioni di questo genere offrono».

Alla fotografia d’archivio viene preferita una fotografia reale e personalizzata, è importante affidarsi a professionisti, ma è ancora di più importante riuscire a trasmettere attraverso le immagini i valori del proprio brand. «Uno dei consigli che ci siamo sentiti di dare alle corsiste – prosegue Marianna Sposato, digital strategist coinvolta come speaker in occasione di She Means Business – è quello di cercare di rimanere fedeli alla propria storia: non ha senso tentare di fare la Coca-Cola, ma essere consapevoli di avere una storia che vale la pena di essere raccontata. Guardarsi intorno è utile per capire cosa fanno gli altri ma soprattutto per capire che immagine si vuole dare di sé».

La presenza di Inside Marketing a due dei tre incontri formativi, in qualità di supporter del progetto, ci ha permesso da osservare la chiara complementarietà fra formazione in aula e formazione online. La presenza di un’eccellente piattaforma online non basta e la formazione in aula, attraverso un confronto con docente e altri corsisti, si configura come un momento di verifica di quanto appreso. La dimensione umana della formazione in aula è il riflesso di quella dimensione umana che ogni progetto imprenditoriale deve avere: un contatto con la realtà e la conoscenza della stessa. She Means Business è stato per molte corsiste, allora, uno specchio posto alla giusta altezza, uno specchio in cui scoprirsi donne imprenditrici, uno specchio dal quale partire consapevoli verso grandi avventure.

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