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Facebook potrebbe diventare a pagamento? In un futuro poco prossimo e per ragioni prettamente economiche

Per ora si sa solo che un team di Meta lavora a nuove forme di monetizzazione su Facebook, ma anche sugli altri servizi della compagnia: per la prima volta, infatti, la sola pubblicità si è rivelata insostenibile.
Meta starebbe pensando di rendere alcune funzioni di Facebook a pagamento. A svelarlo era stato qualche giorno fa il contenuto di un memo destinato allo staff trapelato sulla stampa, prima che The Verge avesse direttamente dalla compagnia la conferma dell’esistenza di un gruppo di lavoro – il New Monetization Experiences – deputato a progettare, appunto, «nuovi tipi di prodotti, impostazioni, esperienze che le persone siano desiderose ed eccitate di pagare».
Cosa si sa (davvero) sulle nuove funzioni Facebook a pagamento
Poco o nulla si sa ancora su quali funzioni potrebbero diventare su Facebook a pagamento ed entro quanto tempo. Quanto al secondo aspetto dovrebbe valere la promessa fatta da Mark Zuckerberg a giugno 2022[1]: il passaggio definitivo a un modello paid – o perlomeno principalmente paid – per i servizi di casa Meta non avverrà prima del 2024. Anche il supervisore del nuovo gruppo di lavoro avrebbe ribadito che l’orizzonte temporale a cui guardare per la piena operatività delle funzioni a pagamento è quello dei prossimi cinque anni.
Gli utenti avranno tempo, insomma, per familiarizzare con l’idea che potrebbero dover pagare per usare Facebook o almeno per alcune sue funzioni. C’è chi, come gli amministratori dei gruppi, lo ha già fatto: da qualche tempo, infatti, Facebook ha introdotto la possibilità di rendere accessibili alcuni contenuti solo ai membri paganti. Anche su WhatsApp Business c’è già la possibilità di pagare per poter contattare direttamente gli utenti via messaggi privati. La notizia relativa alla possibilità di avere Facebook a pagamento, com’è circolata in questi giorni sulla maggior parte delle testate, non sembra così davvero una novità: era da tempo nell’aria, per non dire sotto gli occhi di tutti.
Almeno un dubbio, però, questa nuova ondata di attenzione per il futuro di Facebook a pagamento sembra averlo fugato: diversamente da quanto volevano alcune voci, gli utenti non potranno semplicemente pagare per non vedere pubblicità su Facebook. Lo ha confermato, ancora parlando a The Verge, il supervisore del nuovo gruppo di lavoro. Le funzioni a pagamento che arriveranno su Facebook – ma con ogni probabilità anche su Instagram, WhatsApp, Messenger – avranno, anzi, uno scopo molto più utilitario dal punto di vista della compagnia del migliorare l’esperienza utente, ossia quello di sommarsi agli introiti, oggi sempre meno consistenti di un tempo, delle ads.
Per la prima volta Meta perde introiti pubblicitari e prova a correre ai ripari
La raccolta pubblicitaria è stata da sempre la prima fonte di guadagno per Facebook e, più in generale, per i servizi di casa Meta. Ora, però, le cose sembra stiano cambiando: nel secondo trimestre 2022 Meta ha registrato per la prima volta un calo degli introiti fermandosi a 28.8 miliardi di dollari[2], molto meno delle previsioni di Wall Street.
Si tratta certamente di una perdita netta di appena l’1% rispetto allo scorso anno, ma non era mai successo prima, come non era mai successo prima – e ha fatto discutere nei mesi scorsi – che Facebook perdesse utenti.
Ora come allora i fattori da considerare sono tanti e di natura diversa[3]. Il contesto socio-economico, innanzitutto, è incerto e lo spettro dell’inflazione e quello di una crisi imminente potrebbero scoraggiare gli investimenti pubblicitari, tanto più che nel frattempo il valore del dollaro è cresciuto, qual è stata la motivazione ufficiale addotta da Meta. Nuove piattaforme popolano il mercato e seducono marketer e investitori con la loro capacità di rivolgersi a pubblici piuttosto verticali e targettizzati: non a caso quella di Meta sembra, negli ultimi anni, una vera e propria corsa a copiare l’ormai rivale TikTok. C’è poi il grande nodo della privacy: dalla compagnia non hanno fatto mistero su come le nuove policy di Apple abbiano reso più difficoltoso – e meno remunerativo quindi – il tracciamento e la condivisione con terzi dei dati di navigazione dai dispositivi iOS e lo scenario potrebbe farsi ancora più critico quando avverrà la famigerata cookie apocalypse, solo rimandata.
Quali che siano le funzioni di Facebook a pagamento dovranno poter assicurare, insomma, quello che a un livello zero ci si aspetta da dei servizi a pagamento, ossia introiti per la compagnia. Poco avranno a che vedere, invece, con lo sforzo per incentivare creator economy e subscription economy, tra i trend social del momento. È improbabile cioè che parte del guadagno sia condiviso con gli utenti e con chi ogni giorno popola di contenuti le piattaforme di casa Meta: per quello ci pensano già su Instagram gli abbonamenti.
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