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Facebook bloccherà i post troppo virali? L'ipotesi al vaglio e le conseguenze sulla qualità dei contenuti

Facebook bloccherà i post troppo virali? Perché e come

Utilizzando un sistema di AI e collaborando con fact-checker e moderatori, Facebook bloccherà i post troppo virali (prima che lo diventino ancora).

Facebook bloccherà i post troppo virali? La notizia non è ancora confermata ma, stando a quanto afferma Casey Newton su The Interface, un blog che da tempo segue da vicino le piattaforme social e le loro policy, Facebook sarebbe pronto ad adottare un approccio di «virality circuit breaker» per provare a dare una sterzata definitiva all’annosa questione di bufale, fake news e notizie manipolate ad arte che spopolano sulla piattaforma.

Come potrebbe funzionare il nuovo «algoritmo anti-virale» di Facebook

Tramite l’intelligenza artificiale verranno intercettati i contenuti che ricevono numerosi like, commenti e condivisioni a poco tempo dalla loro prima pubblicazione e, in questo modo, Facebook bloccherà i post troppo virali o, meglio, sarà in grado di segnalarli quasi in tempo reale a fact-checker e moderatori incaricati di controllare che le informazioni in essi contenute siano veritiere e che non siano violati linee guida e standard di comunità.

Già adesso, preoccupato di assicurare che il tempo speso sulla piattaforma sia «di qualità» (così, già qualche anno fa, professava una sorta di manifesto di Facebook), continua a rivelare Casey Newton, Menlo Park condivide una serie di informazioni sulla viralità di post, video, immagini e informazioni che circolano sulla piattaforma con i gruppi di fact-checker e debunker terzi coinvolti nelle iniziative di Facebook contro le fake news. Il nuovo «algoritmo anti-virale» – così si esprime The Slate, commentando la possibilità che Facebook bloccherà i post troppo virali – potrebbe rendere, però, momentaneamente irraggiungibili agli utenti i contenuti controversi in attesa che gli stessi siano verificati, evitando che il numero di persone esposte a essi continui nel frattempo a crescere esponenzialmente e che, una volta eventualmente confermatane l’inadeguatezza o la violazione degli standard della piattaforma, sia letteralmente impossibile bloccarne la diffusione per una sorta di effetto Streisand.

Facebook bloccherà i post troppo virali: Perché è importante FARLO?

A convincere il team di Zuckerberg a provare a combattere “per via algoritmica” la circolazione di contenuti controversi potrebbero essere stati quell’ infodemia considerata da molti una sorta di emergenza nell’emergenza sanitaria e i toni della campagna elettorale per le presidenziali americane 2020.

Lo stesso studio di Avaaz secondo cui le fake news sul coronavirus sono circolate su Facebook più delle notizie vere ha rivelato, per esempio, che molte delle bufale sul COVID-19 non sono mai state etichettate come tali sulla piattaforma e continuavano in questo modo a circolare incontrollate. Gli attori interessati a creare disinformazione sul tema avrebbero poi utilizzato spesso trucchi come ripostare i contenuti controversi da diverse pagine o in linguaggi diversi. L’episodio più eclatante, però, ha costretto Facebook a bloccare un video in cui Donald Trump sosteneva che i bambini fossero immuni al coronavirus.

A esternazioni sui generis il presidente repubblicano non è certo nuovo: al suo entourage e alla scorsa tornata elettorale per le presidenziali del 2016 risale, anzi, la famosa espressione «alternative facts» che sdoganò definitivamente disinformazione e post verità come “tecniche” di campagna elettorale. In questi mesi sono state delle affermazioni controverse di Trump sul voto via posta – ultimo in ordine di tempo l’invito di Trump agli elettori americani a votare due volte, subito censurato da Facebook e Twitter – a scatenare una sorta di guerra contro le big del digitale, già culminata nella minaccia di modificare quella sezione del Telecommunication Act che si occupa proprio di responsabilità di gestori e piattaforme.

Tutto ciò prima che si riaffacciasse il dubbio che hacker russi e cinesi stiano pilotando le elezioni americane del 3 novembre 2020, come già successo nel 2016, e che per farlo abbiano messo in moto fabbriche di troll e di bufalari, oltre ad aver diffuso dati di milioni di elettori americani nel dark web.

La colpa, insomma, non è tutta di Facebook, ma – e il linguaggio epidemiologico con cui abbiamo familiarizzato in questi mesi non è casuale – è necessario che le piattaforme digitali facciano di tutto per «appiattire la curva della più pericolosa disinformazione», titola ancora The Slate. Se davvero Facebook bloccherà i post troppo virali, uno dei primi effetti positivi potrebbe essere limitare la circolazione di quei contenuti «che solleticano emozioni forti», ma che non di rado sacrificano veridicità e verificabilità dei fatti al sensazionalismo e allo human interest.

Anche Messenger prova a limitare la diffusione di informazioni controverse: ecco come

Come hanno dimostrato nel tempo numerosi studi sugli utenti che commentano o condividono link sui social senza aprirli e basandosi esclusivamente sui titoli e su quello che suscitano in loro, l’emotività vince sull’approfondimento negli ambienti digitali e, soprattutto, meglio si adatta ai loro tempi. È questa, per esempio, la ragione per cui le catene di Sant’Antonio sulle app di instant messaging sono dure a morire e molte delle iniziative contro le fake news intraprese dai giganti della messaggistica istantanea consistono proprio nel frenarne la viralità, impedendo che lo stesso messaggio sia inoltrato identico più volte e a un gran numero di utenti. Insieme alla notizia che Facebook bloccherà i post troppo virali, così, è arrivata quella che anche il servizio di chat di casa Zuckerberg limiterà il numero di inoltri possibili.

Su Messenger arriva un forwarding limit, scrivono dalla newsroom di Facebook, e cioè si potrà inoltrare lo stesso contenuto fino a un massimo di cinque persone o gruppi: la feature, in roll-out progressivo nei diversi paesi, ricorda quella introdotta pochi mesi fa anche su WhatsApp e, ai più attenti agli aggiornamenti Facebook, non può che suonare come un campanello d’allarme della tanto discussa integrazione delle chat di Instagram, Messenger e WhatsApp, tutte di proprietà di casa Zuckerberg.

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