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Facebook e la raccolta dati degli utenti WhatsApp: è stop in Germania

Facebook e la raccolta dati di utenti WhatsApp: è stop in Germania

Per la prima volta in Europa viene vietata a WhatsApp la condivisione dei dati dei propri utenti con società terze, in questo caso Facebook.

A settembre 2016 il servizio di messaggistica WhatsApp ha annunciato la condivisione di alcune informazioni private degli utenti con Facebook, la società proprietaria dell’applicazione più diffusa per lo scambio di messaggi e di informazioni. A tal proposito, molti utenti hanno manifestato la propria rabbia perché hanno creduto che l’identità digitale e la propria privacy potessero essere messe seriamente a rischio.

Partiamo dal principio. Quando Facebook ha acquistato WhatsApp, nel 2014, Jan Koum, uno dei fondatori dell’app di messaggistica, ha affermato che la privacy digitale delle persone che utilizzano l’applicazione non sarebbe mai stata pregiudicata: «Non sappiamo quando festeggi il tuo compleanno. Non sappiamo il tuo indirizzo di casa. Nessuno di questi dati è stato mai raccolto e conservato da WhatsApp e abbiamo intenzione di non cambiare le cose». 

Due anni più tardi – quindi nel 2016 – WhatsApp ha, però, iniziato a condividere alcune informazioni con Facebook. Nello specifico, l’app di messaggistica avrebbe fornito i numeri di telefono e l’analisi dei dati dei propri utenti al social di Zuckerberg, fortemente interessato a possedere determinate informazioni per condividerle con le imprese che investono in ads. È stata questa la prima volta in cui un servizio di trasmissione di messaggi ha collegato gli account degli utenti a un’altra piattaforma, diffondendo dati sensibili.

WhatsApp sta modificando la propria politica per iniziare a costruire un business di successo dopo anni di perdita. La società prevede, secondo il nuovo modello, di consentire alle imprese di contattare i clienti direttamente attraverso la piattaforma, strategia simile a quella ancora in fase di sperimentazione su Facebook Messenger. «Vogliamo sperimentare una nuova modalità di comunicazione per regalare una nuova esperienza agli utenti senza l’inserimento di banner pubblicitari di terze parti e spam», si legge sul blog ufficiale.

Tra le novità introdotte, anche Facebook sarà in grado di utilizzare il numero di telefono di un utente qualsiasi per migliorare altri servizi offerti, come nuovi suggerimenti di amicizia o pubblicità maggiormente mirata. La condivisione di dati sarebbe, quindi, anche utilizzata per combattere lo spam attraverso l’utilizzo dei dati forniti dal suo servizio.

Quindi perché la crittografia?

WhatsApp ha sottolineato che né l’applicazione né Facebook sono in grado di leggere i messaggi cifrati degli utenti e che i singoli numeri di telefono non saranno concessi agli inserzionisti. Gli utenti sono, al momento, ancora tenuti a fornire un numero unico per poter utilizzare il servizio e possono scegliere se fornirlo anche a Facebook. La piattaforma di messaggistica, quindi, opera in autonomia rispetto al social di Zuckerberg.

Le modifiche rispetto all’utilizzo dei dati, comunque, sono state viste immediatamente in maniera critica da parte degli utenti che ritengono questo matrimonio come oggetto di abuso. Molti fruitori del servizio, infatti, inizialmente ne hanno apprezzato proprio le diversità rispetto a Facebook. In alcuni paesi come il Brasile la grande attenzione di WhatsApp nei confronti della privacy degli utenti ha portato a dure critiche da parte delle forze dell’ordine che, difatti, non possono accedere ai messaggi cifrati.

«I nostri valori e il nostro rispetto per la vostra privacy continuano a guidare le decisioni che prendiamo a WhatsApp. È per questo che abbiamo implementato la crittografia end-to-end, il che significa che nessuno può leggere i messaggi che inviate. Non noi, non Facebook, né nessun altro“, come ha dichiarato Koum in un post. L’obiettivo dichiarato di WhatsApp resta, quindi, sempre lo stesso: offrire un modo rapido, semplice e affidabile per contattare i propri amici in tutto il mondo.

WhatsApp e Facebook: un matrimonio al limite della legalità

La revisione della privacy policy di WhatsApp, però, ha sollevato non poche preoccupazioni circa i potenziali problemi legali. Marc Rotenberg, presidente della Electronic Privacy Information Center, gruppo di difesa della privacy a Washington, ha dichiarato che sarebbe giunto un reclamo alla Federal Trade Commission per impedire a WhatsApp di condividere i dati degli utenti con Facebook. Il gruppo, forte delle promesse di WhatsApp agli utenti nel 2014, si è prefisso di proteggere la privacy degli individui. Non è escluso che azioni legali simili vengano intentate all’estero, dove le norme sulla protezione dei dati sono più severe. In Europa, per esempio, sono state già intentate diverse azioni legali contro Facebook, sul presupposto che la società di Palo Alto abbia raccolto illegalmente informazioni online su persone che non sono iscritte al  social network che, però, ha negato le accuse.

In un caso che ha coinvolto Facebook nel 2015, la Corte del Lussemburgo ha stabilito che le norme americane sulla privacy non offrono protezioni sufficienti per i cittadini dello Stato. La Corte di Giustizia Europea ha inoltre ritenuto non conforme al diritto comunitario l’accordo che ha permesso ai giganti della tecnologia e altre 4mila società di spostare regolarmente i dati dall’Europa agli Stati Uniti.

La nuova privacy policy di WhatsApp può rimettere la società in questo vortice, spingendo l’azienda a rassicurare gli utenti preoccupati per come Facebook può utilizzare i dati.

Il caso tedesco

L’autorità garante della privacy di Amburgo ha ordinato all’azienda di Zuckerberg di interrompere la raccolta e la memorizzazione dei dati degli utenti WhatsApp in Germania, richiamando l’attenzione sui dati di 35 milioni di utenti tedeschi, di cui è stata chiesta l’immediata cancellazione. Johannes Caspar, il Data Protection Commissioner di Amburgo, ha spiegato attraverso un comunicato che gli utenti debbano potersi sentire liberi di collegare o meno gli account Facebook e WhatsApp, pertanto il social network avrebbe dovuto chiedere un permesso che in realtà non ha mai chiesto.

Dopo quest’ordine perentorio, Facebook ha dichiarato di avere rispettato tutte le normative sulla privacy in Europa e che è disposto a lavorare in sinergia con le autorità per risolvere tutte le preoccupazioni.

L’obiettivo di WhatsApp, in origine, era quello di fornire agli utenti un servizio migliore, ma non tutti si sono dimostrati concordi. Le autorità britanniche, ad esempio, hanno dichiarato di essere in fase di analisi rispetto alle possibili modifiche da apportare. L’Europa, quindi, ancora una volta si mostra a favore della protezione delle informazioni digitali degli utenti, costringendo giganti come Google e Facebook a cambiare le proprie policy dopo aver presumibilmente violato le norme sulla protezione dei dati dell’Unione Europea.

La decisione di Amburgo al momento riguarda solo gli utenti tedeschi, i quali hanno subito una violazione della propria privacy, perché la condivisione dei dati costituisce una violazione del diritto nazionale sulla protezione dei dati.

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