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Fenomeno hikikomori in Italia: le soluzioni al "ritiro sociale"

Fenomeno hikikomori in Italia tra cause e soluzioni

Il fenomeno hikikomori porta all'autoreclusione e al "ritiro sociale" degli individui. In che modo i mezzi digitali possono dare un aiuto?

Il fenomeno hikikomori – parola giapponese che letteralmente significa “stare in disparte” – si è sviluppato anche in Italia, portando gli individui all’isolamento sociale e al completo distacco dal mondo esterno. Non va confuso, comunque, con la dipendenza da Internet (o Internet Addiction Disorder) anche se può avere in alcuni casi un certo legame con questo utilizzo patologico del web.

Quali sono allora le conseguenze di questo fenomeno, qual è l’incidenza in Italia e in che modo i mezzi digitali possono contribuire al superamento del problema?

fenomeno Hikikomori: in cOsa consiste?

Il fenomeno hikikomori consiste in «una pulsione all’isolamento che si innesca come una reazione alle eccessive pressioni di realizzazione sociale, tipiche delle società capitalistiche economicamente più sviluppate» secondo la definizione fornita da Hikikomori Italia, l’associazione nazionale di informazione e supporto sul tema dell’isolamento sociale giovanile.

Si tratterebbe, quindi, anche di un processo che si innesca in risposta a contesti familiari particolarmente rigidi o in cui i genitori sono troppo esigenti; può derivare, però, anche dalla pressione sociale, imposta dalla società, in senso più ampio: l’esigenza di prendere dei buoni voti a scuola, di ottenere una carriere di successo e di avere una vita sociale attiva potrebbero essere alcuni degli stimoli che generano tensione, ansia e paura del fallimento, portando di conseguenza a un tentativo di fuga attraverso l’isolamento sociale, specialmente nel caso di giovani dal carattere più introverso.

Il fenomeno si è diffuso in maniera maggiore in Giappone, dove colpisce in particolar modo adolescenti e giovani (specialmente di sesso maschile), che decidono di chiudersi nella propria camera, in cui possono arrivare a trascorrere anche mesi o anni. La stima è di di 540mila persone in Giappone colpite da questo “fenomeno” e di queste il 35% si è trovato in una situazione di completo isolamento per sette o più anni. Sono i dati forniti dal governo giapponese nel settembre del 2016, numeri che potrebbero essere in realtà anche maggiori, dato che buona parte di queste persone preferisce rimanere nell’anonimato.

Il fenomeno hikikomori, comunque, è ormai presente in molti paesi nel mondo, compresa l’Italia, in cui sarebbero stati registrati circa 100mila casi di isolamento. Proprio in Italia, però, cresce la consapevolezza sull’argomento, così come le iniziative e le organizzazioni volte a combattere il fenomeno e a dare supporto ai soggetti coinvolti (genitori compresi).

Hikikomori e utilizzo di internet: ESISTE UN legame?

La dipendenza dal web viene a volte presentata come la principale causa di questo fenomeno sociale, tuttavia spesso questa rappresenta solo una diretta conseguenza dell’isolamento, come fa notare l’associazione Hikikomori Italia. Infatti, non raramente il web rappresenta per questi individui l’unica forma di contatto con il mondo, un luogo in cui trovano conforto e, soprattutto, un modo per trascorrere il loro tempo. Esperti affermano che  soltanto una piccola parte di questi soggetti risulta dipendente da Internet e nella maggior parte dei casi vengono preferite altre attività.

Fonte: Hikikomori Italia

Spesso una diagnosi errata, che porta a confondere questo fenomeno con la mera dipendenza dal web o dai videogiochi, «porta all’allontanamento forzato da qualsiasi dispositivo elettronico, eliminando, di fatto, l’unica fonte di comunicazione con il mondo esterno per il malato: una condanna per un ragazzo hikikomori», come ha fatto notare Marco Crepaldi, fondatore dell’associazione, in un’intervista a Business Insider.

Va detto ovviamente che in alcuni casi la “clausura” all’interno della propria camera porta gli individui ad abusare di videogiochi e computer, come sottolinea il rapporto “Adolescenti eremiti sociali: rilevazione nelle scuole dell’Emilia-Romagna degli alunni che non frequentano, ‘ritirati’ in casa, per motivi psicologici”, pubblicato dall’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca.

nuove tecnologie: Problema o forma di aiuto?

Se all’origine del fenomeno hikikomori c’è il rifiuto del proprio contesto sociale e del mondo esterno in senso generico, la tecnologia e il mondo digitale, spesso presentati come la causa del problema, potrebbero in realtà rappresentare un imprescindibile ponte tra i soggetti hikikomori e la società. In questo senso, considerata la difficoltà di queste persone a uscire di casa (e addirittura dalla propria stanza), la possibilità di fornire un supporto virtuale potrebbe essere il primo passo di un processo di terapia che difficilmente verrebbe implementato diversamente.

Si tratta in molti casi di giovani in età scolastica che finiscono per restare a casa, trascurando o abbandonando del tutto gli studi. Per combattere questa tendenza in Giappone esistono già diversi centri di supporto per la reintegrazione di questi individui nella società. Tuttavia, per quelli che non riescono ancora a uscire di casa un’alternativa molto utile è rappresentata dalle scuole virtuali giapponesi, che consentono almeno ai giovani in condizioni di salute mentale precaria di proseguire gli studi, anche se ovviamente per la totale riabilitazione l’interazione diretta risulta fondamentale e quindi centri specializzati di aiuto restano cruciali.

Il problema, comunque, non è di facile risoluzione. A rendere il tutto più complesso contribuisce la disinformazione sull’argomento. In questo senso, associazioni come Hikikomori Italia sono di grande importanza per la promozione di un approccio adeguato al problema, da parte della famiglia ma anche dei docenti. All’interno del sito dell’associazione esiste un forum destinato ai ragazzi hikikomori – in cui questi possono entrare in contatto con altri giovani che vivono o che hanno vissuto un’esperienza simile –, delle chat (divise per area geografica) – in cui ci sono dei moderatori che possono offrire supporto – e anche un gruppo Facebook dedicato ai genitori.

Le istituzioni scolastiche dovrebbero promuovere il dibattito sul tema e spingere per l’introduzione di pratiche didattiche che consentano a questi giovani di proseguire gli studi e di reintegrarsi all’interno del contesto sociale in questione. Nel documento rilasciato dall’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna, menzionato in precedenza e rivolto alle scuole, si riflette proprio su ciò che queste ultime potrebbero fare per aiutare a prevenire il “ritiro sociale“. Tra le soluzioni proposte c’è la «costruzione di curricoli flessibili nell’ottica della personalizzazione; svariati percorsi integrativi ed alternativi sono possibili, in modo da adattarsi agli interessi e da sviluppare le potenzialità di ciascuno»consentendo in questo modo di ridurre eventuali situazioni di pressione e mancanza di realizzazione personale all’interno del percorso scolastico degli studenti.

In Italia sembra esserci una attenzione crescente nei confronti di questo tema e a gennaio del 2019 è stato presentato in Piemonte un protocollo d’intesa, firmato dall’Ufficio Scolastico Regionale, la Regione Piemonte e l’Associazione Hikikomori Italia Genitori, che prevede una deroga alle assenze dei giovani hikikomori e l’applicazione di un piano didattico personalizzato che potrebbe prevedere l’istruzione domiciliare autonoma sia con il supporto di insegnanti inviati a casa dello studente, sia con l’utilizzo di tecnologie di eLearning e video-lezioni.

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