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La ribalta dei "finsta", i "finti" account Instagram dove gli adolescenti si raccontano per come sono

I finsta sono, letteralmente, account Instagram "finti" utilizzati dagli adolescenti per interagire con amici e famiglia: scopriamone di più.
Quando non usano piattaforme alle cui logiche si sentono più affini, i più giovani sembrano impegnati a riscrivere le regole di quelle più tradizionali. È così che su Instagram è stata l’estate dei finsta, finti o doppi account Instagram da cui postare i selfie più buffi, le foto con la famiglia, gli scatti che raccontano gli aspetti più veri e genuini delle vacanze.
Cosa sono, come funzionano e perché gli adolescenti usano i Finsta
Alcune caratteristiche distinguono i finsta dai normali profili Instagram degli adolescenti.
- Sono profili privati, i cui contenuti possono essere visualizzati solo dopo aver ricevuto l’approvazione da parte del proprietario.
- Approvazione che, al contrario di quanto fa con il suo profilo ufficiale e pubblico, l’adolescente concede in genere con (molta) parsimonia: i profili Instagram doppioni hanno, infatti, un numero molto limitato di follower , mai superiore alle poche decine di utenti che in genere si conoscono, si frequentano e fanno parte della cerchia di conoscenze strette anche nella vita di tutti i giorni.
- C’è di più: per non essere trovati e subissati dalle richieste di following, il nome scelto per il proprio profilo fake è di pura invenzione, spesso ispirato a soprannomi che solo familiari e amici di sempre possono conoscere e via di questo passo.
Come Hubspot faceva ben notare già qualche tempo fa, anche nel caso dei fake Instagram account un ruolo fondamentale lo gioca la piattaforma e quello che permette o non permette di fare. Nella sua app per mobile, Instagram dà a tutti – sia che si tratti di profili business, sia che si tratti di profili tradizionali – di gestire contemporaneamente e al semplice costo di uno switch più account diversi. Nessuna restrizione neanche per i nomi utenti che, messa di parte la fantomatica real-name policy di Facebook e rimpiazzata da altre tecniche di caccia ai bot, possono essere appunto dei più fantasiosi. Come a dire insomma che se è lo stesso Instagram a permettere di presentarsi al proprio, immaginato, pubblico con più account, perché non approfittarne?
Sui finsta, così, si postano i selfie venuti male, le foto dalle espressioni buffe per cui non si ha paura di essere bonariamente presi in giro dagli amici, molte foto-ricordo, anche di momenti intimi e, non di rado, foto con quella stessa famiglia da tenere ben lontana dai profili Instangram ufficiali. Per certi versi, insomma, i profili Instagram doppioni sembrano essere la versione casereccia – e, certo, 1.0 – di quel private social che, da più voci, è riconosciuto come il futuro del social networking. Con i loro profili finti e privati, comunque, non di rado gli adolescenti cominciano a seguire altri instagramer più grandi o che postano contenuti che hanno a che vedere con le proprie passioni, anche le più indicibili e meno condivisibili con i propri coetanei. Ancora, spesso dai secondi profili chiusi e seguiti da pochi intimi, l’instagramer ha meno remore a taggare, a scambiare commenti con gli altri utenti, cosa che altrove non farebbe, condizionato più dalla paura di intaccare l’immagine che l’altro instagramer sta costruendo di sé che dai rischi per la sua sicurezza online. Sui profili Instagram doppioni, in altre parole, sembra che i giovanissimi riescano meglio che negli altri ambienti digitali a mostrarsi per come sono veramente.

Tra i contenuti “tipo” dei Finsta ci sono selfie venuti male, foto con gli amici o la famiglia e scatti dalle espressioni buffe che l’adolescente non condividerebbe mai dal suo patinato profilo Instagram ufficiale.
Ansia da confronto, sicurezza online, creatività: di cosa parlano i “doppi” profili Instagram utilizzati dagli adolescenti
Il cortocircuito può spiazzare in prima analisi. Quello che il fenomeno dei finsta racconta, infatti, è che sempre più adolescenti si sentono costretti a creare fake Instagram account (proprio dalla contrazione di questa espressione deriva, tra l’altro, il termine finsta, ndr), nettamente distinti e con un pubblico diverso da quello dei loro real Instagram account (per lo stesso principio chiamati Rinsta, ndr) da cui raccontare, postandola, con più spontaneità e senza cura maniacale la vita di tutti i giorni. A una prima lettura ciò non può che raccontare di una sorta di ansia da prestazione con cui gli adolescenti soprattutto – ma anche i giovani più cresciuti – vivono la loro vita digitale: consapevoli di essere continuamente esposti al giudizio altrui, sono disposti a fare qualsiasi cosa per un like in più sotto le proprie foto, non di rado fingono o, mossi dal perpetuo confronto con gli altri”, tendono a mostrare online solo la versione migliore, più patinata di se stessi e della propria quotidianità. Legittimo chiedersi allora, come hanno fatto studi dai risultati spesso diametralmente opposti, che effetto abbia tutto questo sulla felicità e la soddisfazione percepita, sul modo in cui i giovani organizzano le proprie relazioni o, finanche, sulla salute mentale dei più giovani. Proprio in questo senso, uno studio avrebbe trovato una correlazione tra il numero di follower sconosciuti che si hanno sui social e la probabilità di sviluppare sindromi depressive o ansiose o, almeno, i loro sintomi. Doversi mostrare al meglio in ogni minuto, del resto, richiede impegno costante ed è un’incombenza a cui non è detto che tutti siano (ben) disposti.
Il risvolto della medaglia però, se solo si è disposti a vederlo, parla di un uso forse più consapevole degli ambienti digitali da parte di Gen Z e Gen Alpha che, vere native digitali, ne dominano logiche e linguaggi e, come si anticipava, non di rado contribuiscono a plasmarle. Si può pensare, insomma, che gli adolescenti che scelgono di creare un doppio profilo Instagram ristretto e riservato agli amici non sappiano cosa significhi distinguere tra i pubblici e crearne di verticali; che riservando al profilo ufficiale solo gli scatti dall’estetica perfetta non stiano già facendo personal branding e via di questo passo. Sotto un profilo di sicurezza, infine, imparare a distinguere fin da subito tra contenuti pubblici e che possono senza rischio finire nel flusso dei post pubblici su Instagram da contenuti che è bene sia rivolti a un target più ristretto può tenere lontani i giovani da rischi e pericoli di un uso improprio delle piattaforme social.
Il tutto senza contare che i finsta possono essere anche e soprattutto un luogo di sperimentazione estetica per l’adolescente: consapevole di parlare a un pubblico fidato, tra cui non ci sono hater e le cui eventuali critiche hanno certamente un valore costruttivo, infatti, potrebbe scegliere questi account per postare contenuti creativi – dai meme ai contenuti grafici, passando per performance di varia natura, sfruttando anche la possibilità di andare in diretta – e ricevere feedback in proposito. Non è un caso che, come ha più recentemente raccontato Rivista Studio, oltre che tra gli adolescenti, i finsta spopolano tra i rapper, tra i musicisti quelli forse sempre in cerca di linguaggi e forme artistiche innovativi.
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