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Iniziative e cambiamenti nel mondo del food delivery durante la pandemia causata dal coronavirus

Food delivery ai tempi del coronavirus

Cos'è cambiato nel mondo del food delivery durante la pandemia causata dal coronavirus? Ecco come hanno risposto gli operatori del settore.

In Italia il 4 maggio è partita la fase 2 e tra le varie misure è stata data la possibilità agli operatori della ristorazione di riprendere (o di avviare per la prima volta) il servizio di asporto. Così, attualmente i servizi di take away e di food delivery rappresentano l’unica possibilità per restare attivi, poiché non è possibile riprendere regolarmente le attività, senza considerare che una eventuale prossima riapertura in questo settore comporterà l’imposizione di misure rigide e difficilmente attuabili in molti ristoranti, pizzerie, bar e pub. Soffermandoci in particolar modo sulla consegna a domicilio, è possibile identificare diversi cambiamenti e iniziative funzionali all’adozione di servizi di food delivery durante la pandemia causata dal coronavirus.

I cambiamenti nel settore del Food delivery durante la pandemia CAUSATA DAL coronavirus

La situazione di emergenza ha cambiamento drasticamente le dinamiche operative di vari settori, tra cui quello del food & beverage, con notevoli ripercussioni anche sulle consegne a domicilio. Infatti, i differenti operatori si sono dovuti adeguare a rigorose raccomandazioni: a partire dal decreto dell’11 Marzo, il governo ha concesso al settore della ristorazione la consegna a domicilio ma «nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l’attività’ di confezionamento che di trasporto».

Molti brand erano già attrezzati per le consegne a domicilio: si pensi a grandi catene come Domino’s Pizza, che sin da subito ha lanciato la modalità di “contactless delivery” per garantire la distanza di sicurezza tra corriere e clienti. Tuttavia, molte aziende si sono ritrovate a dover avviare, per la prima volta, questo tipo di servizio: non avendo un servizio di consegne proprio né la possibilità di ricevere gli ordini e i pagamenti tramite il proprio sito, tutto il processo di food delivery durante la pandemia è diventato ancora più complesso. Sono così emerse soluzioni mai considerate prima, come per esempio differenti applicazioni che consentono di prenotare cibo a domicilio da bar, ristoranti e pizzerie aderenti. Anche i più noti player come Glovo, Deliveroo e Uber Eats si sono dovuti adeguare ai notevoli cambiamenti dettati dalla crisi sanitaria, avviando le consegne “senza contatto. Tra le misure intraprese, come comunicato da Uber Eats, ci sono la consegna del cibo alla porta, senza che ci sia il contatto con il cliente, l’invito ai ristoranti partner di chiudere il cibo in sacchetti anti-manomissione, l’offerta di mascherine, disinfettanti e guanti e/o il rimborso ai corrieri per il relativo acquisto.

Inoltre, di fronte alle sfide affrontate da molti operatori in tutta l’Italia e davanti a restrizioni drastiche per molti operatori (come nel caso della Campania, dove un decreto regionale ha vietato il food delivery fino al 27 aprile), Uber Eats ha annunciato: «siamo consapevoli del fatto che i nostri partner possano avere necessità di ricevere pagamenti giornalieri. Per questo motivo, abbiamo deciso di permettere a ristoranti e corrieri di usufruire di pagamenti giornalieri invece che settimanali».

Il servizio di consegna a domicilio gioca un ruolo chiave nella ripresa economica della ristorazione e anche altre piattaforme si sono espresse in merito alla ripartenza in diverse città e, nello specifico in Campania, dove l’opzione di consegna a domicilio è stata consentita in un momento successivo rispetto ad altre regioni. Come ha dichiarato Deliveroo, «ripartire con il servizio a Napoli è un piccolo-grande passo verso il ritorno alla vita di sempre. Vogliamo accompagnare i napoletani a riscoprire le abitudini quotidiane e sostenere il settore della ristorazione che vive un momento di particolare difficoltà. Il tutto nel massimo rispetto delle normative di sicurezza, per la tutela della salute di rider, ristoratori e clienti» ha detto Matteo Sarzana, general manager di Deliveroo Italia.

Il sistema di food delivery durante la pandemia di coronavirus si è rivelato funzionale anche a tutti i professionisti della ristorazione di alto livello che finora non avevano mai considerato una simile modalità di vendita. Infatti, sono tante le realtà e gli chef in Italia che hanno deciso di investire nella consegna a domicilio dei propri piatti gourmet: lo chef Eugenio Boer, fondatore del ristorante “Bu:r” a Milano, insieme alla compagna e maitre del ristorante, ha avviato in un paio di giorni il servizio di consegna a domicilio, consegnando il primo box il 23 aprile. Offrire i propri prodotti in questa modalità ha ovviamente portato a delle modifiche e degli adattamenti al menu proposto in loco (con la scelta di piatti più semplici e che possono reggere il trasporto), tuttavia, come dichiarato in un’intervista, l’iniziativa ha registrato finora un ottimo riscontro.

Posted by Bu:r di Eugenio Boer on Tuesday, May 5, 2020

altre problematiche e possibili SOLUZIONI DURANTE L’emergenza

Altre domande relativamente al mondo del food delivery durante la pandemia stanno però nascendo: se molti ristoranti hanno potuto rivolgersi ad app come My Menu, Deliveroo, Glovo e Uber Eats, queste soluzioni non sono accessibili a tutti gli operatori, poiché alcune zone d’Italia non sono coperte da simili servizi. Di conseguenza, molti piccoli ristoranti e trattorie, che si ritrovano ora ad affrontare delle difficoltà economiche, non possono permettersi i costi associati al pagamento di percentuali sugli ordini, richiesti da queste piattaforme.

Per questa ragione, Marketing01, azienda Google Partner Premier del settore del web marketing, ha deciso di realizzare, per i ristoranti che lo richiedano, un mini-sito ecommerce , permettendo ai clienti di consultare il menu, di effettuare gli ordini e di pagare online. Il sito creato sarà gratuito per tutto il periodo di emergenza, dopodiché gli operatori potranno valutare se proseguire o meno con il servizio a pagamento.

Altre aziende si sono attrezzate per rispondere agli attuali bisogni degli operatori del settore: la piattaforma di offerte e buoni sconto Groupon ha attivato il servizio delivery per i propri partner del settore enogastronomico, consentendo così ai ristoratori aderenti di continuare a proporre i propri prodotti e servizi, nonostante le restrizioni attualmente in vigore.

Fonte: See You Food.

Oltre alle piattaforma più note, è possibile menzionare anche altre applicazioni che potrebbero rivelarsi utili per gli operatori della ristorazione che vogliano puntare sul food delivery durante la pandemia causata dal coronavirus. Tra queste, SeeYouFood consente ai ristoratori di ottenere un’app personalizzata per il proprio business, consentendo di gestire le proprie consegne a domicilio in maniera autonoma, senza il pagamento di commissioni.

Anche Kuokko permette ai ristoratori di avere un’applicazione concepita su misura per la loro attività, dando la possibilità di avere un’app nativa per il sistema iOS e un’altra per Android, tramite la quale è possibile non solo effettuare degli ordini per asporto e consegna a domicilio, ma anche proporre ai clienti dei buoni sconto, accumulare punti sulla fidelity card e (qualora possibile) prenotare un tavolo al ristorante.

kuokko food delivery durante la pandemia di coronavirus

Fonte: Kuokko.

Un sistema un po’ diverso, ma che potrebbe rivelarsi ugualmente utile in questo periodo, è quello di Dishcovery, startup specializzata nella creazione di menu digitali che possono essere facilmente condivisi sui social media e sulle piattaforme di messaggistica, permettendo ai clienti di ordinare a domicilio.

un aiuto alle pmi durante l’emergenza del covid-19: gli sticker di instagram

Anche Instagram ha deciso di mettere in atto delle iniziative per supportare le piccole e medie aziende in questo periodo di crisi che ha colpito non solo, ma in particolar modo, il mondo della ristorazione e dell‘ospitalità. Dopo l’introduzione di adesivi per promuovere la lotta al COVID-19 (quali “Io resto a casa”, “Eroi in corsia” e “Grazie”), sono spuntati sull’app di Instagram nuovi sticker, volti a incentivare i consumatori a condividere sulle proprie storie le foto o i video dei pasti ordinati tramite consegna a domicilio o da asporto. Così, sono nati sticker come “Mangio a km 0“, che consente di creare una “storia collettiva” che permette agli utenti di vedere tutte le altre storie realizzate da utenti che hanno usato lo stesso sticker per dimostrare il proprio supporto ai ristoranti locali.

Per incentivare l’uso del servizio di food delivery – modalità che, insieme al servizio di asporto, sta permettendo a tanti ristoranti di ripartire con le proprie attività –, Instagram offre ora la possibilità di ordinare cibo direttamente dalla piattaforma, tramite due modalità: come si può leggere sulle indicazioni fornite dal social network , un ristorante può ricevere ordini tramite Instagram sia attraverso il pulsante “Ordina cibo“, presente sul proprio profilo, sia tramite l’adesivo “Ordini di cibo” presente sulle storie, dovendo per questo configurare la relativa funzione sull’app. Per l’acquisto finale poi, il cliente verrà indirizzato al sito o all’app di partner esterni come, per esempio, Deliveroo, che si occuperanno dei pagamenti e delle consegne.

Oltre a queste iniziativa, dal 12 maggio è possibile nel nostro Paese acquistare dei buoni regali o delle gift card dalle attività locali (quali ristoranti, bar e panetterie, nonché da palestre e saloni di bellezza) da offrire ad amici o parenti, contribuendo così a promuovere l’attività dei piccoli negozi.

Infine, va citato che Facebook consente ora alle aziende di avviare delle campagne di fundraising (condivisibili anche su Instagram), invitando i consumatori (o in particolare i clienti più fedeli) a sostenere le attività commerciali in questo momento di dure sfide.

Per ristoranti, trattorie, pub e bracerie che ora si ritrovano a dover fare fronte alle restrizioni e alle misure di sicurezza imposte dall’attuale emergenza sanitaria non mancano sicuramente le sfide, ma ci sono anche diverse iniziative e soluzioni adatte a rispondere alle differenti esigenze e ai loro bisogni in questo momento di crisi.

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