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Se il food delivery scopre il digitale: sfide e opportunità

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App per ordinare la cena da qualsiasi device connesso? Sono solo parte del food delivery digitale: sfide e opportunità alla #SMWRME.

C’è chi considera il foodtech un settore strategico, tra quelli in grado di guidare l’ innovazione e non solo per quanto riguarda le startup. In un periodo in cui anche settori tradizionalmente stabili perdono fatturato, infatti, quello del cibo “hi-tech” sembra essere un business convincente specie in un paese come l’Italia, patria del turismo enogastronomico e con una tradizione culinaria tanto forte da aver reso persino il cibo uno degli argomenti di discussione più frequente sui social. Non a caso, del resto, il foodtech rappresenta già oggi un’ancora di salvezza per molti mondi in crisi: numerosi soggetti media, per esempio, con operazioni di brand stretching si sono allargati al settore food, diventando in qualche caso top leader. Il primato va in questo senso al New York Times che nel tempo è riuscito a monetizzare la sua sezione “Recipes” grazie alla collaborazione con grandi chef, per esempio.

Food delivery: ovvero quando il take away è digital…

C’è un segmento del foodtech, però, che sembra promettere meglio di tutti gli altri: quello del food delivery, ovvero le consegne a domicilio di pasti di qualsiasi genere. Secondo una stima de Il Sole 24 Ore, il food delivery muoverebbe già oltre 400 milioni di euro solo in Italia. Numeri che con grande probabilità andrebbero triplicati, com’è emerso durante un panel dedicato al tema nell’ambito della Social Media Week Rome 2016. Quello di cui spesso non si tiene conto è, infatti, che accanto a chi opta per la consegna a domicilio nella maniera più tradizionale, telefonando o recandosi di persona nell’esercizio di fiducia, c’è chi si affida sempre di più al digital take away. Di che si tratta? Della possibilità offerta da ormai numerosissime startup digitali di ordinare da qualsiasi device connesso a Internet, tramite un’app o un sito, e di ricevere la cena a casa nel tempo di un click.

Se il food delivery scopre il digitale: sfide e opportunità

App per ordinare la cena da qualsiasi device connesso? Sono solo parte del food delivery digitale: sfide e opportunità in un pannel alla #SMWRME.

Se si guarda ai numeri, certo, il fenomeno potrebbe sembrare ancora di nicchia: secondo altre stime, infatti, del totale delle consegne a domicilio solo il 2% è riconducibile a ordinazioni avvenute tramite app o altri strumenti digitali. Chi fa take awaydigitale”, però, lo fa il doppio delle volte di chi si affida a forme più tradizionali di consegne a domicilio (4 volte al mese, contro 2). E ci sono almeno 7 milioni di italiani che si dicono propensi a sfruttare le opportunità offerte dal digital food delivery. Sono per lo più abitanti dei grandi centri urbani, tra i 18 e i 45 anni e con un picco tutt’altro che casuale nella fascia dei Millennials, almeno secondo quanto emerso dalle esperienze di Just Eat e Deliveroo, i due leader del settore in Italia, case study dell’incontro alla #SMWRME. Non deve stupire, però, né un 7% di clienti over 60 affezionati al food delivery digitale, con scontrini mediamente più alti rispetto a quelli del cliente “tipo”, né il tentativo di servizi come questi di conquistare anche i piccoli centri.

«Come è avvenuto con molti altri strumenti in altri campi – sottolinea, infatti, Daniele Contini di Just Eat – il digitale ha spostato verso l’alto le aspettative del cliente, che da noi pretende un servizio di qualità, indipendentemente dal posto in cui si trova». Se c’è un pregio delle app per il food delivery, del resto, è quello di garantire l’uniformità dell’esperienza d’acquisto a prescindere da dove e come si effettua l’ordinazione. Senza contare, poi, che la maggior parte di app sul modello Just Eat e Deliveroo funzionano da garante della qualità dei ristoranti e dei piatti serviti, grazie soprattutto a policy molto restrittive nel momento di selezione delle partnership , ma anche al sistema delle recensioni scritte nella maggior parte dei casi solo da chi ha già usufruito del servizio.

… e sceglie di innovare: qualche caso di scuola quanto a servizi per il food

Se c’è chi ha scelto, insomma, come mission quella di offrire la migliore esperienza culinaria nel minor tempo e al minor prezzo possibile – è il caso di Deliveroo – per chiunque voglia operare nel settore del food delivery digitale la parola d’ordine è innovare. La tecnologia potrebbe essere in questo senso un valido alleato: nuovi metodi di pagamento, per esempio, potrebbero facilitare la chiusura di un ordine, per non parlare di chatbot che migliorerebbero l’esperienza del consumatore già dal momento dell’ordine. La ricerca nel campo non si può muovere, allora, che verso questa direzione, tanto più che la vera minaccia nel settore arriva da giganti come Amazon e Uber. Il primo, infatti, con Prime Now offre un servizio di delivery a portata di app ai ristoranti che non effettuano consegne a domicilio. Con UberEats, invece, gli autisti di Uber ottimizzano i loro tragitti in macchina anche per le consegne a domicilio. A servizi come questi potrebbe mancare – sottolineano gli esperti del settore alla #SMWRME – la specializzazione che invece ha un operatore nativo del settore del food delivery. La necessità, allora, è di non smettere di cercare risorse e alleanze strategiche. Una di queste, forse la più importante? Quella con gli operatori della ristorazione «che andrebbero convinti prima di tutto che il food delivery non toglie un posto in sala, ma ne aggiunge uno in casa», sottolinea Matteo Sarzana di Deliveroo.

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