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Il futuro dell'intrattenimento: qual è il ruolo dei brand e come adeguarsi alle aspettative dei consumatori?

Futuro dell'intrattenimento: qual è il ruolo dei brand?

Qual è il futuro dell'intrattenimento? In che modo i brand devono adeguarsi alla crescente domanda di contenuti che intrattengano e ispirino?

Le nuove abitudini e le nuove modalità di consumo dell’informazione, frutto della rivoluzione digitale, hanno portato a una trasformazione anche nel settore dell’intrattenimento: servizi di streaming, realtà virtuale e aumentata e smart speaker sono alcune delle tecnologie che hanno contribuito al totale cambiamento delle aspettative e dei bisogni dei consumatori per quanto riguarda la fruizione dei contenuti e il desiderio di intrattenimento. Dalla lettura all’ascolto di musica, fino alla visione di serie o film, trascorrere il tempo in maniera piacevole, divertente, ludica, se possibile anche didattica, è diventato una richiesta sempre più frequente ed essenziale per i consumatori. Come sarà, allora, il futuro dell’intrattenimento e in che modo i brand possono fornire una risposta a questi nuovi bisogni, cogliendo al meglio le opportunità associate alla crescente domanda di contenuti divertenti, educativi, interessanti e sempre più vitali per il consumatore?

L’intrattenimento in ogni aspetto della vita

In base a quanto emerge da una ricerca sul futuro dell’intrattenimento, condotta da Havas Group in collaborazione con il Festival di Cannes, per l’83% degli individui l’intrattenimento è un aspetto essenziale della vita. Dalla scuola al lavoro, dai momenti di gioia trascorsi in famiglia a quelli meno belli – come per esempio un soggiorno in ospedale – l’intrattenimento dovrebbe essere parte di ogni  aspetto e momento della vita delle persone, che potrebbe così essere migliorata. Questa sarebbe l’opinione dei cosiddetti “prosumer“, che sono diventati, in sostanza, «i principali influencer di oggi e driver del mercato», poiché le loro abitudini, le loro scelte d’acquisto e lo stile di vita attuali sono indicatori dei trend di domani. Ciò che questa tipologia di individui fa oggi – come spiega la ricerca – è quello che «i consumatori “mainstream” faranno tra 6 e 18 mesi».

Fonte: Vivendi di Havas Group

Lo studio, pubblicato a maggio 2019 e basato su un campione di 17.411 prosumer provenienti da 37 mercati, ha rivelato come circa il 60% di questi consumatori creda che le attività di intrattenimento potrebbero essere usate per migliorare sia la dimensione lavorativa che l’istruzione; secondo il 55%, invece, tali attività potrebbero portare benefici durante i momenti trascorsi in famiglia; il 52% sostiene che anche le faccende domestiche potrebbero essere rese più divertenti; per il 37% dei prosumer, poi, l’intrattenimento potrebbe rendere meno spiacevoli i periodi di soggiorno in ospedale.

La vita senza intrattenimento “è quasi insopportabile”

Piattaforme come Netflix sono diventate indispensabili per molti consumatori, tanto che il 37% dei prosumer intervistati afferma di non poterne farne a meno. Più in generale, comunque, il 60% degli intervistati afferma di non poter rinunciare al consumo di contenuti e 56% ammette che potrebbe rinunciare al sonno per poter assistere senza sosta a un programma.

Fonte: Vivendi di Havas Group

Sia che si tratti di abitudini di ascolto musicale, di consumo televisivo o di contenuti online, per la Generazione Z è una questione di grande rilevanza e, per tale ragione, tali individui si impegnano per cercare di affermarsi all’interno della “cultura dell’intrattenimento“. Non è importante, però, soltanto riuscire a fare qualcosa: non raramente la priorità diventa la condivisione di ciò che si fa. Infatti, il 43% di prosumer afferma di sentire la pressione di dover dimostrare sui social di avere uno stile votato all’intrattenimento e quindi di dover mostrare le abitudini di consumo; il 40%, invece, teme l’opinione degli altri relativamente alle proprie preferenze di intrattenimento.

Mantenere l’immagine di qualcuno che trascorre il proprio tempo in maniera piacevole, interessante e seguendo i trend del momento (in termini di musica, lettura o altri passatempi) è la regola per molti utenti: il 25% degli intervistati appartenenti alla generazione z , infatti, ammette che quando partecipa a un concerto trascorre più tempo a condividere la propria esperienza (tramite foto o video, per esempio) che ad apprezzare realmente l’evento stesso.

Cosa si aspettano i consumatori dai brand?

Che i consumatori abbiano – e avranno, secondo lo studio in questione – sempre più “bisogno” di contenuti e di fonti di intrattenimento è ormai abbastanza chiaro. Come possono allora i brand rispondere a questa domanda?

Nel 74% dei casi i prosumer dichiarano che le proprie esperienze con i brand dovrebbero puntare di più all’intrattenimento, dovrebbero quindi essere più interessanti, rilevanti e funzionali a trascorrere il tempo in maniera piacevole. Difatti, il 71% ammette di essere più coinvolto e di ricordare meglio le pubblicità che seguono questo criterio, mentre il 69% degli intervistati assisterebbe ad adv se riuscissero a intrattenere di più.

Fonte: Vivendi di Havas Group

Qual è il futuro dell’intrattenimento e su cosa dovrebbero puntare i brand?

Per il 93% dei prosumer, cinema, musica e libri diventano più significativi quando hanno un impatto nel lungo termine, al di là della “gratificazione immediata” associata al piacere di guardare un video divertente o leggere qualcosa di interessante: uno spunto importante per i brand che intendano coinvolgere i consumatori e che vogliano creare contenuti in grado non solo di intrattenere momentaneamente, ma anche lasciare un messaggio che rimanga impresso per la sua rilevanza o che abbia un impatto nella vita dell’ascoltatore.

L’88% degli intervistati crede che le diverse attività di intrattenimento debbano essere in grado di educare gli utenti, di insegnar loro qualcosa di utile; il 48% dei consumatori, non a caso, sarebbe disposto a pagare per ottenere dei contenuti più rilevanti per sé.

I contenuti in grado di ispirare le persone sarebbero quelli più rilevanti per il 75% dei prosumer: giochi, serie o film dovrebbero essere quindi capaci di trasmettere dei valori più profondi. Secondo gli intervistati, infatti, sarebbero particolarmente apprezzabili forme di intrattenimento che trasmettano lezioni di vita collegate al rispetto (per il 78%), all’apertura (73%), alla perseveranza (66%) e alla generosità (64%). Una lezione importante, dunque, anche per i brand che dovrebbero così cercare di produrre dei contenuti che rispondano davvero alle esigenze dei consumatori.

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