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Nel futuro di Facebook? Sempre più emozioni, meglio se in realtà virtuale

Nel futuro di Facebook? Sempre più emozioni, meglio se in realtà virtuale

Facebook ha acquisito due startup specializzate nel riconoscimento facciale e nell’eye-tracking. Saranno parte del futuro in VR del social.

C’è stato un tempo in cui la telepatia sembrava potesse essere il futuro di Facebook, un tempo in cui non era ben chiaro cosa ciò potesse significare. Oggi, invece, intelligenza artificiale, realtà aumentata, visori per la realtà virtuale, sistemi di riconoscimento facciale stanno rendendo di fatto il social di Menlo Park sempre più simile a un luogo in cui saremo «in grado di inviarci pensieri pieni di significato l’uno all’altro direttamente tramite la tecnologia», per dirlo con le stesse parole di papà Facebook. Diverse novità di casa Zuckerberg, del resto, sembrano andare in questa direzione.

Facebook compra FacioMetrics…

Dal novembre 2016, per esempio, una di queste novità è rappresentata dall’acquisizione di FacioMetrics  startup nata come spin-off della Carnegie Mellon University di Pittsburgh e nota per aver sviluppato IntraFace –, una app che sfrutta la fotocamera anteriore di smartphone e altri dispositivi mobile per riconoscere, grazie ad algoritmi di visione artificiale e apprendimento automatico, le espressioni del volto e le emozioni a esse collegate (finora solo sette, le principali). Facile immaginare, però, che grazie alle cure del team Facebook il sistema possa diventare sempre più preciso ed essere utilizzato per scopi diversi, dal riconoscimento facciale all’applicazione nei programmi di gesture-based control.

…per garantire una user experience più creativa e divertente

A guardarli bene, in realtà, gli algoritmi di FacioMetrics hanno già avuto un’applicazione decisamente più leisure. Se durante le festività natalizie 2016 gli iscritti a Facebook si sono divertiti a mandare selfie di auguri con tanto di orecchie da renna, cappelli di Babbo Natale e messaggi ben augurali per il 2017 è stato solo grazie alle lenti di Messenger. Sono «filtri ed effetti che permettono alle persone di esprimersi in modo divertente e creativo», scrivono da Facebook, ma che non avrebbero garantito la stessa user experience senza, appunto, sistemi di riconoscimento facciale che li rendessero adattabili al volto dell’utente. Facebook non è certo il primo a renderli disponibili, anzi. L’uso di filtri e lenti anche negli instant message aggiunge un tassello alla corsa del social di casa Zuckerberg per somigliare sempre di più a Snapchat, primo a utilizzare effetti simili anche per scopi aziendali e di marketing.

lenti facebook natale

Alcune delle “lenti” introdotte da Messenger per Natale 2017.

L’approccio “emotivo” ai contenuti…

Rincorsa dei competitor a parte, l’applicazione del riconoscimento facciale potrebbe avere per Facebook un valore strategico per numerose altre ragioni. Non è un mistero, del resto, che Zuckerberg&co puntino da sempre alla dimensione emotiva e sentimentale dei contenuti: lo dimostrò, a suo tempo, l’introduzione delle Reactions che provava a porre fine alla limitatezza semantica di un like. Anche le recenti modifiche nell’algoritmo che premiano gli status degli amici più stretti e con cui si hanno più interazioni vanno in questa direzione. Non è difficile immaginare, allora, un futuro in cui semplicemente ‘leggendo’ un sorriso, una smorfia di disappunto o di stupore sul volto degli utenti, Facebook possa essere in grado di esprimere automaticamente la reazione a un post in bacheca. Ciò potrebbe avere, tra l’altro, un risvolto pratico piuttosto importante, soprattutto per chi investe in pubblicità sul social network . In un contesto che premia una pubblicità quanto meno invasiva possibile e che vede nella programmatic advertising il trend principale per il 2017, infatti, può essere strategico per l’advertiser saper ‘leggere’ le reazioni emotive degli utenti ai propri annunci su Facebook, principio che vale in generale anche per i post sponsorizzati di qualsiasi pagina.

…e alla realtà virtuale

Ma c’è di più. C’è chi ha ricollegato l’acquisizione di FacioMetrics all’instancabile corsa di Facebook verso la realtà virtuale. Era la primavera del 2016 quando, sul palco della F8 (l’annuale conferenza dei developer di casa Zuckerberg, ndr), si è parlato per la prima volta di social VR. Per i meno esperti in materia? Si tratta della possibilità di connettere due o più persone in un mondo virtuale. In concreto, grazie a un visore VR si può giocare a carte con un vecchio amico di università trasferitosi dall’altra parte dell’oceano, passare le feste con familiari e amici lontani, guardare quel concerto in quella capitale europea in cui proprio non si è riusciti ad andare. In altre parole: «la vicinanza non determinerà più le persone con cui passare del tempo». Fantascienza? Non si direbbe, visto che al CTO di Facebook in quell’occasione bastò indossare l’Oculus Rift per andare a trovare un impiegato al quartier generale e insieme volare a Londra e scattarsi un selfie.

facebook social VR

Il selfie in “social VR” scattato durante la F8 2016.

Una delle sfide che Facebook dovrà affrontare prima di commercializzare il sistema è, allora, rendere meno stereotipati gli avatar e più naturali le interazioni tra loro. A partire dall’utilizzo delle VR-emoji: una sorta di linguaggio, così si sono espressi gli sviluppatori, che permetta di «alleviare l’ambiguità di sentimenti» che spesso affligge la realtà virtuale. Gli avatar, infatti, hanno occhi, mani, bocche, ma fin qui non si è mai stati in grado di distinguere davvero il tono di una frase o di un commento: così come per le chat sono state inventate le emoji, per la VR servirà creare allora un sistema che traduca in faccine le espressioni facciali (vere) dell’utente. Tanto più che uno dei campi ancora poco esplorati e di cui Facebook, nel suo recente interesse per il gaming, potrebbe approfittare è quello del game VR, i giochi in realtà virtuale in cui le emozioni dell’utente giocano un ruolo fondamentale.

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Come potrebbero apparire gli avatar con l’uso delle “VR-emojii”. Fonte: TechCrunch

E se l’eye-tracking fosse il futuro delle interazioni su Facebook?

L’interesse del team Zuckerberg per tutto ciò che ha a che vedere con il riconoscimento facciale e la sua applicazione per migliorare l’esperienza degli utenti è stato confermato, per finire, anche dalla più recente acquisizione di un’altra startup, la danese Eye Tribe. Come suggerito dal nome, i suoi ideatori hanno sviluppato un sistema che, se integrato a laptop o altri dispositivi mobile, è in grado di tracciare il movimento degli occhi e utilizzarlo per una serie di operazioni purpose-oriented. Il meccanismo potrà essere applicato a qualsiasi azione: scrollare una pagina web, loggarsi, spostare oggetti sullo schermo. E chissà che, in un futuro prossimo, non potrà servire anche a comandare a distanza e con un solo sguardo gli oggetti di casa. Intelligenza artificiale, realtà aumentata e internet of things sembrano essere, del resto, ingredienti fondamentali nella ricetta di Facebook per una domotica 2.0.

eye tribe

Così Eye Tribe traccia il movimento degli occhi.

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