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Giornalisti, professionisti e comunicazione online

giornalismo al femminile

Giornalismo al femminile, importanza dello smartphone e come fare una giusta comunicazione online: professionisti e rischio dell'iperconnessione.

Nel corso dello speech “Giornalismo al femminile – Mai senza smartphone” molta attenzione è stata posta sul giornalismo enogastronomico, con l’intervento di Anna Prandoni e le slides presentate da Silvia Giovannini, ma altrettanto spazio è stato dedicato al giornalismo di inchiesta civile e al come approcciarsi da professionisti alla comunicazione online, un argomento affidato a Rosy Battaglia, Online Journalist e social media Specialist, di “Cittadini reattivi“.

Rosy Battaglia è arrivata nella professione giornalistica proprio quando c’era la rivoluzione digitale, mentre da attivista già notava che c’era una gran parte del mondo della comunicazione che trascurava alcuni ambiti e settori. Così è nato due anni fa “Cittadini reattivi”, un progetto con l’obiettivo di dare voce, anche attraverso il web, ad interessi e valori che non sempre sono raccontati dagli strumenti di comunicazione. In rete c’è spazio e la possibilità di arrivare ad un numero molto elevato di persone, quindi si può dare valore ad argomenti che spesso vengono invece schiacciati da altri media o dalla comunicazione televisiva.

Chi fa giornalismo oggi non può assolutamente ignorare la comunicazione online e i social network e per questo motivo, durante lo speech, Rosy Battaglia ha focalizzato l’attenzione soprattutto sul come approcciarsi al web da giornalisti, ma anche, più in generale, da professionisti.

Innanzitutto, consiglia Rosy Battaglia, è importante scegliere che tipo di profilo avere sui social (se professionale o personale), perché è difficile intervenire successivamente in questo senso. E occorre condividere, molto, ma senza cadere nel bisogno patologico di farlo: il ruolo del comunicatore di professione deve essere anche quello di fare il filtro delle notizie e anche del retweet. Il retweet è infatti un meccanismo essenziale nell’utilizzo di Twitter, perché permette di far rimbalzare i contenuti, ma, a maggior ragione per questa sua caratteristica, da non usare con leggerezza. Questo rende l’idea del fatto che comprendere il linguaggio di ogni social network è essenziale e bisogna saper modulare la giusta comunicazione per ogni diverso social.

Il Social più usato da Rosy Battaglia è per esempio Instagram, sia per una preferenza personale che per un’utilità legata al giornalismo di inchiesta: di questo social sfrutta il fatto che permette di condividere subito un contenuto attraverso un’immagine e raggiungere le comunità giuste, che probabilmente sono già in attesa di quella determinata notizia. Anche quando gira con la videocamera scatta quindi delle foto con lo smartphone per diffonderle nell’immediato.

[Tweet “”Di fatto i social fanno la narrazione di noi stessi. Bisogna controllarli!” cit. di @rosybattaglia”] e i social fanno di conseguenza, quando i profili sono professionali, anche la narrazione del nostro lavoro.

Quando poi si è donne e per di più, come spesso accade per chi si occupa di giornalismo, si è anche homeworker, il rischio nel quale si può incorrere è quello di essere perennemente connessi. Si crea la difficoltà di non poter spiegare che anche se si è in un contesto familiare in realtà si sta lavorando, anche se solo con lo smartphone in alcuni casi. Di conseguenza, Rosy Battaglia precisa che bisogna creare dei contesti in cui ci sia equilibrio e lo smartphone sparisca. Non a caso ripropone spesso sui suoi profili un post che riguarda la “social media detox”; questo perché, dopo l’uso eccessivo dei primi anni, in cui sentiva sempre il bisogno di staccare (cosa spesso criticata perché, essendo un giornalista e un comunicatore, si riteneva -e spesso ancora si ritiene! -che si deve essere sempre reperibili per lavoro), adesso ha trovato il modo di ritagliarsi dei momenti senza smartphone, cosa consigliabile un po’ a tutti.

In tema di iperconnessione è stata lanciata una provocazione da Silvia Giovannini: quanto ognuno di noi riuscirebbe a stare senza smartphone? La risposta di Rosy Battaglia a questa domanda riprende proprio il concetto di essere capaci di ritagliarsi dei momenti: vivere con lo smartphone in mano vorrebbe non fosse un momento che si prolunghi all’infinito (anche per le onde che emanano e che portano comunque un po’ di stress), ma in questo momento, personalmente, non vivrebbe senza smartphone perché è uno strumento di lavoro indispensabile, che le ha ha permesso di creare collegamenti.

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