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Click farm

Significato di Click farm

click farm cos'è L’espressione Click farm è indistintamente utilizzata oggi per indicare l’acquisto malevolo sia di traffico pubblicitario online, sia di like e visualizzazioni sui principali social media.

Vale la pena fare subito una precisazione: il click farm, sebbene simile nei risultati, è formalmente piuttosto diverso dall’utilizzo di bot e profili fake per far aumentare il numero di follower di un account Instagram, i like a una pagina Facebook e via di questo passo. In quest’ultimo caso, infatti, si tratta, semplificando molto, di (piccoli pezzi di) software, programmati appositamente ma che, proprio per questa ragione, vengono riconosciuti con sempre più facilità come sospetti dagli algoritmi di social media e piattaforme digitali. Chi fa click farming – o chi offre servizi di click farm – si assicura, invece, che click e like coinvolti siano quelli veri, di account realmente esistenti e riconducibili a persone vere.

come (e perché) funziona l’industria dei click

In altre parole? L’industria dei click (questa sarebbe la traduzione letterale dell’espressione inglese; traduzione che rende bene, tra l’altro, la fisicità del meccanismo in questione rispetto ad altre forme di compravendita di like e interazioni) funziona grazie a lavoratori reali, in carne e ossa, che sono pagati per cliccare su banner e annunci pubblicitari o per mettere like e interagire con i post su Facebook.

Numerose inchieste giornalistiche hanno approfondito nel tempo la questione click farm soprattutto da un punto di vista socio-economico e con l’intento di evidenziarne le implicazioni a più ampio spettro. A inizio decennio, per esempio, Business Insider scriveva che a farsi pagare per cliccare su banner pubblicitari e simili erano soprattutto utenti di paesi in via di sviluppo come India, Nepal, Sri Lanka, Indonesia, Filippine e Bangladesh: per chi abitava in queste zone, del resto, la paga per un click poteva rappresentare un buon modo per arrotondare il salario a fine mese, quando non addirittura l’unico introito. Nel tempo, tra l’altro, questi lavoratori dell’industria del click avevano affinato le proprie abilità contrattuali, dal momento che non di rado rivendevano le proprie attività online già vendute a un’azienda o a un brand ad altri aziende o brand, magari competitor , a un prezzo più che raddoppiato. Più di recente anche The Guardian ha provato a indagare se e quanto si guadagna con il click farm, arrivando alla conclusione che in media mille follower in più su Instagram costano 12 dollari statunitensi, mentre lo stesso numero di riproduzioni su SoundCloud (una piattaforma per music sharing e streaming musicale) costa circa 9 dollari. Oggi, soprattutto, gli account coinvolti in questo tipo di operazioni non sono più solo account stranieri; la maggior parte di servizi di click farming sottolinea, anzi, di vendere like e visualizzazioni da parte di utenti italiani nel tentativo di convincere i clienti della bontà dell’investimento e davanti, soprattutto, ai possibili dubbi circa la capacità delle piattaforme coinvolte di identificare account e operazioni malevole.

Il click farm e la display advertising

Per comprendere meglio come funziona la forma più tradizionale di click farm, quella che riguarda la pubblicità online, andrebbe considerato innanzitutto che il principale modello remunerativo della digital advertising non ha mai smesso di essere il pay per click. Semplificando molto, si può fare click farming, così, principalmente in due modi:

  • pagando utenti perché clicchino su banner e altre forme di display advertising di brand e aziende concorrenti, in modo da far consumare velocemente il budget pubblicitario che questi hanno a disposizione e, di fatto, riuscire a piazzare in un secondo momento i propri annunci in posizioni strategiche e convenienti, con un costo per click comunque moderato dal momento che non c’è altra domanda
  • o pagando direttamente i click ai propri banner e ai propri annunci, con lo scopo che da semplici click si trasformino in lead più qualificati (iscrizione alla newsletter , eccetera).

Il click farming sui social network

Sui social network , come già si accennava, il click farm prende soprattutto la forma di compravendita di like alle pagine, follower, interazioni e commenti o visualizzazioni su piattaforme come YouTube per esempio.

Operazioni come queste servono soprattutto a “drogare” gli insight quantitativi (ossia le cosiddette vanity metrics) degli account: non a caso si è ricominciato a fare click farming, una pratica per certi versi tipica del web della prima ora, quando le aziende hanno preso a investire in campagne di influencer marketing e nella convinzione, nella maggior parte dei casi errata, che la scelta dell’ influencer giusto passasse in primo luogo, se non esclusivamente, dal considerare aspetti quantitativi come la dimensione della community, le visualizzazioni uniche e via di questo passo. Il risultato è che ogni anno si guadagnerebbero almeno duecento milioni di dollari grazie ad attività fake solo su Facebook mentre, al risvolto della medaglia, Facebook e le altre piattaforme che mettono a disposizione degli utenti strumenti per la social adv ne subirebbero un danno miliardario (si stima di 2.5 miliardi di dollari all’anno) in mancato profitto. Certo, prima di investire in queste e altre forme di black hat marketing andrebbe considerato che, sebbene con qualche difficoltà in più rispetto a quando si tratta di individuare bot e profili fake, le piattaforme sono sempre più capaci ormai di scovare profili coinvolti nelle attività di click farm, non fosse altro che perché si tratta in genere di profili con attività sospette, come like a molte pagine diverse in poche ore, interazione con account molto simili o riferibili agli stessi indirizzi mail, ecc.

Click farm: è legale?

Pagare anche solo qualche centesimo per avere il like alla propria pagina Facebook di un account che dopo qualche giorno verrà bloccato (come hanno fatto spesso da casa Zuckerberg, nel tentativo programmatico di rendere «di qualità» il tempo che l’utente passa sulle piattaforme digitali) è, infatti, pur sempre una perdita per chi intende farsi pubblicità o investire sulla propria visibilità online. Se per il click farm non esistono, ancora, profili di responsabilità penale o civile e in altre parole, no, nella maggior parte dei paesi il click farming non è un reato, si tratta del resto di una pratica piuttosto penalizzata dalle piattaforme.

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