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Body shaming: cos'è, cosa significa e perché va combattuto

Significato di Body shaming

Body shaming Con Body shaming si intende la pratica, ampiamente diffusa sul web e sui social network, di giudicare il corpo di qualcuno, dalla taglia a ogni presunto difetto fisico, causando vergogna nell'interlocutore.

Body shaming: cos’è

L’espressione inglese significa letteralmente “far vergognare” qualcuno, in questo caso per le sue caratteristiche fisiche, criticando o comunque facendo riferimento a questioni come il peso, l’altezza, ma anche la peluria corporea o i tatuaggi, per esempio. Si tratta quindi di deridere qualcuno per il suo aspetto fisico ed è una pratica che colpisce sia uomini che donne di ogni età, anche se gli adolescenti tendono a essere un pubblico particolarmente vulnerabile dinanzi a queste forme di violenza psicologica, specie in Rete.

Il body shaming, allora, può essere visto anche come una forma di bullismo, dato che può comportare in alcuni casi delle pesanti conseguenze a livello psicologico per le vittime che sentono di non riuscire ad adeguarsi agli irrealistici standard di bellezza imposti dalla società e fomentati dai mass media.

Gli hashtag per combattere il problema: #theysaid#bodyshaming e #bodypositive

«“Continua a mangiare così e diventerai una palla”. Lo ha detto mio padre quando avevo 12 anni. Per piacere retweetta e condividi un commento di body shaming. #Theysaid»: è uno dei tanti brevi e commoventi tweet di ragazze e di donne che, usando gli hashtag #theysaid e #bodyshaming, raccontano quelle volte in cui, nel corso della vita, sono state vittime di body shaming.

L’ hashtag #bodypositive invece è rappresentativo dell’impegno di molti utenti (e anche di diverse celebrità e brand ) nel promuovere una visione più realistica e più positiva del corpo, ossia priva di giudizi e di critiche e caratterizzata invece dall’accettazione del proprio fisico così com’è.

Un esempio rappresentativo di attivismo volto a promuovere una comunicazione più positiva in questo ambito è quello di Chiara Ferragni. Dopo che un noto giornale italiano aveva definito le sue amiche – presenti in una foto del suo addio al nubilato – “rotonde”, l’ influencer si è schierata contro questo tipo di comunicazione, aggiungendo in un post rivolto ai suoi fan l’hashtag #bodyshamingisforlosers.

Anche se la testata giornalistica ha successivamente cambiato l’aggettivo “rotonde” in “atletiche”, l’episodio è servito a diffondere notevolmente l’hashtag sopracitato tra i fan dell’influencer, anche lei diverse volte vittima di body shaming sui social network per i suoi presunti difetti fisici” (dall’essere “troppo magra” all’avere il “seno troppo piccolo”, in base ai commenti degli utenti). Anche per questa ragione Chiara Ferragni ha deciso di prendere parte attivamente a questa causa; l’influencer, tra l’altro, è ormai nota anche per la lotta al cyberbullismo e per la promozione di un messaggio positivo e di incoraggiamento alle donne e alle ragazze che spesso crescono con poca fiducia in se stesse a causa della pressione sociale subita.

Brand come Barbie, che hanno come target appunto le bambine, non possono restare indifferenti a questo tipo di problematiche e per questo Mattel ha deciso di rivedere i propri prodotti che per anni hanno in qualche modo contribuito a definire gli standard di bellezza ai quali aspirare. Con la collezione #TheDollEvolves, infatti, il brand ha iniziato a introdurre bambole con diverse altezze e silhouette

Esempi di body shaming

Purtroppo però le critiche all’aspetto fisico altrui spesso si spingono ben oltre, arrivando a generare commenti offensivi su dettagli fisici collegati a malattie. Proprio per questa ragione, un’artista, ispirata dalla lotta della modella Winnie Harlow contro il body shaming, ha deciso di creare una Barbie con la vitiligine.

La modella Nike e quei peli tanto criticati

Come fatto notare, i commenti e i casi di body shaming riguardano i più svariati argomenti e non solo aspetti come il peso o l’altezza. Come si evince da una campagna Nike, che ha suscitato la reazione degli utenti in Rete, infatti, il body shaming può riguardare anche argomenti come i peli femminili.

Nel post Instagram di Nike Women la modella Annahstasia Enuke mostrava i peli delle ascelle, generando per questa ragione numerosi commenti negativi, tra emoticon che mostrano disgusto a contenuti offensivi molto espliciti: «Che schifo i peli sulle ascelle, siamo tornati alla preistoria», scrive un utente in lingua spagnola, mentre un altro commenta «Qualcuno vuole farci il piacere di depilare questa ragazza?».

Questa ondata di body shaming sui social del brand Nike dipende dalla figura stereotipata della donna che la società, appunto, vuole depilata e impeccabile nelle forme e nel fisico. A difendere la modella, e più in generale le donne, anche in questo caso sono diverse follower che hanno risposto ai commenti negativi, invitando gli altri utenti a una maggiore apertura mentale e accettazione degli altri, senza giudizi e pregiudizi.

Il caso “striscia-botteri”

Vittime di body shaming, comunque, sono tanto le donne di spettacolo quanto quelle di settori diversi. È il caso di Giovanna Botteri, affermata e stimata giornalista italiana, che sui social è stata presa di mira più volte dagli utenti per un presunto aspetto non particolarmente curato. Il programma di satira italiano “Striscia la notizia” ha così costruito un servizio, mandato in onda il 24 aprile 2020, «per mostrare – si legge in una nota stampa inviata al quotidiano “Il Fatto Quotidiano”come Giovanna nell’ultimo collegamento da Pechino avesse sfoggiato una nuova pettinatura, quasi a smentire le critiche malevole piovutele addosso». L’effetto sortito da questo servizio però è stato quello di aprire una forte discussione proprio sul body shaming e, ancora una volta, sugli stereotipi imposti da una società basata sulla perfezione estetica. Giovanna Botteri ha replicato con una lettera pubblicata sul sito USIGRAI (Unione Sindacati Giornalisti RAI), invitando a guardare alla vicenda come a un’occasione per aprire «un momento di discussione vera, […] anche aggressiva, sul rapporto con l’immagine che le giornaliste, quelle televisive soprattutto, hanno o dovrebbero avere secondo non si sa bene chi…».
Se da un lato sono stati in tanti in Rete a schierarsi a favore della Botteri, accusando “Striscia la Notizia” di aver ulteriormente rimarcato atti di body shaming, dall’altro in molti sono insorti contro Michelle Hunziker (il servizio del TG satirico, infatti, era costruito con la sua voce narrante), innescando un pericoloso circolo vizioso di critiche e commenti negativi. Le accuse verso la showgirl svizzera sono state tali da portarla a pubblicare sui propri profili social un video in cui dice che «si è alzato un polverone incredibile» sulla vicenda e che ritiene si tratti di una fake news .

Iniziative positive che ricevono commenti negativi: il post di Zalando con la modella curvy per CK

Si è già detto che i commenti negativi in Rete, riferiti a qualunque tipo di iniziativa che cerca di uscire dagli stereotipi di bellezza ben consolidati nell’immaginario collettivo, non mancano mai.

A gennaio 2019 ciò è successo anche sulla pagina Facebook di Zalando, sotto a un post contenente tre foto di una campagna di intimo di Calvin Klein con modelle curvy.

Le offese sono arrivate sia da utenti di sesso maschile che femminile e sono stati talmente pesanti da portare i gestori della pagina a intervenire oscurandone alcuni, fornendo la seguente motivazione:

«A noi di Zalando piace rappresentare e RISPETTARE la bellezza autentica e la diversità delle persone. Allo stesso modo, rispettiamo opinioni e gusti diversi dai nostri e il diritto di esprimerli. Tuttavia, non accettiamo che la nostra pagina diventi un luogo per diffondere messaggi di odio, offesa o disprezzo: per questo motivo, siamo stati costretti a oscurare alcuni commenti».

Non ci sono in questo caso dati relativi alla vendita dei capi pubblicizzati nelle foto, ma c’è di sicuro un buon esempio da seguire su come gestire una crisi sui social, con utenti che scrivono commenti al vetriolo riferiti alle modelle e alla tipologia di donna che rappresentano. Se il trend è quello di una estetica del normale nel marketing, un trend che molti utenti non sono però disposti ad accogliere, decidere e sapere come gestire le conversazioni e le discussioni deve essere ben chiaro a ogni brand che scelga questa strada.

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