Adapted stakeholder model freeman
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Definizione di Adapted stakeholder model freeman
L’adapted stakeholder model di Freeman: cos’è
Nel 2003 Freeman inserisce lo ” stakeholder model” elaborato in precedenza in un contesto simile, ma diviso su vari livelli basati sull’importanza degli stakeholder[1]. Infatti, una critica al modello precedente era considerare, per esempio, i consumatori portatori d’interesse allo stesso modo dei governi. In realtà, in un contesto reale non tutti gli stakeholder possiedono lo stesso peso.
Freeman, quindi, decide di separare gli stakeholder di primo livello da quelli di secondo livello, più distanti dalla realtà aziendale.
La nuova divisione degli stakeholder secondo Freeman
Come anticipato, con questo modello Freeman ha cambiato approccio nella definizione dei vari stakeholder influenti in una realtà aziendale.
Il primo passo nella rivisitazione del suo precedente modello è stato quello di ridurre il numero di stakeholder interni. Lo schema a cinque stakeholder interni è composto da finanziatori, clienti, fornitori, dipendenti e comunità. Questi sono quelli che per Freeman possono influenzare l’azienda in modo più diretto e impattante.
Il secondo passaggio è stato quello di posizionare un riquadro attorno a questi cinque stakeholder e dividerli da nuovi tipi di stakeholder classificati come esterni. Secondo Freeman, gli stakeholder esterni sono, tra gli altri, governi, ambientalisti, ONG, critici, media.

L’adapted stakeholder model di Freeman nel 2003 con la divisione dei due livelli di stakeholder.
Le critiche alla teoria degli stakeholder di Freeman
Insieme allo stakeholder model del 1984, l’adapted stakeholder model ha suscitato molteplici critiche in ambito accademico, in particolar modo da parte di Fassin.
Il primo punto toccato dal ricercatore è l’estrema semplicità dello schema grafico che non sarebbe emblema, invece, delle varie dinamiche e delle differenze esistenti nella realtà quotidiana di un’azienda. Nonostante sia apprezzato lo sviluppo nell’ottica di dividere stakeholder più diretti (interni) e stakeholder indiretti (esterni), la critica che Fassin muove è relativa all’incapacità di questo modello di fornire il giusto peso ai diversi ruoli che governi, ONG, ambientalisti, critici e media possono avere.
La seconda critica mossa riguarda il conflitto presente tra un’interpretazione maggiormente manageriale e una specificatamente giuridica. Le due visioni spesso risultano contrastanti, poiché non possiedono gli stessi confini nella definizione e caratterizzazione degli stakeholder.
Infatti, l’approccio manageriale è più pragmatico e prende in considerazione anche gli aspetti relazionali tra gli stakeholders e l’impresa. L’interpretazione giuridica, invece, si basa su diritti e contratti: le parti interessate hanno rivendicazioni, le imprese hanno obblighi e doveri.
Proprio per queste ragioni Fassin nel 2008 ha sviluppato un nuovo stakeholder model adattando la teoria degli stakeholder di Freeman.