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Cyberbullismo

Definizione di Cyberbullismo

cyberbullismo Il Cyberbullismo è una forma di bullismo che avviene tramite Internet. Con questo temine si fa riferimento a offese, molestie, ricatti o forme di pressione messe in atto, per un periodo più o meno lungo, da parte di una persona o gruppo di persone nei confronti di un altro soggetto o gruppo, utilizzando le tecnologie digitali.

Cosa è il cyberbullismo?

Si parla di cyberbullismo quando si fa riferimento a un comportamento violento che avviene online, con l’aggressore o gli aggressori che insultano, minacciano e cercano volontariamente di provocare danno a un altro soggetto o gruppo, spesso non in grado di difendersi o percepito come più debole.

La legge 29 maggio 2017, nº71, volta a prevenire il cyberbullismo in Italia, presenta il fenomeno in maniera dettagliata, riferendosi a «qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti online aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo».

Soggetti che commettono azioni di bullismo e cyberbullismo, secondo il codice penale italiano, possono essere perseguiti per fattispecie riconducibili ai reati di diffamazione (art. 595), minaccia (art. 612) o dare luogo all’illecito depenalizzato di ingiuria (secondo l’art. 594).

Alcune definizioni di cyberbullismo

L’enciclopedia Treccani presenta il fenomeno come «bullismo virtuale, compiuto mediante la rete telematica». Il Ministero dell’istruzione e il Ministero dell’università e della ricerca definiscono invece il cyberbullismo come «un insieme di azioni aggressive e intenzionali, di una singola persona o di un gruppo, realizzate mediante strumenti elettronici (sms, mms, foto, video, email, chat room, istant messaging, siti web, telefonate), il cui obiettivo è quello di provocare danni a un coetaneo incapace di difendersi». 

La tecnologia presenta delle peculiarità perché «consente ai bulli di infiltrarsi nelle case delle vittime, di materializzarsi in ogni momento della loro vita, perseguitandole con messaggi, immagini, video offensivi inviati tramite smartphone o pubblicati sui siti web tramite Internet».

le diverse Forme di cyberbullismo

  • Flaming
    Dall’inglese “flame” che significa “fiamma”, il flaming è caratterizzato dall’uso di messaggi violenti e volgari per creare “battaglie verbali” e “risse virtuali”, promuovendo l’instabilità all’interno di gruppi o comunità online. È molto comune in ambienti come i social network e i forum.
  • Hate speech
    L’espressione hate speech nel contesto della Rete è molto diffusa e viene utilizzata per far riferimento ai comportamenti (soprattutto verbali) online che incitano alla violenza, all’odio e a un atteggiamento di discriminazione nei confronti della vittima.
  • cyberstalking
    Il cyberstalking è caratterizzato da molestie, denigrazioni, persecuzioni e minacce ripetute per impaurire e/o ferire la vittima, sfruttando Internet o altri mezzi digitali. In questo caso, l’aggressore può cercare di controllare la posizione di una persona e monitorare le sue attività online e offline. Per questo, spesso vengono installati dei dispositivi GPS sulle auto delle vittime o degli spyware di geolocalizzazione sui cellulari e vengono tracciate le attività sui social.
  • Denigrazione
    Riguarda l’atto del calunniare e infamare l’altro per provocare danni alla reputazione della vittima.
  • Sostituzione di persona
    È l’appropriarsi dell’identità virtuale di qualcuno per spedire messaggi, pubblicare dei post o realizzare altro tipo di azioni online al posto suo.
  • Rivelazioni, doxing e altri esempi di pubblicazione di informazioni e contenuti riservati
    Consistono nel pubblicare informazioni riservate e potenzialmente imbarazzanti che riguardano un’altra persona. Il termine “doxing” viene usato, in maniera più specifica, per far riferimento alla pubblicazione in Rete di dati personali di qualcuno senza il consenso (quindi indirizzo, numero di telefono, ecc.).
  • Trickery o inganno
    Consiste nell’ottenere la fiducia dell’altro per poi pubblicare e divulgare le confidenze ascoltate.
  • Outing
    Si tratta di un termine ancora più specifico, ma sempre connesso alla pubblicazione di dati (foto, video o screenshot di messaggi per esempio), allo scopo di rendere pubblico l’orientamento sessuale di qualcuno, senza il suo consenso.
  • revenge porn
    Con questa espressione si fa riferimento alla pubblicazione di immagini, video o altro materiale sessualmente esplicito senza il consenso del soggetto in essi raffigurato allo scopo di vendicarsi o minacciare.
  • Esclusione
    Si riferisce all’escludere volontariamente la vittima dai gruppi online (come i forum, le chat di gruppo sulle piattaforme di messaggistica o i gruppi presenti sulle reti sociali), senza una giusta motivazione, allo scopo unico di ferirlo o di provocare un danno.
  • body shaming
    È una pratica molto diffusa in Rete che consiste nel giudicare il corpo di qualcuno, dalla taglia alle differenti caratteristiche fisiche e “presunti difetti”, causando vergogna nella vittima.

Chi sono le vittime e quali sono le conseguenze?

In molti casi, i cyberbulli sono delle persone che la vittima conosce personalmente. Gli aggressori cercano di ferire la vittima con molestie di ogni tipo, estendendo spesso questo comportamento anche alla sfera virtuale e facendo sì che il soggetto colpito si senta non protetto anche all’interno della propria abitazione. Gli adolescenti e in generale il pubblico più giovane tendono a essere particolarmente vulnerabili nei confronti di questo tipo di comportamenti, tuttavia il bullismo sul web, come quello “tradizionale”, può colpire individui di ogni età.

La difficoltà da parte delle vittime di parlare dell’argomento o di denunciare gli aggressori per paura di ricatto fa sì che sia ancora più difficile identificare casi di cyberbullismo e proteggere i soggetti colpiti da questo tipo di condotta che tende a portare le vittime a uno stato di fragilità emotiva estrema.

Non a caso, «in Italia, il 59% di vittime di cyberbullismo ha pensato almeno una volta al suicidio nel momento di sofferenza maggiore e il 52%, confessa di provocarsi del male fisico intenzionalmente e l’82% dice di sentirsi frequentemente triste e depresso». È quanto emerso da una ricerca condotta nel 2017 da Skuola.net e dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza su un campione di circa 8mila adolescenti (con un’età compresa tra i 14 e i 18 anni) provenienti da 18 regioni italiane.

È possibile così individuare alcune possibili conseguenze del cyberbullismo sulle vittime. Queste ultime possono dunque pensare al suicidio, incorrere in forme di autolesionismo, depressione ed essere più propensi all’autoisolamento; di conseguenza aumenta la difficoltà nel chiedere aiuto. Chiaramente, le aggressioni verbali perpetrate dagli aggressori possono avere un impatto non solo sulla salute mentale ma anche indirettamente sulla salute fisica degli individui.

Infatti, secondo la stessa ricerca il 49% ha ammesso di aver ridotto drasticamente il cibo, anche perché, in casi di body shaming per esempio, le offese tendono a concentrarsi proprio sull’aspetto fisico della vittima, facendo sì che esse non si sentano a proprio agio con il proprio corpo. Quasi il 60% degli intervistati ha ammesso invece di«tuffarsi in abbuffate talmente eccessive da indurre malessere», “abbuffate” che servirebbero «per colmare un vuoto emotivo».

Si tratta di dati davvero preoccupanti che rivelano le conseguenze nefaste che il cyberbullismo può avere anche sulla vita offline.

Come combattere il cyberbullismo?

Prevenire e combattere il cyberbullismo sono compiti difficili che richiedono uno sforzo collettivo e di sensibilizzazione. Diverse aziende e celebrità hanno deciso di promuovere o di partecipare a progetti volti a sconfiggere questo problema. Un esempio ben noto in Italia è quello di Chiara Ferragni, che ha scelto di sposare questa causa attraverso una collaborazione con il brand Trudi.

In una partnership con l’organizzazione anti-bullismo “Cybersmile”, il brand di cosmetici Rimmel ha lanciato una campagna globale, della durata di tre anni, per generare consapevolezza sul tema. Per farlo, l’azienda ha coinvolto celebrità come Rita Ora e Cara Delevingne e altri quindici brand ambassador che racconteranno le proprie esperienze, in quanto vittime di commenti offensivi o umilianti. La campagna #IWillNotBeDeleted vuole scoraggiare, in particolar modo, forme di cyberbullismo collegate alla bellezza e all’aspetto fisico.

Non solo i brand e le celebrità hanno però un ruolo importante nell’ottica di prevenzione e lotta al bullismo sul web: le piattaforme stesse in cui queste situazioni si sviluppano devono essere le prime a reagire e prendere posizione. A questo proposito, diverse misure sono state adottate allo scopo non solo di scoraggiare comportamenti scorretti da parte di potenziali cyberbulli, ma anche di tutelare le vittime. Un esempio è quello di Instagram che ha introdotto degli strumenti volti a promuovere delle interazioni più positive tra utenti all’interno della comunità o quello del videogioco World of Warcraft che ha introdotto la “silence penalty” per penalizzare giocatori che manifestano comportamenti scorretti in tal senso, “silenziandoli” per 24 ore.

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