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Generazione z

Significato di Generazione z

Generazione Z: definizione e caratteristiche La Generazione z, in breve Gen Z, è la generazione dei nati tra il 1997 e il 2012. Giovanissimi, hanno nel 2020 tra gli 8 e i 23 anni e sono i primi a non aver conosciuto un mondo senza tecnologie e ambienti digitali, cosa che non può non influire su come vivono quotidianità, consumi e aspettative nei confronti del lavoro.

Generazione Z: significato e origine dell’espressione

La prima espressione con cui il mondo giornalistico soprattutto si rivolse a questi giovanissimi nati oggi era Homeland Generation. Cresciuti all’indomani dell’attacco dell’11 settembre alle Torri Gemelle e in un clima di paura e sfiducia, infatti, si ritenne inizialmente che potessero essere membri di una generazione meno propensa a viaggiare e che considerassero più sicuro il restare a casa. Più tardi si cercarono altre espressioni più adatte per descrivere al meglio la generazione successiva a quella dei Millennials: per questo, adottando un semplice ordine progressivo, ci si cominciò a rivolgere ai giovanissimi nati tra la seconda metà degli anni Novanta e gli anni Dieci del Duemila come Generazione Z o, per abbreviazione, Gen Z.  In alternativa si prese a riferirsi agli adolescenti di oggi come, semplicemente, post- millennials : solo più tardi, con l’emergere di una nuova generazione successiva alla Gen Z, la cosiddetta generazione alpha , il termine divenne un termine ombrello per riferirsi, più genericamente, a tutte le generazioni successive a quella dei Millennials. Qualcuno nel frattempo aveva già coniato, invece, l’espressione iGeneration (in breve iGen) per sottolineare la familiarità di questi nativi digitali con dispositivi hi-tech e ambienti 2.0.

Generazione Z: caratteristiche della prima generazione nativa digitale

È davvero così? La Gen Z può essere considerata davvero una generazione di nativi digitali? E, se sì, in che modo si riflette questo sulla quotidianità degli adolescenti? Se c’è un dato incontrovertibile è che la Generazione Z è la prima nata dopo la nascita del web e quando una sorta di rivoluzione nel settore dell’elettronica di consumo era stata già compiuta, rendendo di fatto i cellulari e i primi dispositivi portatili disponibili anche al grande pubblico. Per la Gen Z, così, il vero rito di passaggio dall’infanzia all’adolescenza è rappresentato spesso dal possesso di uno smartphone o di un cellulare connesso a Internet: secondo una statistica del Pew Research Center, quasi tre quarti degli adolescenti di oggi ne ha uno, mentre appena il 12% di adolescenti non possiede un telefonino. Difficile pensare, allora, che qualsiasi azione quotidiana di questi giovanissimi non passi attraverso le tecnologie che si portano tutto il giorno dietro: la iGeneration, cioè, sarebbe la prima per cui la distinzione tra online e offline, tra vita reale e vita virtuale ha perso di senso e, ancora, la prima a vivere costantemente onlife. Numerosi studi hanno provato di volta in volta a identificare, così, cosa fanno gli adolescenti in Rete, quali sono app e social che preferiscono e perché. Per lungo tempo si è creduto, per esempio, che evitassero Facebook e gli preferissero alternative come Instagram o Snapchat per la massiccia presenza di genitori e di grandi all’interno del social di casa Zuckerberg.

In più di un’occasione gli esperti si sono interrogati sui rischi che provenivano da questa dipendenza dei più piccoli da tecnologie e ambienti digitali e sugli effetti che questo stato di costante connessione potesse avere su felicità e soddisfazione percepite, se non addirittura sulla salute mentale degli adolescenti. I risultati sono stati diversi, non sempre in perfetto accordo, se non quando si trattava di mostrare appunto come per i giovanissimi della Gen Z fosse impossibile distinguere la propria vita online da quello che succedeva appena disconnessi.

Qualsiasi ritratto della Generazione Z che si limiti a descriverne il rapporto con la tecnologia, però, non si può dire completo. Ci sono tanti altri fattori che andrebbero presi in considerazione. Come il fatto che l’essere cresciuti, da figli della Gen X, in un’era di profonda crisi economica, quella seguita all’11 settembre appunto, li avrebbe resi individui più responsabili, determinati, persino più parsimoniosi della generazione immediatamente precedente.

Più in generale, gli adolescenti di oggi sarebbero più informati e meno propensi a correre rischi: lo dimostrerebbe, per esempio, anche un consumo di alcol nettamente in calo oggi rispetto agli anni Novanta. In un sistema scolastico come quello americano, poi, la Gen Z sarebbe anche quella più preoccupata di cercare prestiti scolastici che le permettano di portare a termine il percorso di studio scelto. Non si può non considerare poi che, come già quella dei Millennial, si tratta senza dubbio di una generazione decisamente multi-culturale e con idee politiche che non possono prescindere dal supporto ai matrimoni omosessuali, ai diritti LGTBQ e alla gender equality. Sebbene pochi di loro siano già entrati nel mercato del lavoro, alcuni tratti sembrano distinguere già l’approccio alla carriera della Gen Z da quello di altre generazioni: più aperti a considerare in ottica globale le proprie carriere, nella scelta dell’azienda o del business per cui lavorare, i suoi membri non considerano prioritari tanto aspetti retributivi quanto degli aspetti legati alla soddisfazione e alle opportunità di crescita personali.

 

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