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Lurker

Definizione di Lurker

lurker Lurker è il termine con cui si fa riferimento, in Rete e soprattutto sui social network, a utenti e membri di una community che semplicemente “osservano” cosa avviene al suo interno, senza mai partecipare in maniera attiva.

Numerosi studi, anche di netnografia, hanno confermato del resto che c’è una percentuale molto ampia – ben oltre la maggioranza – di internauti che, pur essendo formalmente iscritti a piattaforme come Facebook o a servizi come TripAdvisor e passandovi all’interno parte della propria giornata, non sono attivamente coinvolti e non compiono, cioè, azioni come postare e condividere contenuti o scrivere recensioni, ma si limitano a un uso passivo dello strumento. Persino nelle community per la creazione di software open source, utenti tra il 50 e il 90% non sarebbero attivamente coinvolti (Zhang W., Storck J., 2001). Il lurking conferma, cioè, quella che è conosciuta come legge dell’1% e che è, a ben guardare, una versione sui generis della più universale legge di Pareto: online, su un gruppo di cento persone, solo uno creerà dei contenuti originali, dieci interagiranno attivamente con questi e i restanti ottantanove avranno un ruolo passivo.

Lurking: cosa significa, qual è l’origine del termine e perché è usato negli ambienti digitali

L’Internet lurker però non è il primo nel suo genere: andando a ritroso, verso l’etimologia della parola e il significato letterale del termine “lurker”, si scopre infatti che fu utilizzato a partire dal XIV secolo per riferirsi a qualcuno che si trova in un “nascondiglio”, normalmente per ragioni negative. L’espressione entrò a far parte dell’Internet culture già negli anni Ottanta quando cominciarono a diffondersi i primi sistemi server-client e ci fu chi trovò un modo per poter sfruttare di nascosto e a proprio vantaggio risorse e banda. In riferimento soprattutto agli ambienti 2.0, in letteratura si trovano sinonimi come “peripheral partecipant” o “read-only partecipant”.

Lurker: chi sono e perché scelgono una partecipazione passiva agli ambienti digitali

Oggi la maggior parte di studi e ricerche in materia più che chiedersi chi sono i lurker, si interroga sulle ragioni che li portano a diventare tali. Un risultato che hanno in comune è che, per buona parte di questi utenti inattivi, il semplice navigare o scrollare i post di Facebook e Instagram rappresenta già una modalità di partecipazione soddisfacente. Per qualcuno il lurking è un’attività transitoria che serve, al momento dell’iscrizione a un social network o quando si entra a far parte di una nuova community digitale, per ambientarsi, capire le regole del gioco e quali sono le modalità di interazione tipiche dello specifico ambiente digitale, spesso frutto peraltro di pratiche e consuetudini degli utenti, più che dettate da policy e linee guida delle piattaforme (Boccia Artieri et al., 2017), e comunque consolidatesi nel tempo come teleonomiche, cioè funzionali ai meccanismi di selezione e finalizzate alla sopravvivenza della community stessa. Non a caso quando non avviene il de-lurking e l’utente non passa cioè a una modalità di partecipazione più attiva è quasi sempre proprio perché questo non riesce a familiarizzare con le norme di comportamento della comunità digitale in questione o non le accetta pienamente. In contesti specifici come i forum informatici o dedicati all’eLearning la percentuale di lurker si fa spesso più alta, infine, proprio per il tecnicismo della materia trattata e per una sorta di squilibrio delle conoscenze: ci sono utenti, cioè, che hanno maggiori competenze, possono offrire più valore e presentare più soluzioni e sono utenti che in genere rappresentano il nocciolo della community e si portano dietro una lunga coda di altri partecipanti con ruolo solo passivo appunto.

Lurking vs free-riding

In quest’ultimo caso, insomma, un lurker è un utente che è – anche ripetutamente – alla ricerca di soluzioni, che trova nei consigli degli utenti più esperti ma senza mai essere in grado di ricambiare il beneficio ottenuto. Estremizzando e facendo riferimento ancora a contesti specifici come gli ambienti di crowdsourcing o i progetti wiki, il lurker è colui che si appropria gratuitamente di un benefit senza crearne a propria volta. È questa la ragione per cui, secondo i puristi della cultura digitale soprattutto, il lurking è di fatto assimilabile al free-riding: una commodity , un bene pubblico non è un bene esclusivo o rivale sul mercato e il suo utilizzo da parte di un utente che paga per averlo di fatto non esclude quello da parte di un altro che al contrario, proprio per questa ragione, potrebbe essere incentivato ad appropriarsene gratuitamente. Le community online, però, vivono letteralmente grazie ai contributi dei propri utenti: non è difficile capire, perciò, che una modalità di partecipazione come quella dei lurker non è costruttiva, né si dimostra favorevole alla sopravvivenza delle community online. È proprio questo uno dei motivi per cui su molti forum, su molti gruppi Facebook ci sono netiquette ad hoc che regolano le forme e i modi della partecipazione degli iscritti, ponendo come vincolo la produzione di almeno un post originale per esempio, ecc.

Così i lurker possono avere effetti positivi sulle community online

Quanto detto fin qui potrebbe far pensare a un’accezione esclusivamente negativa del termine “lurker” e, più in generale, a qualche forma di stigma per chi si comporti da tale. Quello che non ci si aspetta, insomma, è che questa forma di partecipazione passiva in Rete possa avere effetti ed esternalità positivi, non tanto per il lurker, quanto per l’intera community di riferimento. Quello che succede di frequente è infatti che, essendo la loro attività a basso – se non addirittura nullo – costo, questi utenti partecipano contemporaneamente a più community diverse e, facendolo, collezionano molteplici saperi che saranno in grado di condividere poi quando e se decideranno di uscire dalla loro condizione di lurker. A un livello zero, infine, i lurker creano numero e, nel caso di modelli di business basati sulla raccolta pubblicitaria o sull’audience per esempio, rappresentano una risorsa per la community, potendo influire sulla monetizzazione.

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