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Influencer: ecco gli “archetipi” e come interagire con essi

Influencer: ecco gli “archetipi” e come interagire con essi

Diversi sono gli utenti in grado di “influenzare” gusti e consumi. Proprio per questo c’è chi ha provato a tracciarne degli archetipi.

Centinaia di social addicted si professano oggi “ influencer ” di professione, alcune indagini, poi, hanno dimostrato come si possa arrivare a guadagnare su Instagram e simili, anche cifre importanti da un semplice post e anche le aziende sembrano ormai convinte che l’influencer marketing sia la via più efficace per assicurarsi conversion e retention dei clienti.

Numerosi studi, del resto, sottolineano l’importanza assunta nel tempo dagli influencer. Secondo una ricerca condotta da Twitter e Annalect – Il valore degli influencer su Twitter -, per esempio, almeno il 40% degli utenti dichiara di aver comprato un particolare prodotto o servizio dopo averlo visto usare da un influncer; a questo andrebbe aggiunto almeno un 20% che ha ammesso di aver condiviso sui social un contenuto “branded” postato da uno di loro. Lo stesso studio ha provato, poi, a misurare l’impatto concreto dell’ influencer marketing sulla propensione all’acquisto degli utenti social, arrivando alla conclusione che, se chi ha letto un tweet originario del brand è quasi tre volte più intenzionato a comprare, la voglia di comprare un prodotto o servizio sale di oltre cinque volte per chi è stato esposto a contenuti prodotti dagli influencer. Influencer che, d’altro canto, sembrano (quasi) pareggiare amici e cerchie familiari quanto a fiducia attribuita.

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Fonte: Twitter/Annalect

Quello che si tende a ignorare è, però, che il panorama dell’influencer marketing è oggi affollato da figure molto diverse tra loro. C’è chi sostiene che il futuro sia degli advocate e dei microinfluencer, cioè di esperti del settore nel primo caso e “gente comune” nel secondo, in grado di incarnare perfettamente i valori del brand e trasmetterli alla propria community. Da Traackar, una piattaforma di influencer marketing statunitense, invece, hanno provato a identificare i maggiori archetipi di influencer, individuando per ciascuno punti di forza e criticità, opportunità e valore aggiunto per l’azienda e, soprattutto, il modo migliore per relazionarsi con essi e costruire un rapporto duraturo e proficuo per il brand.

Gli archetipi di influencer

Dieci sono, così, i diversi archetipi di influencer individuati dalla piattaforma.

  • La celebrità. Ha un’audience molto vasta, in genere più grande di tutti gli altri tipi di influencer, motivo per cui vince almeno in termini di reach. Scegliere una celebrità per un brand è però come affidarsi alle “vecchie” strategie di endorsement .
  • L’autorità. È una persona la cui opinione è considerata molto credibile nel settore di riferimento, ha un’audience relativamente grande su cui esercita un forte potere di engagement . Proprio per questo andrebbe convinta con una proposta che crei valore aggiunto per la sua community e ne rafforzi la leadership.
  • Chi cerca connessioni”. Nella teoria delle reti sarebbe un hub, un nodo cioè, con tantissime connessioni e in grado di fare da “ponte” tra cerchie sociali diverse. Sfruttarne le potenzialità di influncer? Significa soprattutto approfittare della sua capacità di fare network e di creare relazioni.
  • Chi ha fatto un brand di se stesso. Per chi prova a fare personal branding il proprio nome è la propria fonte di guadagno. Come convincerlo a diventare influencer per un brand? Attraverso la possibilità di veder crescere le proprie audience, visibilità e reputazione.
  • L’analista. È per lavoro e per natura interessato ai dati e ne ha bisogno per ottimizzare le proprie performance. Per questo un’azienda intenzionata a coinvolgerlo come influncer dovrà essere in grado di fornirgli insight di prima mano e altri materiali su cui basare le sue analisi. Il suo valore aggiunto? La rilevanza naturalmente percepita dei contenuti che produce.
  • L’attivista. È uno degli “archetipi” di influencer più difficili con cui un brand possa rapportarsi. Si tratta di una figura, infatti, quasi sempre e per natura contraria alle logiche di business e di mercato che muovono le aziende. L’errore più grosso che si possa fare, però, è evitare il contatto con questa tipologia di influencer. Meglio mostrarsi aperti e comprensivi nei suoi confronti, soprattutto perché ha in genere forte risonanza e grandi capacità di generare engagement.
  • L’esperto. Il modo migliore per approcciarsi a questo tipo di influencer è mostrare che si tiene in profonda considerazione il suo parere, che si hanno gli strumenti per rendere più profonde e dettagliate le sue analisi e che si è disposti a farsene portavoce presso i propri clienti.
  • L’insider. Possono essere influecer rilevanti per un’azienda, specie in un’ottica “negativa” (perché scoraggiano la propria community ad affidarsi a prodotti/servizi del brand, etc.). Per questo serve instaurare con loro un dialogo corretto, evitando per esempio di invadere il loro spazio o di screditarli a “casa loro”.
  • Il distruttore. Ogni azienda ha il proprio bastian contrario intenzionato a screditarne prodotti e servizi. A volte può avere anche una buona audience ed essere in grado di coinvolgere attivamente i suoi follower . L’approccio migliore è, allora, mostrarsi aperti alla discussione e desiderosi di prendere in considerazione anche opinioni diverse dalle proprie. Insomma, alimentare il dibattito ma con sostanza.
  • Il giornalista. Ha, per ovvie ragioni, un’audience molto folta ed è costantemente alla ricerca di storie; per questo un brand che vuole sfruttarne il poter d’influenza non dovrebbe mai fargliene mancare una esclusiva, interessante, dal tempismo perfetto.
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    Fonte: Traackr

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