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Al Leopold Museum di Vienna il cambiamento climatico fa storcere i quadri

iniziativa a few degrees more del leopold museum di vienna
Fonte: Leopold Museum

L'iniziativa visualizza gli effetti catastrofici degli aumenti anche più impercettibili delle temperature (il titolo è infatti "A Few DegreesMore") a partire dai capolavori di Klimt, Schiele, Moser esposti al Leopold Museum

C’è chi è convinto che un grado e mezzo non possa fare davvero la differenza. Non è certo così, però, se si tratta dell’inclinazione sbagliata di un quadro in un museo, per esempio. In questo caso, infatti, anche pochi decimi di grado in più o in meno rispetto alla linea del pavimento costringono i visitatori a piegare il collo, assumere posizioni strane, allontanarsi per poter apprezzare il dipinto. In altre parole? Rendono scomoda, se non addirittura disagevole, la visione della singola opera e, più in generale, la visita. Con questo concept l’iniziativa A Few More Degrees del Leopold Museum di Vienna invita a riflettere sul cambiamento climatico.

Così l’iniziativa “A Few Degrees More” del Leopol Museum prova a sensibilizzare sul climate change

I numeri non sono casuali: da tempo gli scienziati del clima avvertono che anche piccoli aumenti nelle temperature, di un grado o un grado e mezzo, se costanti possono avere effetti devastanti sulle coste, sui mari, sui sistemi montuosi, ma anche i campi, le città e, di conseguenza, sulle attività umane. Sono effetti di cui ci si potrebbe non accorgere nel breve periodo, esattamente come è difficile accorgersi empiricamente di inverni ogni anno più caldi rispetto a quelli precedenti. Nel lungo periodo, però, anche pochi gradi possono fare la differenza e l’emergenza climatica del momento ne è la prova.

L’iniziativa “A Few Degrees More” del Leopold Museum prova a visualizzare – nel significato più letterale del termine – gli effetti del climate change e lo fa a partire da ambasciatori d’eccezione: le opere della collezione del museo, firmate da maestri della secessione e dell’espressionismo austriaco come Klimt, Schiele, Courbert.

Dipinti come “On Lake Attersee” di Gustav Klimt, “Setting Sun” di Egon Schiele, “Rainy Day” di Koloman Moser sono stati esposti temporaneamente nelle sale del museo viennese storti a dimostrazione di come “pochi gradi possono rendere il mondo un posto scomodo”, come recita letteralmente il payoff dell’iniziativa, e per provare a far vivere al visitatore, costretto a piegare la testa o abbassare lo sguardo, l’esperienza anticipata di come sarà fare i conti con il progressivo effetto dell’aumento delle temperature.

L’apparato didascalico, modificato per l’occasione in collaborazione con il Climate Change Centre Austria – CCCA, dà informazioni in più non solo sui dipinti, come di consueto, ma anche e soprattutto su come quanto riprodotto al loro interno potrebbe cambiare o persino non esistere più in futuro per colpa del cambiamento climatico.

Un aumento delle temperature di pochi gradi, per esempio, potrebbe causare un aumento della temperatura dell’acqua del lago Attersee e, di conseguenza, si perderebbero le caratteristiche sfumature di blu immortalate da Klimt nell’omonimo dipinto per il proliferare di alghe.
In maniera simile, temperature più alte potrebbero essere la causa nelle regioni alpine di piogge torrenziali e tempeste che renderebbero solo un lontano ricordo i colori del paesaggio dopo una leggera pioggia che hanno ispirato Schiele in dipinti come “Setting Sun”.
Ancora, l’innalzamento del livello del mare connesso all’aumento delle temperature potrebbe far scomparire interi tratti di costa come quella della Normandia protagonista del “Costal Landscape” di Courbert.

Gli esempi appena fatti bastano a rendersi conto di come protagonisti dell’iniziativa “A Few Degrees More” del Leopold Museum siano, complice anche una mostra temporanea1 sulla nascita del modernismo viennese, soprattutto dipinti di paesaggi e vedute esterne. È per rendere più semplice, immediato e denso di significato il parallelismo tra un’inclinazione sbagliata dei quadri e l’aumento delle temperature: in un caso e nell’altro basta davvero poco – pochi gradi, che siano gradi centigradi o gradi sessagesimali – perché tutto ciò a cui si è abituati cambi drasticamente e rischi di non esistere più.

Come trasformare dei quadri storti in una campagna di climate date visualization e di attivismo contro il surriscaldamento globale

Una pagina2 sul sito ufficiale del Leopod Museum trasforma “A Few Degrees More” in un’iniziativa ancora più interattiva di climate data visualization grazie a cui i visitatori possono ricevere più informazioni e più dettagliate sull’argomento.

Scrollando fino in fondo, dopo aver scoperto le conseguenze catastrofiche che potranno verificarsi nei prossimi decenni se le temperature aumenteranno come previsto di fino a sei gradi, si possono leggere, per esempio, consigli e buone pratiche anche individuali contro il cambiamento climatico e in difesa dell’ambiente.

a few degrees more online

“A Few Degrees More” è anche un progetto di climate data visualization online. Fonte: A Few Degrees More

Non è la prima volta che il marketing museale prova a lanciare messaggi sociale: molte delle attività dei musei nei primi giorni di emergenza coronavirus lo hanno fatto.

L’iniziativa “A Few Degrees More” del Leopold Museum di Vienna sembra un esempio perfetto, però, di come anche musei e luoghi di cultura possano – e siano chiamati oggi – a fare brand activism : basta avere un purpose da condividere con la propria community di visitatori e appassionati e degli ambasciatori pronti a diffondere il proprio messaggio di brand .

Certo è tutto più facile se la causa da sostenere è di quelle che preoccupano al momento intere generazioni – a novembre 2022 una delle opere più famose dello stesso Leopold Museum, “Death and Life” di Klimt, è stata imbratta di liquido nero da dei giovani attivisti per il clima – e se come portavoci del proprio messaggio si possono scegliere opere d’arte tra le più amate di tutti i tempi.

Note
  1. Forbes
  2. A Few Degrees More

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