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Così le iniziative per #iorestoacasa provano a fermare contagi e paura da coronavirus

Dai musei che mettono a disposizione i propri cataloghi alle challenge con cui gli utenti si sfidano a trovare passatempi: tutte le iniziative per #iorestoacasa.
La notizia è che il crowdfunding dei Ferragnez a sostegno della terapia intensiva del San Raffaele di Milano ha già raccolto in poche ore oltre tre milioni di euro. È però solo una delle tante iniziative per #iorestoacasa con cui, on e offline, autorità, influencer e aziende stanno provando a fare rete e affrontare su più piani l’emergenza coronavirus.
Le iniziative per #iorestoacasa e il crowdfunding “vip” firmato Ferragnez
A dare il via alla campagna hashtag gli account social del Ministero della Salute che ha chiesto ad artisti e personaggi famosi di condividere con i propri fan e la propria community buone ragioni – e, perché no, qualche consiglio – per restare a casa in via precauzionale, già prima che il decreto del 9 marzo 2020 estendesse a tutto il territorio italiano le misure previste per le zone rosse. Da Fiorello a Tiziano Ferro, passando per Ligabue, Piero Pelù, Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, in molti avevano raccolto l’appello e partecipato alle iniziative per #iorestoacasa con post o Storie su Instagram in cui raccontavano la nuova routine casalinga.
Anche Chiara Ferragni aveva chiesto allora ai propri fan di provare, insieme, a «cambiare le abitudini», raccontando come avesse dovuto rinunciare in prima persona a numerosi impegni lavorativi e ricordando come il rischio legato all’alta contagiosità del nuovo coronavirus sia la principale ragione per cui serve evitare occasioni e contatti sociali.
Come in molte altre occasioni il messaggio dell’influencer aveva dato adito a polemiche dai toni a tratti anche molto accesi. Polemiche che però non sono riuscite a fermarla dall’intento di dare, insieme al marito Fedez, una mano concreta: una donazione a uno degli ospedali milanesi più coinvolti nell’emergenza, destinata a rafforzare il reparto di terapia intensiva, a cui associare appunto una campagna di crowdfunding aperta a tutti e a cui tutti potessero partecipare.
Non è un mistero, del resto, che quella dei Ferragnez sia tra le coppie più influenti sui social. E in questo caso – più di quando si è trattato di commercializzare una bambola Trudi contro il cyberbullismo o di schierarsi contro fat e body shaming – il risultato è stato virtuoso: non è stata raggiunta e superata infatti solo la cifra obiettivo della campagna, ma di simili sulle diverse piattaforme di crowdfunding ne sono nate diverse e dedicate ad altri ospedali italiani.
Dalla charity alle iniziative di responsabilità sociale: così brand e aziende provano a limitare i danni (economici) del coronavirus
Molte delle iniziative per #iorestoacasa hanno preso, soprattutto nei primissimi giorni, la forma di donazioni e charity. Così hanno fatto, per esempio, diverse firm di moda di lusso – da Dolce&Gabbana a Bulgari, passando per Armani – che hanno donato cifre più o meno consistenti agli ospedali. Lo stesso hanno fatto società sportive come l’Inter. Dal mondo della gdo , invece, vengono iniziative come quella di Esselunga che ha coinvolto anche i clienti più affezionati nell’impegno ad affrontare l’emergenza coronavirus: a questi è data la possibilità di donare completamente o in parte i punti accumulati sulle proprie carte fedeltà, trasformandoli di fatto in donazioni per gli ospedali.
Altri brand , più in accordo con la propria missione e con il tipo di prodotto o servizio offerto, hanno scelto la via della «solidarietà digitale» (così il Ministero per l’ innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione ha deciso di riferirsi a una serie di iniziative per #iorestoacasa dall’animo decisamente tech) offrendo a istituzioni e professionisti più colpiti dall’emergenza tool e strumenti per provare a continuare le normali attività lavorative e limitare, così, i futuri danni economici dell’emergenza coronavirus. Sono brand come Microsoft che ha messo gratuitamente a disposizione di PMI, freelance e PA i propri consulenti che li aiutino a trovare soluzioni sicure ed efficaci per lo smart working . Anche numerose compagnie telefoniche, allo stesso scopo, hanno offerto servizi per la connettività e dati mobili gratuiti o a prezzi agevolati.
Da La Stampa a la Repubblica passando per Prime Video, molti fornitori di contenuti hanno optato, poi, per rendere disponibili gratuitamente abbonamenti alle versioni digitali dei propri cataloghi.
Così sui social è partita la sfida a chi passa più tempo a casa e nei modi migliori
Molte delle iniziative per #iorestoacasa, infatti, hanno provato a rispondere a questioni decisamente più soft ma non per questo meno prioritarie: come passare un’intera giornata a casa, soprattutto quando non si è abituati a farlo o si hanno bambini piccoli alla costante ricerca di stimoli? Se dalle istituzioni è arrivato un appello a più cultura in televisione e sui media generalisti, decisamente più efficaci nell’intrattenere giovani millennials e giovanissimi di Gen Z e Gen Alpha sembrano essere iniziative digitali e più in linea con abitudini e consumi mediatici di questa fetta di popolazione. Come molti science influencer hanno lavorato di inventiva nelle primissime fasi dell’epidemia di coronavirus – e continuano a farlo – per spiegare in maniera creativa quali precauzioni igienico-sanitarie fossero davvero utili, molti influencer e micro influencer culturali hanno sfruttato visibilità e credibilità di cui godono presso la propria community per segnalare risorse e contenuti disponibili in Rete e gratuitamente. #ioleggoacasa è, per esempio, l’hashtag con cui su Instagram numerosi book blogger stanno condividendo non solo consigli di lettura, ma anche e soprattutto i recapiti dei numerosi librai che in tutta Italia si stanno organizzando per le consegne a domicilio.
Di hashtag collegati alle iniziative per #iorestoacasa, insomma, ce ne sono tanti: per farsi un’idea, basta cercare su Instagram o TikTok #stiamoacasa, #iononesco e via di questo passo. Sono hashtag che sembrano aver convinto anche chi non frequenta assiduamente la Rete, e potrebbe essere estraneo per questo alle sue dinamiche, che si può stare vicini anche sfidandosi a colpi di film, serie TV, libri e passatempi, qualche volta creativi e qualche volta davvero improbabili.
#IoLoFaccioACasa, per esempio, è l’hashtag che ha chiamato a raccolta il mondo degli influencer: a loro il compito di dare consigli e tip pratici per continuare a fare nella propria abitazione tutto quello che normalmente si faceva a scuola, in palestra, in ufficio e, perché no, per rendere partecipi i propri follower e contatti di questa nuova routine. Ogni giorno il palinsesto è ben definito (e annunciato in anticipo sull’omonima Pagina Facebook e dall’account Instagram associato all’iniziativa) e prevede come ospiti volti ben noti e piccole star del Web che hanno già sfidato e intrattenuto le community a suon di #IoMiAllenoACasa, #IoMiDivertoACasa, #IoSuonoACasa, eccetera.
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target =”_blank” rel=”noopener”>La musica, per evadere e guardare oltre, in modo positivo🎧 Grazie a @matteo.markus.bok_official per averci regalato questo momento #iolofaccioacasa #iosuonoacasa
Se c’è una cosa che questa imprevista disponibilità di (tanto) tempo libero ha già dimostrato, del resto, è che l’intrattenimento è sempre più on demand, non tanto nei tempi e nelle modalità di fruizione quanto nella produzione. In altre parole? La maggior parte di utenti sembra desideroso di creare da sé i propri contenuti ludici e d’intrattenimento e la dimostrazione più evidente è, forse, il grande numero di dirette Instagram, sui più disparati argomenti e organizzate tanto da account ufficiali e verificati quanto da account di utenti comuni e con piccolo seguito, che si alternano in questi giorni. Da Instagram sembrano essersene accorti, tanto da aver reso disponibile uno speciale adesivo Io Resto A Casa da usare all’interno delle Storie, perché le stesse possano finire in un canale appositamente dedicato ai contenuti postati dagli utenti in quarantena.
L’adesivo sembra essere disponibile solo se connessi al WiFi, con ogni probabilità come piccolo contributo da parte della piattaforma per assicurarsi il rispetto delle regole da parte degli utenti, e ogni utente vedrà sul canale solo le storie degli utenti che segue già, con l’intento di avvicinare di più soprattutto le persone che prima della pandemia trascorrevano del tempo insieme.
Se dirette e Storie su Instagram sono qualcosa di sempre più simile alla nuova televisione, c’è chi ha pensato così di recuperare e adattare ai linguaggi social anche un format tradizionale della pubblicità all’Italiana: #caroselloisback è l’appuntamento quotidiano, all’ora che fu quella del Carosello degli anni Sessanta, in cui in diretta Instagram Giovanni Boccia Artieri e Paolo Iabichino parlano di pubblicità e comunicazione aziendale e chiamano, “in codino” proprio come in un vero Carosello, una realtà aziendale italiana – da Barilla a Parmigiano Reggiano, passando per startup come Loquis – a raccontare la propria esperienza e come, con attività di comunicazione soprattutto, stiano provando ad affrontare l’emergenza coronavirus.
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Ogni giorno alle 19,45 andiamo in diretta con una specie di carosello contemporaneo. @gboccia e @iabicus parleranno di advertising, social media e cultura digitale. Una pausa, in questo tempo sospeso, tutta dedicata alla pubblicità, proprio come quando si andava in onda in tv. Noi invece siamo su Instagram, ogni giorno per 15/20 minuti. Lo facciamo per tutti gli studenti e le studentesse alle prese con giorni complicati, lo facciamo anche e soprattutto per chi come noi ama questo mestiere. #caroselloisback è l’hashtag per chiunque voglia contribuire con post, annunci, video, tweet e qualsiasi altra amenità pubblicitaria troviate in giro. Che vi piaccia o meno. Grazie a quant* riusciranno a essere con noi. Ogni giorno alle 19,45.
Naturalmente, il surplus cognitivo di queste settimane si è trasformato anche in una galleria di meme divertenti o ironici con cui provare a sdrammatizzare paure e ansie del momento o, perché no, eleggere nuovi sex symbol come il Presidente Conte.

Tra i post taggati #iorestoacasa non mancano neanche meme che provano ad affrontare l’emergenza coronavirus con un po’ di leggerezza.
Da BeUnsocial l’idea di una vera e propria challenge dedicata a chi proprio non riesce a rinunciare ai social: #25giorniacasa è l’occasione ideale per scoprire davvero cosa c’è oltre la propria finestra, rileggere il proprio libro del cuore, provarsi ai fornelli con piatti particolari, recuperare finalmente quel TED interessante.
Chi accetta la sfida è chiamato soprattutto a condividere con amici e follower e con la comunità di BeUnsocial momenti di serendipità come questi che possono venire anche semplicemente stando sul divano; la challenge dei 25 giorni a casa sembra però anche il tentativo di restituire un po’ di quotidianità a feed intasati in questi giorni dall’ infodemia da coronavirus.
Dai toni decisamente più intimistici, invece, la sfida con cui @zeldawasawriter ha coinvolto la propria community su Instagram. Più tempo a casa può voler dire anche e soprattutto più tempo da dedicare a se stessi o a cambiare aspetti del proprio carattere e abitudini che non piacciono più: questi giorni di quarantena forzata, così, possono trasformarsi in un’occasione per fare o scoprire #almenoCINQUEcose (questo il titolo della sfida) nuove, positive per sé e per gli altri.
Il mondo della cultura e le iniziative per #iorestoacasa
Mentre anche l’industria musicale e dello spettacolo cerca soluzioni perché lo show possa andare avanti (così il Teatro Biondo di Palermo, per esempio, è stato tra i primi a reagire alla chiusura delle strutture culturali-ricreative mettendo a disposizione su YouTube la prima dello spettacolo “Viva la vida!” dedicato a Frida Kahlo), si sperimentano formule per show in streaming e grandi eventi digitali: “L’Italia chiamò” è, per esempio, il titolo della maratona che racconterà su YouTube (il 13 marzo 2020) le storie di un Paese che prova ad andare avanti e a reagire alla crisi.
Tra i primi a rispondere alla necessità di continuare ad assicurare l’accesso alla cultura, però, sono stati soprattutto i musei italiani, da sempre tra le migliori best practice nostrane quando a digitalizzazione.
Nell’ambito di un’altra campagna hashtag, #ilbelcontagio, è stato organizzato un tour virtuale delle proprie sale o messo a disposizione liberamente online i propri cataloghi. La Triennale di Milano ha invitato performer e artisti a trasferirsi nelle sale vuote dello spazio espositivo e, come in una versione 2.0 del “Decameron” di Boccaccio, a dare vita a opere narrative multimediali da rendere disponibili online.
Gli Uffizi di Firenze stanno utilizzando soprattutto dipinti e opere ispirate alla mitologia, come la “Nascita di Venere” di Botticelli, per raccontare la storia dell’arte e lanciare allo stesso tempo un messaggio positivo e incoraggiante.
Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli – MANN ha dato il via a un video-progetto, “Antico Futuro”, che consiste di cinque cortometraggi disponibili su YouTube e in diverse lingue, ispirati alle opere in esposizione ma in grado di raccontare il presente. A Roma il Parco Archeologico del Colosseo, complice la concomitanza delle iniziative per la Festa della Donna 2020, organizza una passeggiata virtuale ma a 360 gradi tra le rovine e in ricordo delle mitologiche donne che hanno fatto la storia romana. Anche realtà più piccole come il Palazzo Ducale di Urbino, però, stanno donando arte e compagnia alle proprie community (non a caso la campagna si chiama proprio #laGalleriatifacompagnia) aprendo le porte di depositi e magazzini e dando l’inedita possibilità di vedere, così, opere mai viste.
Con l’estensione delle misure di lockdown anche in paesi diversi dall’Italia, anche altri musei del mondo hanno dovuto giocare di creatività per continuare a coinvolgere i propri visitatori e a far conoscere le proprie collezioni nonostante lo stop alle visite. Una delle soluzioni più originali, così, è stata quella del Getty Museum di Los Angeles che ha sfidato i propri follower sui social a scegliere un quadro preferito tra quelli della propria collezione e a riprodurlo a casa il più fedelmente possibile, in una sorta di sui generis e piuttosto creativi tableau vivant.
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