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Interior design e posti 'instagrammabili': come i social incidono sul design

Interior design e posti 'instagrammabili': come i social incidono sul design

In che modo i social incidono sulla progettazione di ristoranti, hotel, punti vendita e musei? Ecco come cambia l'interior design ai tempi di Instagram.

Quando si sceglie una destinazione per le proprie vacanze, un hotel per il soggiorno o un ristorante in cui mangiare la’instagrammabilità‘ emerge come criterio di selezione assumendo una rilevanza sempre maggiore. Si tratta di un neologismo, una parola coniata per definire luoghi o oggetti particolarmente “fotogenici” per una pubblicazione su Instagram. Questa tendenza, comunque, è particolarmente evidente in settori come turismo, accoglienza e servizi: in base ai dati emersi da una ricerca di Booking.com su un campione di 18500 viaggiatori provenienti da diversi paesi, infatti, il 70% degli intervistati sceglie la struttura in cui soggiornare in base al design. Diversi studi, poi, attestano come per gli utenti una destinazione instagrammabile, appunto, sia un elemento determinante nella scelta della location; da ciò deriva il fatto che l’estetica di Instagram incide sempre più sui progetti di interior design delle aziende.

In particolare Instagram viene utilizzato come mezzo per promuovere il proprio business, come forma di auto-espressione o anche come presentazione dei propri lavori artistici; si presta, per questo motivo, alla condivisione di foto più o meno professionali, ma anche scattate da appassionati di fotografia oppure designer, imprenditori e brand che intendono far conoscere, in maniera creativa, le proprie strutture a potenziali clienti. Cosa si aspettano, però, i consumatori (e in particolar modo gli utenti di Instagram) quando scelgono un ristorante, hotel o stesso un museo? E in che modo le loro preferenze e aspettative incidono sulle scelte dei proprietari di questi locali per quel che riguarda l’interior design?

Un posto degno di Instagram: cosa cercano i consumatori?

Circa il 40% dei Millennial sceglie una destinazione turistico in base alla instagrammabilità della vacanza: è quello che emerge da una ricerca condotta da Schofields Insurance su un campione di mille adulti nel Regno Unito, appartenenti a una fascia d’età compresa tra i 18 e i 33 anni. Il criterio più rilevante per la propria scelta è stata proprio la particolare predisposizione di un luogo a essere condiviso sui social network, in particolare su Instagram.

La disposizione degli oggetti o dell’arredamento, il contrasto dei colori, la simmetria (o l’asimmetria) sono tra i vari elementi che possono rendere un locale particolarmente interessante agli occhi di un utente Instagram. Dall’originalità del design nel suo complesso ai piccoli dettagli da fotografare, le aziende non possono ignorare questi trend, specialmente se vogliono attirare dei target particolarmente legati alle piattaforme di social networking.

Ancora la ricerca di Booking.com evidenzia come per 4 viaggiatori su 10 l’arredamento sia un elemento fondamentale per la scelta di hotel, casa o albergo in cui soggiornare; 3 intervistati su 10 ammettono, inoltre, di aver trascorso più tempo di quanto previsto in una location proprio per l’arredamento.

Anche in Italia la tendenza viene mantenuta: i dati della sopracitata ricerca, infatti, rivelano che il 21% dei viaggiatori del Bel paese apprezza la possibilità di soggiornare in una struttura instagrammabile e il 41% tende a condividere foto della hall delle strutture, mentre il 32% preferisce condividere immagini delle camere. Il fascino dell’estetica di Instagram va spesso anche oltre: il 14% degli intervistati dichiara di aver condiviso e presentato le fotografie dell’alloggio scelto per la vacanza come se si trattasse di immagini della propria casa.

Come sfruttare l’instagrammabilità per l’interior design

Unicorn Cafe a Bangkok. Fonte: Instagram

Colori pastello, stile vintage e shabby chic sono solo alcuni tra i tanti trend diventati hashtag su Instagram e che hanno reso migliaia di foto virali. L’importanza attribuita all’interior design non riguarda soltanto gli hotel o le destinazioni turistiche in generale ma anche attività di fornitura di servizi come ristoranti o musei. Nel primo caso, gli chef puntano ormai da molto su piatti condivisibili sui social, sfruttando tendenze come lo unicorn food (cibo variopinto), estesa poi anche ad altri ambiti, come testimonia lo Unicorn Cafe a Bangkok dove il trend unicorn è partito dai dolci e si è esteso a tutto l’allestimento del locale.

Ristorante Media Noche. Fonte: Instagram

Dai lampadari alle scritte al neon all’ingresso, dalle elaborate pitture sui muri con il nome del brand alle mattonelle con pattern particolari che richiamano i colori del logo: si tratta di dettagli pensati per ispirare lo scatto e la relativa condivisione, se possibile menzionando il locale.

Ristorante Media Noche. Fonte: Instagram

Cresce il numero di ristoranti e hotel che lavorano per diventare la destinazione preferita di fotografi e influencer in tutto il mondo. La condivisione di fotografie nelle location da parte di questi funge spesso da trigger per portare i follower a voler scattare “la stessa” fotografia, nel medesimo posto. The Verge ha presentato il caso del ristorante cubano Media Noche a San Francisco soffermandosi su come, grazie a un interior design dall’estetica particolare, sia diventato un esempio di successo su Instagram, molto amato dai visitatori e dagli amanti dalle fotografie.

American Art Museum. Fonte: Instagram

Madelin Markoe, co-founder del ristorante, ha spiegato che il visitatore medio del locale scatta fotografie per 10 minuti prima di ordinare e molti addirittura portano dei treppiedi per riuscire a trovare la giusta inquadratura.

Non solo però ingressi e sale dei locali: a quanto pare anche nei bagni è possibile scattare foto di design abbastanza originali. A gennaio 2018 Vogue ha pubblicato un articolo proprio sui bagni più ‘instagrammabili’ dei ristoranti e hotel di Londra.

Anche gli spazi culturali come i musei si impegnano sempre di più nel diventare adatti allo scatto per Instagram con esperienze e mostre sempre più immersive che, per gli amanti della piattaforma social, sono spesso un invito a un selfie o a uno scatto più artistico.

È il caso, per esempio, di mostre come “Wonder” alla Renwick Gallery del Smithsonian American Art Museum che è diventata zona di scatto obbligatorio grazie ai colori vivi e luminosi che rendono le fotografie particolarmente adatte alla condivisione su Instagram. A questo si aggiunge l’attività social del museo che per coinvolgere gli utenti li invita a scattare dei #museumselfie e a condividerli inserendo gli hashtag connessi. Da un lato, dunque, vi sono musei che da tempo cercano di creare opportunità per scattare foto (come il Getty Museum a Brentwood dove gli specchi sono stati riposizionati al South Pavilion per facilitare lo scatto di selfie mirror); dall’altro vi sono nuovi posti che puntano a promuovere la condivisione social, come l’Ice Cream Museum o il Broad Museum, la cui architettura e le cui esibizioni sembrano proprio orientate ad accrescere il fattore instagrammabilità.

Anche in Italia è possibile trovare spazi e luoghi che attirano gli amanti dei social, come la mostra temporanea Il tè con le farfalle, a Roma, dove è possibile, come spiegato sul sito, «soffermarsi a fare bellissime fotografie e sorseggiare un ottimo tè, offerto dalle nostre farfalle».

Mostra Tè con le farfalle. Fonte: Instagram

Persuasive design: il design che influenza il comportamento

Oggi più che mai il mondo del design si orienta verso un’architettura che va oltre la creazione di un ambiente meramente comodo, piacevole o funzionale, ma che va anche oltre la semplice estetica. Secondo la definizione dell’Interaction Design Foundation, il persuasive design mira a influenzare il comportamento umano attraverso le caratteristiche dei servizi o dei prodotti. Ovviamente questo concetto si applica anche all’interior design e, quindi, ai punti vendita o ai negozi bandiera.

La caratteristica di questi ambienti, soprattutto nel caso specifico dell’interior design, è la capacità di promuovere un’esperienza che sia in grado di guidare l’attenzione e le scelte dei consumatori. Proprio per questo motivo può rivelarsi estremamente utile per i brand che cercano di ottimizzare la customer experience nel punto vendita, cercando di trapiantare in esso l’essenza del marchio . Si tratta di un modo particolare di colpire direttamente i cinque sensi del consumatore spingendolo nella direzione del prodotto senza dover necessariamente ostentare il logo o il prodotto stesso in ogni angolo: è la struttura che deve essere in grado di comunicarlo.

pepsico

La persuasione parte quindi da un invito non a consumare il prodotto ma ad entrare al suo interno. Partendo da questa filosofia, Design Group Italia, società nota a livello mondiale per l’attività di consulenza sul brand, ha fornito il proprio contributo all’esposizione “Mix It Up”, realizzata durante la Milan Design Week 2015, in cui il marchio PepsiCo e i suoi prodotti sono stati riproposti in modo molto originale.

Questo contributo ha ottenuto particolare rilievo nell’esposizione grazie al progetto Kola Station. L’installazione di Design Group Italia ha esibito un insieme di tubi di rame che richiamavano la produzione artigianale di birra e whisky e cilindri di vetro che servivano da vetrina a ingredienti come noci, polvere di cola e altre spezie. Dietro al bar Kola Alex ott , autore e nutrizionista, si è servito di questi elementi per creare delle bevande che richiamassero proprio le origini del prodotto. In un luogo in cui si sposano alla perfezione tradizione e modernità, si è offerta l’opportunità di rintracciare le radici più antiche della bevanda Cola, in origine prodotta a partire dalle noci di cola.

Il fine ultimo di progetti come questi è puntare alla stimolazione sensoriale mediante il design nel suo complesso, dall’ingresso all’uscita, comunicando dettagli su prodotto, marchio e mission ; insomma, si costruisce un luogo che racconti una storia. Se i brand vogliono essere davvero in linea con le aspettative dei consumatori, allora, questa storia deve essere degna di una story (o un post) su Instagram.

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