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Internet of things

Significato di Internet of things

Internet of things Internet of things è l'espressione usata per descrivere l'estensione della connessione Internet alle più svariate tipologie di oggetti (dagli elettrodomestici alle auto). I dati rilevati grazie ad appositi sensori possono essere scambiati e comunicati tramite Internet e gli oggetti possono essere monitorati e gestiti da remoto.

Cosa si intende per internet of things?

Con l’espressione Internet of Things (IoT), in italiano “Internet delle cose”, si indica la «connessione fra tutti gli oggetti grazie alla tecnologia digitale, quindi la capacità degli oggetti di essere connessi e di poter scambiare dati e informazioni fra di loro», come ha spiegato Cristina Mele, professoressa di Economia presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, in un’intervista ai nostri microfoni.

Internet of everything: Cos’è e come può migliorare la customer experience? | Cristina Mele
Internet of everything: Cos'è e come può migliorare la customer experience? | Cristina Mele

Per il giornalista tech Gabriele Di Matteo, la diffusione dell’IOT presuppone un «ripensare delle cose che noi conosciamo, cioè le case, le macchine, le racchette da tennis, l’abbigliamento in una logica diversa: tutto è connesso alla rete», come ha spiegato in un’intervista ai nostri microfoni.

Origine ed evoluzione dell’espressione

L’origine dell’espressione “Internet of Things” è attribuita a Kevin Ashton, cofondatore di Auto-ID Center, che l’ha utilizzata durante una presentazione per Procter&Gamble, nel 1999. All’epoca Kevin Ashton svolgeva il ruolo di assistant brand manager dell’azienda e si accorse che alcuni prodotti molto popolari di P&G non erano mai disponibili in circa il 40% dei negozi. Cercando di indagare sui motivi, ha compreso che il problema dipendeva dai sistemi informativi dei negozi che avevano dei dati molto approssimativi sullo stato dei propri magazzini: poiché i dati sui prodotti venivano inseriti dai dipendenti, in maniera manuale tramite scansione del codice a barre, spesso si verificavano degli errori. Da qui si è compresa la necessità di far raccogliere dati a computer o macchinari per poter superare i limiti legati a eventuali errori umani.

Come spiega l’autore di “How to fly a horse: The secret history of creation, invention, and discovery“, negli anni ’90 la creazione di sensori collegati a Internet non era una pratica diffusa e «l’idea di creare una vasta rete di sensori per raccogliere dati sulle cose nel mondo reale sembrava molto strana, quindi il numero di persone che pensava a una cosa simile era molto ridotto». Così l’autore ha deciso di proporre un’espressione che fosse «familiare e intrigante»: sfruttando il fatto che all’epoca tutti volessero saperne un po’ di più riguardo a Internet e dovendo collegare la parola al “mondo fisico”, l’esperto ha espresso il concetto con il termine “cose” (“things”), coniando l’espressione Internet delle cose”.

Come ha ricordato Cristina Mele, alcuni anni fa l’azienda Cisco ha trovato riduttiva questa definizione visto che oggi «in realtà la potenzialità di connessione non è soltanto fra gli oggetti – quindi le cose – ma è fra ogni cosa»: da qui dunque l’introduzione e la diffusione dell’espressione “Internet of everything” (“Internet di ogni cosa”).

Come funziona l’internet of things?

Lo sviluppo dell’Internet of Things e la relativa applicazione alle più svariate tipologie di oggetti sono stati possibili grazie allo sviluppo della sensoristica, cioè la disciplina che si occupa della creazione di sensori. Questi dispositivi sono in grado di raccogliere dei dati specifici a seconda di uno scopo predeterminato: per esempio, ci sono dei dispositivi che rilevano dati relativi alla temperatura degli ambienti, alla qualità dell’aria, al livello di rumorosità di un ambiente o al movimento di un veicolo. Questi sensori consentono, dunque, di rilevare informazioni e di trasformarle in dati di tipo digitale che possono essere comunicati attraverso Internet.

Detto ciò, oggetti di ogni tipo possono scambiare dei dati in rete, comprese le piante se dotate di sensori che controllino l’illuminazione o la quantità di acqua ed eventualmente anche i pacemaker o altri dispositivi per il controllo dei parametri biologici dei pazienti. Effettivamente, ci sono soltanto due requisiti essenziali affinché un oggetto possa essere connesso:

  • deve avere un indirizzo IP, avendo così un’identificazione in rete;
  • deve essere in grado di scambiare dei dati in Rete senza bisogno dell’intervento umano.

Applicazioni dell’IoT

Fra le applicazioni più note dell’Internet delle cose vi è la domotica. Nelle cosiddette case intelligenti è possibile avere il controllo di una serie di macchinari o oggetti connessi, da remoto: grazie all’Internet delle cose si può infatti controllare l’illuminazione, attivare degli elettrodomestici o regolare la temperatura delle camere prima di arrivare a casa.

Esistono dei dispositivi che consentono di impostare la temperatura desiderata tramite un’applicazione mobile: così è possibile abbassare la temperatura delle stanze una volta usciti di casa e rialzarla prima di rientrare oppure, sulla base della posizione, la temperatura può essere abbassata automaticamente una volta che il proprietario si allontana da casa e aumentare quando si avvicina.

L’Internet delle cose consente di rendere più semplici i piccoli compiti del quotidiano, permettendo per esempio di programmare l’accensione del tostapane o della caffettiera per l’orario del risveglio oppure quella del forno, prima del rientro a casa.

Non a caso, però, si parla di smart home in riferimento all’Internet delle cose e di un uso appunto smart della propria abitazione e dei relativi macchinari. Alcuni dispositivi IoT consentono di monitorare i consumi elettrici dei singoli elettrodomestici e i consumi complessivi della casa, permettendo in questo modo di ridurre gli sprechi, ma anche di identificare abitudini di utilizzo scorrete o che comportano delle spese inutili: si potrebbe per esempio capire che un vecchio elettrodomestico consuma troppo e decidere di sostituirlo.

Altri esempi di applicazioni IoT riguardando il campo dell’industria automobilistica: le smart car, ossia le auto connesse a Internet, rappresentano circa un terzo delle auto che circolano in Italia, ma le applicazioni più sofisticate sono ancora limitate ai modelli più costosi. Esistono tecnologie IoT che consentono di monitorare lo stato di salute del conducente, fermando l’auto autonomamente in caso di valori anomali, per esempio.

L’Internet of things presenta enormi vantaggi anche per il monitoraggio dei macchinari in ambito industriale, consentendo alle aziende di ottimizzare i consumi, rilevarli in maniera tempestiva e prevenire eventuali guasti o malfunzionamenti dei macchinari, evitando in questo modo gli sprechi.

Come fatto notare in precedenza, l’Internet of things, consente anche alle grandi aziende di gestire in maniera più efficiente i propri magazzini e di monitorare in maniera più accurata le quantità dei diversi prodotti in stock .

La tecnologia in questione ha consentito, inoltre, di ottenere importanti informazioni sulle abitudini di utilizzo dei prodotti da parte dei consumatori: per esempio, i produttori di elettrodomestici connessi sfruttano l’analisi dei big data raccolti a partire dai diversi dispositivi IoT per ottimizzare i propri prodotti, in base alle preferenze e ai comportamenti degli utenti.

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L’Internet delle cose, poi, ha rivoluzionato anche il settore dell’agricoltura, permettendo il monitoraggio delle culture con sensori e droni, la rilevazione dei parametri ambientali come il microclima o la tossicità, il monitoraggio, tramite smartphone, delle attrezzature ma anche del bestiame e l’ottenimento di dati sull’alimentazione e sulla produzione di latte, uova e carne.

Tra le applicazioni più diffuse c’è anche l’utilizzo dell’IoT nel settore medico e della salute, potenziato in particolare dallo sviluppo di dispositivi indossabili sempre più sofisticati e in grado di monitorare lo stato di salute dei pazienti. «Ci sono tecnologie che permettono di rilevare dei parametri vitali importanti che, se messi insieme a una serie di altri parametri, come gli esami al sangue, possono dare una lettura più completa a un medico o a un’equipe di medici, affinché si trovi una cura personalizzata» per ogni paziente, come ha spiegato Oscar Pischeddu, ex-presidente di MBA, in un’intervista ai nostri microfoni. L’esperto ha messo in risalto l’importanza innegabile dell’uso di protocolli in ambito medico, aggiungendo che la tecnologia in questione offre un vantaggio complementare ai medici e ai professionisti della sanità. Tra gli esempi menzionati dall’esperto, ci sono i dispositivi che consentono di misurare dei parametri come il livello d’ossigenazione nel sangue e il battito cardiaco: questi tipi di dispositivi, che possono per esempio essere posizionati sul dito, raccolgono dei parametri fisiologici dei pazienti, che vanno inviati automaticamente, tramite connessione, a un’apposita applicazione in cui i dati vengono immagazzinati e da cui possono facilmente essere consultati.

Internet of things in Italia

Un’indagine condotta su 83 aziende manifatturiere in Italia ha messo in evidenza come soltanto il 58% di esse abbia deciso di investire in tecnologie IoT tra il 2016 e il 2018. Tuttavia, sembra che la crescita del mercato italiano dell’IoT sia in linea con quella degli altri paesi occidentali: secondo i dati rilasciati dall’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano, il valore del mercato italiano dell’IoT nel 2018 era di 5 miliardi di euro, una crescita del 35% rispetto al 2017.

Tra i settori più sviluppati in Italia, in questo campo, c’è l’industria automobilistica, con le smart car che valgono circa 1 miliardo di euro, seguita del settore degli smart building che sfruttano le tecnologie IoT per aspetti come la sorveglianza e la gestione dei consumi energetici.

Da dati più aggiornati, invece, riportati dallo stesso Osservatorio, emerge che nel 2019 le vendite di smart speaker (come l’Echo Dot di Amazon o Google Home) in Italia hanno raggiunto i 95 milioni di euro. L’utilizzo di dispositivi intelligenti è un fattore chiave nel settore delle smart home, nell’ultimo anno cresciuto del 40% rispetto al 2018, raggiungendo i 530 milioni di euro.

IOT e privacy

Nonostante le tante opportunità offerte da questa tecnologia, una così profonda interconnessione può rappresentare anche un pericolo per la sicurezza. Infatti, i dispositivi IOT sono il principale target degli attacchi hacker, prima ancora dei server di posta elettronica, come riportato in un report del 2018 di F5 Labs.

Per semplificare al massimo questa problematica, è possibile affermare che da una parte è necessario tutelare la registrazione dei dati, prestando attenzione alla loro gestione e alla loro vendita a fini commerciali e/o pubblicitari, come suggerisce Gabriele Di Matteo; dall’altra, bisogna mettere al riparo l’infrastruttura IT e creare delle protezioni per gli attacchi degli hacker.

IoT e privacy | Gabriele Di Matteo
IoT e privacy | Gabriele Di Matteo

Quest’ultimo punto non è facile da mettere in pratica, poiché occorre proteggere dal pericolo di attacchi hacker non le singole cose, bensì tutto l’ecosistema in cui queste sono connesse tra loro e con le persone. Per fare un solo semplice esempio, non basta proteggere i PC o gli smartphone o quei dispositivi che più intuitivamente potrebbero subire eventuali attacchi, perché nell’era dell’IoT va pensata anche una tutela della privacy in riferimento alle auto, per una messa in sicurezza dei dati trasmessi e per difenderle dagli hacker. Proprio in riferimento alle auto, Di Matteo spiega nel suo libro “Dialogo tra una lavatrice e un tostapane” il pericolo che si potrebbe presentare nel momento in cui, alla guida della propria auto interconnessa, qualcuno da lontano intervenisse spegnendo i fari.

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