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Lavorare nel 2016: meglio collaborazione o individualità?

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La collaborazione è comunemente ritenuta l’ottava meraviglia del lavoro e asso nella manica da usare nel problem solving lavorativo. È così?

Nei tempi attuali, caratterizzati dall’insorgenza di vari problemi che impongono rimedi innovativi e creativi, la soluzione sembra essere la collaborazione e il confronto tra colleghi. A dimostrarlo scientificamente è uno studio circa l’atteggiamento dei lavoratori verso la collaborazione, condotto nel 2014 da Randstand, uno dei maggiori colossi nel settore risorse umane.

Da questa ricerca è emerso quanto sia in crescita la prassi della collaborazione tra i colleghi, in quanto sempre più dipendenti si affidano ad essa per risolvere, o anche solo condividere, i propri problemi lavorativi.

Nello specifico lo studio metteva in evidenza che:

  • il 69% dei lavoratori italiani si affida al team work per ottenere migliori performance lavorative;
  • il 91% dei lavoratori lega la diffusione e l’aumento della collaborazione alla progressiva ed incalzante evoluzione tecnologica, grazie a tutti i device, software e applicazioni che riescono ad abbattere ogni tipo di barriera, permettendo così la collaborazione anche a infiniti km di distanza;
  • il 61% dei dipendenti ritiene che il confronto in gruppo debba essere riconosciuto e premiato dai vertici dell’organizzazione;
  • l’81% di chi lavora ritiene la collaborazione indispensabile al miglioramento lavorativo e auspica un maggiore investimento dei vertici organizzativi in merito alle pratiche di team working.

Numeri che, nonostante siano datati, trovano riscontro nella tendenza degli ultimi anni a celebrare la collaborazione come la migliore ed immediata soluzione sul lavoro. In effetti sembrerebbe davvero uno strumento efficiente ed efficace e di facile applicazione, in quanto richiede pochi e basilari requisiti.

Presupposti di una valida collaborazione:

  1. Predisposizione al confronto con gli altri;
  2. empatia e capacità di ascolto;
  3. risorse informative in riferimento al know how e ad una corretta trasmissione;
  4. risorse sociali in riferimento alla posizione e al potere riconosciuti nella rete di lavoro;
  5. risorse personali in riferimento al tempo e all’energia personale impiegate nel team work.

Queste doti non richiedono alcun investimento economico aziendale, però implicano un grande lavoro individuale. Considerati caratteristiche e prerequisiti, è evidente che la collaborazione ha mirato a conquistare fette di mercato lavorativo sempre più ampie.

Di recente, però, ci si è chiesti se insistere eccessivamente sulla collaborazione possa avere degli effetti collaterali dannosi per la concentrazione lavorativa. Su questa linea si inserisce lo studio più recente condotto dalla Harvard Business Review su 300 organizzazioni in tutto il mondo che rivela gli insidiosi limiti dell’eccesso di team working a tutti livelli del contesto lavorativo.

Limiti dell’eccessiva collaborazione:

  1. Solo il 3-5% dei dipendenti realizza esperienze realmente efficienti in termini di contributi di valore (la collaborazione è quindi disomogenea sotto questo punto di vista);
  2. un eccesso di team work riduce la concentrazione lavorativa e di conseguenza la produttività, aumentando, d’altro canto, la mole di questioni e richieste a cui fare fronte;
  3. un sovraccarico di attenzione diffusa che, preludendo al multitasking, limita la qualità lavorativa (in effetti, dal momento che la moderna attività di collaborazione coinvolge l’utilizzo di dispositivi elettronici indispensabili per potere fare più cose contemporaneamente, presuppone l’aumento di dannose distrazioni  lavorative);
  4. impone un’apertura totale alle opinioni altrui. Per cui chiunque, anche senza competenze specifiche, può esprimere il proprio pensiero provocando non solo una dilatazione dei tempi necessari al decision making, ma soprattutto il rischio di effettuare scelte non adeguatamente efficienti.

Da ciò emerge che la collaborazione, al pari di altri strumenti volti ad aumentare la creatività e il problem solving lavorativo, abbia pro e contro. Tuttavia è possibile limitare i contro di questa prassi attraverso alcuni aspecifici accorgimenti:

  • incoraggiare e aumentare l’efficacia comportamentale dei lavoratori, guidandoli a un impiego di tecniche volte ad analizzare i problemi, stabilendo le priorità delle richieste, predisponendoli alla possibilità di dire ‘no e di assegnarsi il tempo necessario sia alla condivisione delle problematiche con gli altri che alla valutazione e alla soddisfazione delle richieste quando esse presuppongono più sforzi e contributi;
  • valorizzare e incrementare la condivisione delle risorse informative, sociali e personali grazie alla tecnologia, perché solo grazie a una corretta valutazione delle risorse è possibile incentivarle attraverso l’assegnazione di premi e promozioni;
  • eliminare il problema collaterale dell’apertura alle opinioni altrui puntando sui cambiamenti strutturali, affidando, cioè, i poteri decisionali alle persone ritenute più competenti in materia all’interno del network.

Collaborare è quindi possibile e non deve diventare un ostacolo ma un incentivo al lavoro. Grazie a specifici accorgimenti è possibile valorizzarla al meglio.

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