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De Luca. La comunicazione politica di Vincenzo De Luca da sindaco a social star

Prima delle seguitissime dirette social del venerdì nei mesi di pandemia, il presidente della Campania e il suo staff hanno lavorato a costruire un posizionamento da «Mike Tyson della politica italiana». Così lo descrive Domenico Giordano in un saggio, ricco di dettagli, che è anche uno spaccato di almeno trent'anni di comunicazione politica "all'italiana".

EDITORE Areablu Edizioni
PUBBLICATO 2021
EDIZIONE
PREZZO 12,35 su Amazon
PAGINE 103
LINGUA italiano
ISBN/ISSN 9788894925678
AUTORE
D. Giordano
VALUTAZIONE Inside Marketing
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Recensione Inside Marketing

Forse le dirette del venerdì di De Luca sono state il vero fenomeno social di questi mesi di pandemia. Chi segue un po’ più da vicino le fila della politica regionale sa bene però che la «mediaticità» e il «leaderismo» del presidente della Campania hanno origini decisamente più antiche. Nel saggio “De LucaDomenico Giordano ripercorre a ritroso, così, le tappe del percorso di trasformazione del governatorissimo «da sindaco a social star».

Alle origini del «posizionamento alla De Luca», con un saggio per appassionati di comunicazione politica

La comunicazione politica di Vincenzo De Luca da sindaco a social star” è il sottotitolo di un volume, edito da Areablu Edizioni, solo visivamente agile e “snello” ma ben più denso nei contenuti di teorie e concetti cardini della comunicazione politica. Teorie e concetti che rischiano di risultare forse  poco immediatamente comprensibili a chiunque non abbia grande familiarità con questo mondo oppure, soprattutto fuori dalla Campania, si sia invaghito del Presidente solo di recente e solo per alcune trovate «iper-pop» dispensate in diretta Facebook e diventate presto e ovunque virali (come i “lanciafiamme” da utilizzare contro trasgressori delle misure anti-assembramento, i “cinghialoni” in tenuta da jogging sul lungomare, ecc.).

Teorie e concetti che nel saggio “De Luca” Domenico Giordano sfrutta però per spiegare perché, se la presenza – a volte l’iper-presenza digitale del presidente è decisamente emergenziale e figlia delle contingenze della cronaca e di più pragmatiche esigenze di marketing elettorale in vista del voto per la riconferma alla guida della Regione, certamente lo è meno la costruzione strategica, quasi agiografica a tratti, di un «posizionamento alla De Luca».

Personalizzazione, disintermediazione, modelli one-to-one contro modelli one-to-many e persino memizzazione sono, insomma, categorie teoriche ben note e già ben descritte altrove da chi segue le evoluzioni della comunicazione politica , a cui il saggio attinge abbondantemente per spiegare quale

«speciale mistura […] Vincenzo De Luca riesce a mettere assieme con assoluta disinvoltura combinando decisionismo e disintermediazione a vagonate di ceffoni verbali [che] gli permette di incarnare ubiquamente due diversi modelli di leadership moderna, da un lato quella del politico superman” e, dall’altro di leader everyday man”».

Nel saggio “De Luca” Domenico Giordano traccia anche la parabola della disintermediazione nella politica nostrana?

Mentre le pagine scorrono e mentre con dovizia di particolari e qualche metafora letterario-teatrale l’esperto analizza scelte linguistiche, mimica e prossemica del politico campano, insieme ad alcune mosse decisamente “più markettare” – che non possono che tradire la presenza di uno staff dietro al ritrovato protagonismo social di un politico nato sulla tribuna politica di Lira TV –, si potrebbe avere l’impressione che la co-protagonista del saggio sia la parabola di almeno trent’anni di politica all’italiana”.

Dopo aver terminato la lettura ci si potrebbe convincere, cioè, che il fenomeno De Luca, per come si è manifestato all’ennesima potenza in questi mesi di emergenza sanitaria, sia figlio di decenni di estrema personalizzazione della politica che ha avuto come capostipite Silvio Berlusconi, ma anche di una disintermediazione della stessa ma solo per finta, perché spesso l’interlocutore è stato portato allo stesso livello del politico ma solo per essere trasformato in un punchball, in una macchietta.

A ciò si aggiungono l’estrema esaltazione della spontaneità del politico, anche quando la stessa rischia di trasformarlo in un totem vuoto; un linguaggio della politica che si è ridotto a stilemi vuoti e perdonabili persino quando carichi d’odio, perché è così che parla De Luca, che parlano Salvini o Meloni; soprattutto un’iper-comunicazione che corrisponde solo alla preoccupazione di non riuscire a dettare l’agenda pubblica giornaliera nel discorso politico.

Nel saggio “De Luca” Domenico Giordano sembra riuscire a provare ciò attraverso diversi riferimenti dettagliati a episodi più o meno recenti della politica italiana, della politica italiana in TV, della politica italiana sui social media che, ancora una volta, ne rendono la lettura ideale per un pubblico di studiosi o veri appassionati della materia. Forse quegli stessi studiosi e appassionati che per niente al mondo vorrebbero farsi scappare la biografia comunicativa” (non è forse soprattutto questo il saggio?, ndr) di uno dei personaggi politici più in vista e più discussi del momento.

Un approfondimento tematico, quello del saggio sulla comunicazione politica di De Luca a cura di Domenico Giordano, che ben si inserisce peraltro nel filone dei (tanti) testi e manuali dedicati in questi anni a una politica che si fa pop, che adotta linguaggi sempre meno classici, che si fa meme addirittura, convinta di poter in questo modo continuare a fare quello che ha sempre fatto e, cioè, coinvolgere gli elettori, trovare nuovi sostenitori, spostare voti, convincere i decisori.

Il rischio non è forse, però, che ci si ricordi di tutto ciò più per aver dato del “fratacchione” in diretta TV a un noto presentatore che per i risultati concreti ottenuti? Al «Mike Tyson della politica italiana» – così in De Luca” Domenico Giordano si rivolge al presidente della Campania – e a tanti politici come lui che oggi in Italia «difficilmente si contenta[no] di demolire l’avversario, di metterlo al tappeto» e sono veramente sazi «dopo avergli staccato a morsi il lobo della dignità per darla in pasto all’opinione pubblica, ai critici, ai benpensanti» non sembra importare.

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